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lunedì 2 novembre 2020

RECENSIONE: ANNABEL ABBS - FRIEDA

Sinossi:

Nottingham, 1907. I coniugi Weekley formano una coppia insolita. Il mite Ernest non spicca per il suo fascino, ha origini umili ed è uno studioso di etimologia barricato in un mondo di prevedibili radici e desinenze. Frieda – la baronessa Von Richthofen – è di una bellezza straordinaria, discende da una famiglia di aristocratici tedeschi, e la sua personalità non potrebbe essere piú lontana da quella del marito: è raffinata, brillante, spontanea. Ernest e Frieda hanno tre bambini, Monty, Elsa e Barby, e convivono serenamente nella loro modesta dimora a due passi dalla foresta di Sherwood. Ultimamente, però, Frieda è giú di tono. Ernest le suggerisce allora di andare a trovare sua sorella a Monaco per distrarsi un po'. Monaco, 1907. Quando arriva nella città bavarese, Frieda ha l'impressione di aver riacquistato la vista dopo anni passati al buio di un'esistenza mediocre. Nei caffè bohémien scopre le idee radicali di anarchici e artisti d'avanguardia, nel salotto della sorella Elisabeth una nuova teoria rivoluzionaria, la psicoanalisi, e una prassi dissoluta, il libero amore. Frieda si innamora perdutamente dell'amante di Elisabeth, il medico Otto Gross – seguace di un certo Freud –, e sogna di trasferirsi con lui nella comunità utopica di Monte Verità. Al termine del suo soggiorno a Monaco, seppur ripiombata nello squallore del suo ménage familiare, Frieda rinuncia alla fuga: non può abbandonare i suoi figli. Nottingham, 1912. Sono passati cinque anni, ma Frieda non ha dimenticato Monaco e quel turbinio di emozioni che la faceva sentire viva. La relazione con Ernest la avvilisce e il suo ruolo di madre devota le sta stretto, nonostante l'amore incondizionato che nutre per i bambini. Frieda ancora non sa che l'incontro casuale con un giovane poeta dai capelli rossi è destinato a cambiare il corso della sua vita. E la storia della letteratura.

 

Commento:

Questa, sebbene romanzata, è la biografia di una donna realmente esistita, Frieda Von Richthofen, una baronessa che dalla viva e attiva Germania si trasferisce nella composta, rigida, morigerata Inghilterra per sposare un uomo tanto diverso da lei, sia per estrazione sociale, sia per temperamento. Da quest'uomo avrà tre figli che amerà per sempre, ma rischierà di venire sopraffatta dall'ambiente di quieta ipocrisia della Nottingham industriale e refrattaria a ogni forma di emancipazione. Così Frieda parte per Monaco, rimane stupefatta ed ammaliata dal movimento culturale, erotico, sociale, dall'emancipazione delle idee e dei costumi, tanto che quando torna a casa non riesce più a farsi andar bene la vita di prima. Vuole essere libera e lo sarà. Dopo alcune relazioni extraconiugali, Frieda trova finalmente l'uomo che le stravolge il cuore e la vita: è un giovane poeta e scrittore povero e squattrinato che si chiama David Herbert Lawrence. Sarà lei la musa, l'ispirazione per tutte le figure femminili dei suoi romanzi. Saranno reciprocamente cura e nemesi, amore e odio, gioia e cruccio. Il prezzo pagato da Frieda, però, è alto, altissimo: la legge, prontamente interpellata dal marito abbandonato e pazzo, le impedisce di vedere i suoi figli fino alla maggiore età.

In questo romanzo, o meglio, biografia romanzata, Annabel Abbs racconta la storia di una donna, di una madre, che pur di vivere felicemente la propria vita ha dovuto lottare con le unghie e con i denti per mantenere insieme gli affetti più cari, le varie parti di sé disseminate per la vita. Frieda è una donna straordinaria per il momento storico in cui ha vissuto e il romanzo la tratteggia al meglio, perciò se la figura di questa donna tanto coraggiosa vi affascina, io non posso che consigliare questa lettura.

 

Opera recensita: "Frieda" di Annabel Abbs

Editore: Einaudi, 2020

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra-Germania-Italia, 1907-1913

Pagine: 384

Prezzo: 21,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

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