Sinossi:
"C'era una donna quindici
secoli fa ad Alessandria d'Egitto il cui nome era Ipazia." Fu matematica
e astronoma, sapiente filosofa, influente politica, sfrontata e carismatica
maestra di pensiero e di comportamento. Fu bellissima e amata dai suoi
discepoli, pur respingendoli sempre. Fu fonte di scandalo e oracolo di
moderazione. La sua femminile eminenza accese l'invidia del vescovo Cirillo,
che ne provocò la morte, e la fantasia di poeti e scrittori di tutti i tempi,
che la fecero rivivere. Fu celebrata e idealizzata, ma anche mistificata e
fraintesa. Della sua vita si è detto di tutto, ma ancora di più della sua
morte. Fu aggredita, denudata, dilaniata. Il suo corpo fu smembrato e
bruciato sul rogo. A farlo furono fanatici esponenti di quella che da poco
era diventata la religione di stato nell'impero romano bizantino: il
cristianesimo. Perché? Con rigore filologico e storiografico e grande abilità
narrativa, Silvia Ronchey ricostruisce in tutti i suoi aspetti l'avventura
esistenziale e intellettuale di Ipazia, inserendola nella realtà culturale e
sociale del mondo tardoantico, sullo sfondo del tumultuoso passaggio di
consegne tra il paganesimo e il cristianesimo. Partendo dalle testimonianze
antiche, l'autrice ci restituisce la vera immagine di questa donna che mai
dall'antichità ha smesso di far parlare di sé e di proiettare la luce del suo
martirio sulle battaglie ideologiche, religiose e letterarie di ogni tempo e
orientamento.
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Per citare un famoso film con Massimo Troisi, pensavo fosse
un romanzo storico e invece era un saggio storiografico! Eh sì perché,
fuorviata dalla quarta di copertina, pensavo di trovarmi di fronte ad un
romanzo o ad un testo divulgativo in cui si raccontava la storia di Ipazia, la
sua vita e poi la sua morte atroce. Invece no, la storia di Ipazia c’è, ma è
prevalentemente nella prima parte del libro (circa 60 pagine). Per il resto
l’autrice, docente universitaria e bizantinista di professione, raccoglie ed
analizza con dedizione, passione e dovizia di particolari tutte le fonti
storiografiche che parlano di Ipazia, partendo dagli autori suoi contemporanei
per arrivare a Diderot. Ed in effetti, nel corso dei secoli, di questa donna
filosofa, scienziata, matematica, si è parlato tanto ed in toni contrastanti e
molta della sua fama è arrivata ai giorni nostri per via del modo in cui è
stata uccisa: assalita mentre tornava da una lezione, denudata, fatta a
brandelli, data alle fiamme. Tutto questo per ordine dell’allora Patriarca di
Alessandria, il Vescovo Cirillo che nutriva invidia per il potere, la bellezza,
l’intelligenza di Ipazia.
Silvia Ronchey ci rende edotti dei tanti modi in cui la
storiografia tardo antica, medievale e moderna ha descritto quest’abominio: i
più vicini al cristianesimo cirilliano lo vedono a dirittura come legittimo,
gli avversari di Cirillo invece lo reputano deprecabile, i più lontani dal cristianesimo
lo usano come argomentazione contro questa religione… Sta di fatto che quello
di Ipazia è considerato il primo assassinio del fanatismo cristiano. Il libro è
suddiviso in tre parti: “chiarire i fatti”, dove l’autrice ci racconta la
storia di Ipazia ed il contesto storico-culturale in cui ha operato; “tradire i
fatti”, in cui si parla delle numerose fonti storiografiche che narrano di lei;
“interpretare i fatti”, in cui l’autrice mette ancora in luce i contrasti nelle
interpretazioni storiografiche in relazione all’epoca ed alla corrente
religiosa da cui lo storico proviene.
Ora, al di là del mio errore iniziale, il libro è
interessante, se preso per quello che è, ossia un saggio documentato e puntuale
delle fonti storiografiche che parlano di Ipazia. Perciò, se siete interessati
a questo tipo di lettura non posso che consigliarvelo; se invece vi aspettate
un romanzo o un testo divulgativo non è questo il libro che fa per voi.
Opera recensita: “Ipazia, la vera storia” di Silvia Ronchey
Editore: Rizzoli, 2010
Genere: saggio storiografico
Ambientazione: Alessandria d’Egitto
Pagine: 318
Consigliato: sì/no
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