Sinossi:
Un narratore "collettivo", voce di un gruppo di
coetanei maschi, rievoca a vent'anni di distanza la vicenda delle cinque
sorelle Lisbon, oggetto proibito
della loro adolescenza, avvolte in un'aura di mistero che la
tragica fine comune - si sono tutte tolte la vita nel breve spazio di un anno -
ha fissato
per sempre. Nella memoria di questi antichi, tenacissimi
spasimanti, esse divengono il simbolo di una possibilità remota e perduta:
l'irruzione di un fremito
ignoto nel mondo tranquillo, ordinario, opprimente
dell'America suburbana degli anni Settanta. Il libro segna l'esordio folgorante
di uno scrittore poco
più che trentenne, ma già padrone di uno stile e di un
universo letterario affatto personali.
Commento:
Cosa spinge cinque sorelle, cinque ragazze belle ed ammirate
a togliersi la vita in appena un anno di tempo? E’ questo l’interrogativo che
si pone questo libro ed è questo che si chiede il narratore, un portavoce del
gruppo di ammiratori delle sorelle Lisbon, a distanza di anni. Per trovare una
risposta alle domande che ancora attanagliano la mente di chi quella vicenda se
la vide passare davanti agli occhi giorno per giorno, i ragazzi ormai adulti
ripercorrono l’accaduto cominciando dal giorno in cui la tredicenne Cecilia si
tagliò le vene nella vasca da bagno. Cecilia non morì, ma si dice che chi tenta
il suicidio una volta prima o poi ci riproverà… e infatti, appena due settimane
dopo Cecilia morirà. Qualcuno insinua che probabilmente il gesto è stato
indotto dal guinzaglio troppo corto tenuto dalla madre, dall’impossibilità per
le ragazze di svagarsi e di soddisfare le loro esigenze di adolescenti, perciò
da quel momento la vita delle sorelle subisce un’impennata di mondanità (nei limiti
che impone un padre insegnante alla scuola delle figlie e una madre iper
religiosa dal pugno di ferro), ma ben presto, complice una bravata di una delle
sorelle, tutto precipita irrimediabilmente. Il declino inesorabile della vita
delle sorelle Lisbon ci viene raccontato, con angoscia crescente, dal nostro
ragazzo-corteggiatore-narratore: un racconto dettagliato, lucido ed insieme
appassionato di una gioventù passata ad osservare il frutto proibito, le cinque
bellissime ragazze così inaccessibili e diverse dalle altre e perciò tanto
desiderate e desiderabili. Ma loro sapevano davvero di essere tanto desiderate?
E quanto questo ha influito nel loro piano suicida? E che cosa, in definitiva,
ha provocato questo gesto? L’oppressione dell’ambiente familiare tetro, respingente,
intriso della rigidità della madre e dell’inadeguatezza del padre? Il rifiuto
irrazionale di accettare il mondo così come ci viene tramandato? L’egocentrismo
tipico dell’adolescenza? Il male di vivere… cosa? Probabilmente non lo sapremo mai,
probabilmente sono tutte queste cose messe insieme… il libro ci lascia, però,
un ampio margine di riflessione su questa questione infondo non tanto peculiare
e non tanto lontana da noi.
Una lettura certamente non leggera, ma interessante e
coinvolgente proprio per l’evoluzione che descrive nella vita delle ragazze,
per l’attaccamento quasi morboso dimostrato dai ragazzi, per i tanti spunti che
questa storia ci dà permettendoci di traslarla nelle vicende che accadono ai
giorni nostri. Libro altamente consigliato, così come consiglio il film che
Sofia Coppola ha tratto da questo libro… molto fedele ed altrettanto
sconvolgente.
Opera recensita: “Le vergini suicide” di Jeffrey Eugenides
Editore: Mondadori, prima ed. 1993
Genere: narrativa americana
Ambientazione: America, anni 70
Pagine: 224 (ed. 2008)
Prezzo: 10,00 € (ed. 2008)
Consigliato: sì.
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