Sinossi:
Ex detective dalla mente
raffinatissima ma costretto su una sedia a rotelle, Lincoln Rhyme sta
inseguendo un ingegnoso serial killer capace di trasformarsi con abilità
camaleontica a mano a mano che uccide le sue vittime. Una sola di esse è
vissuta abbastanza a lungo per offrire un indizio agli inquirenti: il tatuaggio
dipinto sul braccio dell'assassino, che mostra uno scheletro nell'atto di
ballare con una donna di fronte a una bara. Rhyme ha soltanto quarantott'ore
prima che il diabolico criminale colpisca di nuovo, ma almeno può contare
ancora sulla bella Amelia, l'instancabile poliziotta che sostituisce le sue
braccia e le sue gambe inferme.
Eccomi qui a parlarvi del secondo libro della serie di indagini
con protagonista Lincoln Rhyme, l’istrionico criminalista tetraplegico che
abbiamo già incontrato ne “il collezionista di ossa”. Questo secondo thriller è
simile al precedente, ma un po’ più lento e tecnico: oltre a renderci edotti su
ogni tipo di prova ed attrezzatura scientifica usata da Rhyme e dalla sua
equipe, Deaver qui si sofferma spesso e per lungo tempo sul mondo dell’aviazione.
Lunghe e dettagliate sono le descrizioni dei voli, degli aerei, delle loro
parti meccaniche e reazioni chimiche. Questo estremo tecnicismo può risultare,
a volte, un po’ pesante e portare ad un calo dell’attenzione del lettore che in
alcuni punti del libro viene distratto dall’azione del killer e dalle indagini
per molto tempo. Anche il personaggio del killer, dello scheletro che balla, è
trattato in modo un po’ troppo sommario, forse per colpa del colpo di scena che
darà una svolta netta più o meno a tre quarti del libro. L’idea del diversivo,
del cambio repentino del punto di attenzione, è riuscitissima sul piano tattico,
della trama, ma purtroppo ha come contraccolpo la la troppa poca cura nel delineare
la psicologia del killer.
Per il resto la struttura è grossomodo quella del primo
romanzo, con gli stessi personaggi principali ai quali ci siamo ormai affezionati.
Ed è proprio questa la parte, a mio parere, pregevole del libro: il fatto che
sia più lento rispetto al collezionista di ossa ci permette di analizzare più a
fondo la già tracciata psicologia di ognuno dei personaggi che in questo
romanzo subiscono un’evoluzione ed un assestamento. In particolare Rhyme ed
Amelia Sachs, la sua preziosa aiutante ed amica, stanno consolidando il loro
rapporto che fatica a trovare una dimensione chiara fino alla fine del libro.
Amelia è brillante, intelligentissima e molto, molto valida ed è testarda quasi
quanto Rhyme: è per questo che i due hanno un’intesa così perfetta sul lavoro
ed anche gli stessi problemi di autostima nella vita privata. Ma alla fine,
parlando e chiarendosi si può trovare un’intesa anche sul piano personale, se
solo si trova il coraggio di superare le proprie incertezze e le proprie paure.
Nel complesso direi che anche questo libro ha superato la
prova e Lincoln e Amelia mi sono, ormai, sempre più cari!
Opera recensita: “Lo scheletro che balla” di Jeffery Deaver
Editore: Sonzogno, 1999
Genere: thriller
Ambientazione: New York
Pagine: 413
Consigliato: sì
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