Sinossi:
Lucio Scelba è uno
spazzino che non sopporta il termine "operatore ecologico", le auto
che sfrecciano rischiando di investirlo, la tanta, troppa feccia che riempie la
notte della sua città. Una sera, in un cassonetto, trova un uomo in stato di shock
e reagisce come solo lui potrebbe fare: lo carica sul camioncino insieme al
resto della spazzatura... e se lo porta a casa. Rosario Scimecca, l'uomo nel
bidone, è un tossico professionista, inseguito da malavitosi che, dopo averlo
incastrato, vogliono farlo fuori. Scelba decide di aiutarlo, ma questo a
Rosario non interessa, perché ha abbandonato ogni speranza di salvarsi. Vuole
solo bucarsi ancora una volta, un ultimo grande trip. E così scappa. Scelba,
con l'aiuto dell'enorme red skin Marescalchi, dovrà ritrovare l'eroinomane
prima che ci riesca il killer che gli sta addosso. Ci sono milioni di euro sul
piatto, anche se Scelba non lo sa. E probabilmente, se lo sapesse, non gli
importerebbe, così come non gli importa che la polizia si unisca alla ricerca
nelle vesti di Grimaldi, storico ex della sua fidanzata Eleonora. D'altronde,
Eleonora ha scelto lui e Scelba non ha bisogno d'altro. A parte, naturalmente,
fare il suo mestiere: tenere pulita la città.
Commento:
"La morte è
uguale per tutti". Può bastare una frase che – oltre ad essere il titolo
del romanzo – sembra quasi una sentenza o, per restare in tema, un epitaffio,
per descrivere un personaggio? Forse no, ma di sicuro rappresenta la summa, la
sintesi di quel che è, per come ci appare, Lucio Scelba. E chi è, dunque, Lucio
Scelba, il protagonista di questo hard boiled in salsa nostrana? È molte cose:
è uno spazzino che ama tenere pulita la città a modo suo, è un fidanzato che vorrebbe
essere galante ma gli scappa sempre la parola sbagliata, è uno un po' duro e un
po' troppo buono, che non esita a lasciare ad altri il merito delle sue buone
azioni. È pure autoironico, Scelba, amaramente ironico… e dire che, in apertura
di romanzo, tutto sembrava tranne che un buono che non si prende poi troppo sul
serio. Tutto, in lui, trasuda voluta ambiguità, la stessa ambiguità che permea
tre quarti del romanzo: quali sono le intenzioni di Scelba? In cosa consiste il
suo lavoro che sembra quasi diventare un obiettivo: tenere pulita la città? Chi
è, in realtà, e in che guaio si è cacciato Rosario Scimecca, lo sventurato che,
a fine turno, Scelba raccatta da un bidone? Di cosa sono davvero capaci i
personaggi variegati, nebbiosi e oscuri che incontriamo in queste pagine?
L'ambiguità, si sa, prepara il lettore ad aspettarsi di tutto. Ed è questo il
vero pregio del romanzo: non si sa mai, fino all'ultima pagina, chi svolga
quale ruolo, chi vesta i panni di chi, come finirà la storia. In questo è
particolarmente bravo Matteo Bortolotti, nel tenerci sulla corda. In questo e nel
dare a Scelba una voce personalissima, riconoscibile, un po' da duro un po' da
scemo, che lo rende un narratore credibile e un personaggio imperfetto, quindi
umano, sebbene poco realistico.
La morte è uguale per
tutti è un noir che può tenere buona compagnia in una serata solitaria, al
bancone di un bar o nella comodità di casa propria, ma sempre con un buon drink
forte a portata di mano. Anzi… meglio una buona bottiglia.
Opera recensita: "La morte è uguale per tutti" di
Matteo Bortolotti
Editore: Pendragon, 2020
Genere: hard boiled
Ambientazione: Bologna
Pagine: 144
Prezzo: 14,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.
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