Sinossi:
Nel febbraio 1984 Tiziano Terzani fu arrestato a Pechino,
perquisito, interrogato ed, infine, espulso dal Paese. Per quattro anni vi
aveva vissuto con la famiglia, cercando di sentirsi "cinese": aveva
mandato i suoi figli alla scuola locale, aveva raggiunto luoghi sconosciuti al
turismo, aveva visto una Cina diversa da quella che appariva in superficie.
Ricco di notizie e dati, di considerazioni ed impressioni, questo libro è al
tempo stesso un reportage, un diario di viaggio, un saggio di sinologia
contemporanea e l'appassionante romanzo di un'avventura umana.
Commento:
Questo non è, a parer mio, il miglior libro di Terzani. Non
so perché, ma diversamente dal solito non mi ha coinvolto particolarmente.
Nonostante ciò, rimane comunque un ottimo reportage su un Paese tanto
misterioso quanto controverso, e nel libro le mille controversie della Cina
degli ultimi ottant'anni appaiono nitide, evidenti e più che mai scomode. In
generale, ciò che ho provato leggendo è un profondo rammarico per come si è
ridotta una civiltà gloriosa, vittima di se stessa e a sua volta incapace di
rialzarsi e di badare a sé. Tutto mi è sembrato troppo squallido, troppo
artefatto perché non vi sia una ribellione di massa che sovverta il potere. E
mi sconvolge, anche se neanche poi tanto, come la popolazione resti passiva a
farsi cambiare le idee da chi governa di volta in volta. Lo so bene, è
un'analisi troppo semplicistica la mia, però queste sono le mie impressioni a
caldo, dopo la lettura del libro che, ad ogni modo, consiglio.
Opera recensita: "La porta proibita" di Tiziano
Terzani
Editore: Tea, ed. originale 1984
Genere: reportage
Ambientazione: Cina
Pagine: 270
Consigliato: sì
Voto personale: 7.
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