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martedì 31 maggio 2016

GEISHA=ARTISTA! 4 LIBRI A CONFRONTO!


Attenzione attenzione! Il post di oggi è atipico: non è una recensione, ma piuttosto un “articolo”, un insieme di riflessioni personali su quattro libri che trattano lo stesso argomento in modi diversi.

Premessa: amo l’Oriente… mi affascina e mi inquieta allo stesso tempo, perché è l’incontro di tante culture, alcune profondamente diverse dalle nostre. Adoro leggere libri ambientati in India, Cina, Afganistan ecc. Ma c’è un Paese, in particolare, che mi attrae con tutto il suo fascino: è il Giappone. Un aspetto particolare della cultura e della società giapponese che mi ha sempre affascinato è la figura delle Geishe, queste donne tanto belle quanto misteriose, delle quali si sa tutto e niente. Su di loro si sono dette tante cose, alcune vere, altre assurdamente false ed offensive… perciò ho deciso di documentarmi leggendo quanti più libri possibile sull’argomento.

Tutto è cominciato quando, pochi anni fa, ho visto il meraviglioso film “Memorie di una Geisha” che al momento è uno dei miei preferiti in assoluto. Visto che il film mi era tanto piaciuto ho deciso di leggere il libro da cui è tratto… stesso risultato! Romanzo stupendo, storia raccontata con vibrante passione ed ardore. Peccato che, per quanto bello, il libro in realtà contenga delle inesattezze… inoltre è stato scritto da un americano che, talvolta, non riesce a staccarsi dal modo occidentale di vedere determinate cose. Queste sono state le principali critiche mosse al romanzo di Arthur Golden e, da quel che ho letto, la prima a discostarsi dal libro è stata proprio la ex Geiko che è stata la fonte di Golden, Mineko Iwasaki che ha a sua volta scritto un suo libro. Spinta dalla curiosità ho letto anche questo, si intitola “storia proibita di una Geisha” ed è proprio l’autobiografia di Mineko Iwasaki. Differenze tra i due libri? Memorie di una geisha è un romanzo ed è affascinante per la trama (a volte distante dalla realtà) e per l’approccio, appunto, romanzato, con cui la storia viene raccontata. Storia proibita di una geisha, invece, non è un romanzo, ma piuttosto un saggio in forma di autobiografia, pertanto ha richiami storici e culturali più puntuali e precisi. Senza contare che si tratta di una storia vera raccontata in prima persona dalla protagonista.

Una storia vera è anche quella raccontata in “la virtù femminile” della monaca giapponese Harumi Setouchi che, in forma di romanzo, racconta la storia lunga e travagliata della sua vita. La Geisha Tami, bella, sensuale, ammirata da uomini e donne, ha il coraggio di seguire i propri desideri, di uscire dal sistema per seguire l’amore, fino alla sconvolgente decisione di ritirarsi, ancora giovane, in un tempio diventando monaca e ponendo fine ai turbamenti del corpo. Potremmo dire che questo libro è una via di mezzo tra i primi due: racconta la realtà del mondo del fiore e del salice con l’ardente sensualità che si può trovare solo in un romanzo.

L’ultimo libro che ho letto è stato, invece, “Diario di una maiko”, che porta la firma dell’italiana Miriam Bendia. Si tratta del diario di Sotori, una quindicenne dei giorni nostri (il racconto è ambientato tra il 2005 e il 2007) che decide di diventare una Geisha e racconta in queste pagine l’inizio del suo apprendistato come Maiko, le incertezze, i sacrifici, le perplessità che stanno dietro alla decisione di diventare Geisha… perché, come sembra volerci dire Sotori, non è tutto oro quel che luccica. Diventare Geisha vuol dire fare sacrifici, sottostare a regole ferree, ore ed ore di lezioni e preparativi interminabili, non cedere alla stanchezza, non lasciarsi abbattere da nulla, nascondere i propri desideri e le proprie emozioni dietro una maschera bianca.

Potremmo dire che con questi libri è possibile fare un excursus temporale della cultura e della società giapponese dagli inizi del Novecento ad oggi: “La virtù femminile” infatti abbraccia il periodo dal 1912 agli anni 90; “Memorie di una Geisha” narra il periodo pre e post seconda guerra mondiale; “Storia proibita di una Geisha” invece è ambientato negli anni 50 e 60 (Mineko è nata nel 1949) mentre “Diario di una Maiko” è ambientato tra il 2005 e il 2007.

Veniamo ora alle mie considerazioni personali: quelli che ho apprezzato di più sono stati, indubbiamente, i due romanzi perché, sebbene presentino qualche “licenza letteraria” sono molto coinvolgenti e trasmettono quel patos che fa entrare il lettore dentro quel mondo, dentro le case da thè, le case di Geisha, per le strade di Kioto o di Osaka, nonché nella stessa mente e nel cuore delle protagoniste.

“Storia proibita di una geisha”, invece, mi è risultato più indigesto, ma solo perché Mineko proprio non riesce a starmi simpatica: è arrogante, presuntuosa, riservata ed altera e questo non ha nulla a che vedere con il fatto di essere Geisha, era così da quand’era piccola! Ma, badate bene,  queste sono solo idee personali che mi sono venute leggendo. Tuttavia il libro ha il pregio di spiegare e chiarire molti aspetti tecnici sul mondo delle Geiko che nei romanzi sono a volte inesatti o travisati. Lo stesso merito deve darsi a “Diario di una Maiko” che, tuttavia, è il libro che mi ha convinto meno. Perché? Innanzitutto perché sì, è un diario nel quale Sotori raccoglie le sue sensazioni, ma si capisce subito che è stato scritto per essere letto dal pubblico. Quale ragazza, infatti, riporterebbe nel suo diario personale alcune digressioni sul teatro o sulle diverse danze tradizionali degne di una guida turistica?

E poi non so… mi sembra più impreciso ed incompiuto, specie sul sistema interno delle Geishe e delle Maiko, aspetto che è trattato meglio in altri libri. Tuttavia quest’ultimo libro fornisce una chiusura temporale sui cambiamenti del sistema nei nostri giorni, molto meno rigido e chiuso rispetto al passato, e chiarisce definitivamente alcuni dubbi, come ad esempio quello sul discussissimo Misuage, ossia la vendita della verginità della Maiko al miglior offerente, che sancirà poi il suo passaggio da Maiko a Geisha. Non vi dico di più altrimenti non leggete il libro.

Ciò che, però, posso dire in linea generale è che Geisha vuol dire artista, la parola è formata da Gei=arte e Sha=donna… donna d’arte. Perché la Geisha non va ASSOLUTAMENTE MAI confusa con la prostituta? Perché la seconda vende il suo corpo, la prima il suo TALENTO ARTISTICO e per questo ci vuole tanta, ma tanta preparazione e anni di sacrificio!

Ora, tornando ai libri… io vi ho detto la mia… a voi la scelta… io, fossi in voi, li leggerei tutti e quattro!

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