Sinossi:
Molly ha solo diciassette anni ma una spiccata predilezione per i guai. In affido presso due genitori disarmati, dopo aver rubato Jane Eyre dalla biblioteca della scuola, per punizione è costretta a recarsi ogni pomeriggio a casa dell’anziana signora Vivian per aiutarla nelle pulizie. L’ incontro tra le due non è certo dei più promettenti: Molly ha sempre il broncio, si esprime a monosillabi, è piena di piercing e ha due ciocche ossigenate ai lati del viso. Vivian però è una donna speciale a cui la vita ha tolto e regalato tanto: non si fa certo intimidire dall’aspetto di Molly. Giorno dopo giorno, le due scoprono di avere qualcosa di molto profondo che le unisce: anche Vivian infatti è rimasta sola da piccola e, come tanti altri bambini della sua epoca, venne messa sul “Treno degli orfani” per trovare una famiglia che si facesse carico di lei. E quando Molly capisce di poterla aiutare a dipanare il mistero che da tanti anni la perseguita, la scintilla dell’affetto più grande e sincero libererà entrambe.
La storia di un’amicizia che incanta e commuove.
Christina Baker Kline racconta il miracolo di un cuore grande e generoso.
Dal 1854 al 1929 circa duecentomila bambini sono stati trasportati
dalle città orientali degli Stati Uniti al Mid-west a bordo dei “treni degli
orfani”. Si trattava di bambini senza famiglia, spesso figli di immigrati
italiani, polacchi, irlandesi, per i quali si cercava una famiglia pronta a
prenderli in affidamento, ad adottarli. Spesso, però, l’adozione era solo una
scusa per avere manod’opera gratuita, lavoranti, servi, quasi schiavi.
La protagonista di questo libro è proprio una di quei
bambini: il suo nome originario era Niamh, tipico nome irlandese, poi cambiato
in Dorothy ed infine in Vivian. La donna, che ora ha 91 anni, racconta la sua
storia a Molly, una diciassettenne ribelle per necessità, orfana anche lei, ma
le cui radici affondano nella storia degli indiani d’America. Molly si stupisce
nel notare quanti punti hanno in comune le due storie, la sua e quella di
Vivian, perennemente in viaggio, in lotta per sopravvivere, con la continua
paura di perdere tutto, anche quel poco che si è costruito, e con il crescente
bisogno di un po’ di calore, comprensione e pace.
Il libro è diviso tra presente e passato, tra la storia di Molly
e la sua neonata amicizia con Vivian e la storia della donna, lunga e
travagliata, che dal treno degli orfani del 1929 l’ha portata fino a qui, in
una bella casa del Maine, ottant’anni dopo. La storia di Vivian, o Niamh, è davvero
struggente ed emozionante, inoltre, raccontandole con la prima persona
singolare (come se a parlare fosse Vivian), Christina Baker Kline descrive le
angherie e i soprusi subiti e ci porta ad immedesimarci nell’angoscia di questa
bambina forte e straordinaria. La storia di Molly, sebbene sia d’impatto, è
meno sconvolgente, forse perché più vicina a noi e quindi più nota, ma ha
comunque il giusto peso nella trama e fa da filo conduttore e.
La scrittura della Baker Kline è chiara e lineare,
particolarmente intensa e coinvolgente nei capitoli in cui parla Vivian. Una
lettura che fa riflettere su temi profondi come l’immigrazione, l’adozione, l’amicizia,
ma soprattutto il rispetto per gli altri. Consigliato davvero a tutti e
preparatevi perché la lacrimuccia scende in più punti!
Opera recensita: “le cose che non so di te” di Christina
Baker Kline
Editore: Giunti, 2014
Genere: narrativa internazionale
Ambientazione: Stati Uniti (Maine, Minnesota)
Pagine: 336
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì.
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