Sinossi:
Nottingham, 1907. I
coniugi Weekley formano una coppia insolita. Il mite Ernest non spicca per il
suo fascino, ha origini umili ed è uno studioso di etimologia barricato in un
mondo di prevedibili radici e desinenze. Frieda – la baronessa Von Richthofen –
è di una bellezza straordinaria, discende da una famiglia di aristocratici
tedeschi, e la sua personalità non potrebbe essere piú lontana da quella del
marito: è raffinata, brillante, spontanea. Ernest e Frieda hanno tre bambini,
Monty, Elsa e Barby, e convivono serenamente nella loro modesta dimora a due
passi dalla foresta di Sherwood. Ultimamente, però, Frieda è giú di tono.
Ernest le suggerisce allora di andare a trovare sua sorella a Monaco per
distrarsi un po'. Monaco, 1907. Quando arriva nella città bavarese, Frieda ha
l'impressione di aver riacquistato la vista dopo anni passati al buio di
un'esistenza mediocre. Nei caffè bohémien scopre le idee radicali di anarchici
e artisti d'avanguardia, nel salotto della sorella Elisabeth una nuova teoria
rivoluzionaria, la psicoanalisi, e una prassi dissoluta, il libero amore.
Frieda si innamora perdutamente dell'amante di Elisabeth, il medico Otto Gross
– seguace di un certo Freud –, e sogna di trasferirsi con lui nella comunità
utopica di Monte Verità. Al termine del suo soggiorno a Monaco, seppur
ripiombata nello squallore del suo ménage familiare, Frieda rinuncia alla fuga:
non può abbandonare i suoi figli. Nottingham, 1912. Sono passati cinque anni,
ma Frieda non ha dimenticato Monaco e quel turbinio di emozioni che la faceva
sentire viva. La relazione con Ernest la avvilisce e il suo ruolo di madre
devota le sta stretto, nonostante l'amore incondizionato che nutre per i
bambini. Frieda ancora non sa che l'incontro casuale con un giovane poeta dai
capelli rossi è destinato a cambiare il corso della sua vita. E la storia della
letteratura.
Commento:
Questa, sebbene romanzata,
è la biografia di una donna realmente esistita, Frieda Von Richthofen, una
baronessa che dalla viva e attiva Germania si trasferisce nella composta,
rigida, morigerata Inghilterra per sposare un uomo tanto diverso da lei, sia
per estrazione sociale, sia per temperamento. Da quest'uomo avrà tre figli che
amerà per sempre, ma rischierà di venire sopraffatta dall'ambiente di quieta
ipocrisia della Nottingham industriale e refrattaria a ogni forma di
emancipazione. Così Frieda parte per Monaco, rimane stupefatta ed ammaliata dal
movimento culturale, erotico, sociale, dall'emancipazione delle idee e dei
costumi, tanto che quando torna a casa non riesce più a farsi andar bene la
vita di prima. Vuole essere libera e lo sarà. Dopo alcune relazioni
extraconiugali, Frieda trova finalmente l'uomo che le stravolge il cuore e la
vita: è un giovane poeta e scrittore povero e squattrinato che si chiama David
Herbert Lawrence. Sarà lei la musa, l'ispirazione per tutte le figure femminili
dei suoi romanzi. Saranno reciprocamente cura e nemesi, amore e odio, gioia e
cruccio. Il prezzo pagato da Frieda, però, è alto, altissimo: la legge,
prontamente interpellata dal marito abbandonato e pazzo, le impedisce di vedere
i suoi figli fino alla maggiore età.
In questo romanzo, o
meglio, biografia romanzata, Annabel Abbs racconta la storia di una donna, di
una madre, che pur di vivere felicemente la propria vita ha dovuto lottare con
le unghie e con i denti per mantenere insieme gli affetti più cari, le varie
parti di sé disseminate per la vita. Frieda è una donna straordinaria per il
momento storico in cui ha vissuto e il romanzo la tratteggia al meglio, perciò
se la figura di questa donna tanto coraggiosa vi affascina, io non posso che
consigliare questa lettura.
Opera recensita:
"Frieda" di Annabel Abbs
Editore: Einaudi, 2020
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Inghilterra-Germania-Italia, 1907-1913
Pagine: 384
Prezzo: 21,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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