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mercoledì 25 maggio 2016

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - LO SCHELETRO CHE BALLA


Sinossi:

Ex detective dalla mente raffinatissima ma costretto su una sedia a rotelle, Lincoln Rhyme sta inseguendo un ingegnoso serial killer capace di trasformarsi con abilità camaleontica a mano a mano che uccide le sue vittime. Una sola di esse è vissuta abbastanza a lungo per offrire un indizio agli inquirenti: il tatuaggio dipinto sul braccio dell'assassino, che mostra uno scheletro nell'atto di ballare con una donna di fronte a una bara. Rhyme ha soltanto quarantott'ore prima che il diabolico criminale colpisca di nuovo, ma almeno può contare ancora sulla bella Amelia, l'instancabile poliziotta che sostituisce le sue braccia e le sue gambe inferme.


 Eccomi qui a parlarvi del secondo libro della serie di indagini con protagonista Lincoln Rhyme, l’istrionico criminalista tetraplegico che abbiamo già incontrato ne “il collezionista di ossa”. Questo secondo thriller è simile al precedente, ma un po’ più lento e tecnico: oltre a renderci edotti su ogni tipo di prova ed attrezzatura scientifica usata da Rhyme e dalla sua equipe, Deaver qui si sofferma spesso e per lungo tempo sul mondo dell’aviazione. Lunghe e dettagliate sono le descrizioni dei voli, degli aerei, delle loro parti meccaniche e reazioni chimiche. Questo estremo tecnicismo può risultare, a volte, un po’ pesante e portare ad un calo dell’attenzione del lettore che in alcuni punti del libro viene distratto dall’azione del killer e dalle indagini per molto tempo. Anche il personaggio del killer, dello scheletro che balla, è trattato in modo un po’ troppo sommario, forse per colpa del colpo di scena che darà una svolta netta più o meno a tre quarti del libro. L’idea del diversivo, del cambio repentino del punto di attenzione, è riuscitissima sul piano tattico, della trama, ma purtroppo ha come contraccolpo la la troppa poca cura nel delineare la psicologia del killer.
Per il resto la struttura è grossomodo quella del primo romanzo, con gli stessi personaggi principali ai quali ci siamo ormai affezionati. Ed è proprio questa la parte, a mio parere, pregevole del libro: il fatto che sia più lento rispetto al collezionista di ossa ci permette di analizzare più a fondo la già tracciata psicologia di ognuno dei personaggi che in questo romanzo subiscono un’evoluzione ed un assestamento. In particolare Rhyme ed Amelia Sachs, la sua preziosa aiutante ed amica, stanno consolidando il loro rapporto che fatica a trovare una dimensione chiara fino alla fine del libro. Amelia è brillante, intelligentissima e molto, molto valida ed è testarda quasi quanto Rhyme: è per questo che i due hanno un’intesa così perfetta sul lavoro ed anche gli stessi problemi di autostima nella vita privata. Ma alla fine, parlando e chiarendosi si può trovare un’intesa anche sul piano personale, se solo si trova il coraggio di superare le proprie incertezze e le proprie paure.
Nel complesso direi che anche questo libro ha superato la prova e Lincoln e Amelia mi sono, ormai, sempre più cari!

 

Opera recensita: “Lo scheletro che balla” di Jeffery Deaver

Editore: Sonzogno, 1999

Genere: thriller
Ambientazione: New York
Pagine: 413

Consigliato: sì

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