Sinossi:
Nel Medioevo
leggendario del cattolicesimo monastico si sviluppa l'amicizia fra il dotto e
ascetico Narciso, destinato a una brillante carriera religiosa al riparo dalle
insidie del mondo, e Boccadoro, l'artista geniale e vagabondo, tentato
dall'infinita ricchezza della vita e segretamente innamorato anche della sua
caducità. In «Narciso e Boccadoro» Hermann Hesse riflette sul contrasto fra
natura e spirito, fra eros e logos, fra arte e ascesi, alla ricerca di una loro
possibile conciliazione, e pone al lettore – in una limpida fusione di favola
simbolica – i grandi, inquietanti interrogativi sulla condizione dell'uomo
contemporaneo.
Commento:
Come si fa a ricondurre certi romanzi dentro canoni fissi,
come si può pensare di domarne l'esuberante grandezza sottomettendoli ad
un'etichetta? Me lo sono chiesto, di quando in quando, nelle mie peregrinazioni
letterarie, non mi sono ancora data una risposta ed ogni volta che mi ritrovo a
farlo, a forzare una riduzione ad etichetta di certe opere mi sembra, in un
certo qual modo, di profanarne lo spirito, di commettere una specie di sacrilegio.
No, non vuol essere magniloquenza, la mia, né tantomeno uno scusarsi
preventivo, ma più semplicemente un venire a patti con quella parte della mia
coscienza letteraria che ama il bello e pensa che non lo si possa spiegare, ma
solo vivere e godere. Mi è capitato anche con Narciso e Boccadoro, di provare
questo senso di disagio nel volerne parlare, ma se ci si prefigge di recensire
libri, di invogliare alla lettura, ahimè, bisogna farlo anche e soprattutto con
romanzi come questo, dei quali l'unica cosa sensata da dire sarebbe
"leggetelo!". Ebbene, Narciso e Boccadoro è un romanzo senza tempo,
scritto nel 1933 ed ambientato in un tempo passato, in un Medioevo lontano,
fatto di conventi, castelli, vagabondi e pestilenze, ma che ci sembra quasi di
aver vissuto, di sentire vicino ad un tempo passato da poco, quasi che la
nostra mente ne conservi il ricordo come di qualcosa che si tramanda per
tradizione orale. Mi era già capitato di imbattermi nella scrittura profonda, affascinante,
evocativa di Hermann Hesse leggendo il suo Siddartha; in questa sua opera, sebbene
molto diversa nei contenuti, ritrovo qualcosa di indefinito nella prosa di
quest'autore che mi aveva colpito e che mi induce ad approfondirne la
conoscenza. È una sorta di mistero, una dimensione metafisica che attiene al
non detto, a qualcosa di non svelato che ci porta ad andare oltre le
suggestioni scritte, ad osservare ciò che ci sta intorno, la natura, l'uomo, il
senso profondo delle cose e ad interiorizzare tutte queste riflessioni, a guardare
con il nostro sguardo ciò che l'autore ci accenna ed a trovare dentro di noi il
posto di ogni cosa. Hesse narra come pochi il senso intrinseco del viaggio: un
viaggio fatto di esplorazione delle contraddizioni attraverso una scala di
sentimenti che va dall'invidia al desiderio fino al completamento dato dalla
conoscenza; un viaggio fisico, fatto di esperienze, sacrificio, ricerca, e un
viaggio interiore fatto di insegnamenti, tappe personalissime della conoscenza dell'altro,
di sé e del proprio posto nel mondo. Una narrazione che, nel suo complesso, trasmette
rispetto per ciò che racconta ed al contempo lo richiede, quasi lo esige dal
lettore. Una narrazione che quasi
prescinde dai due personaggi, che li "usa" come veicolo per mostrare
a noi, comuni lettori che abbiamo bisogno di ancorarci a cose piccole come
possono essere i nostri simili, l'essenza vera della ricerca di sé. Un libro
magnifico… uno di quei libri che danno senso alla parola Letteratura.
Opera recensita: "Narciso e Boccadoro" di Hermann
Hesse
Editore: Mondadori, prima ed. 1933
Genere: classico, letteratura tedesca
Ambientazione: Germania
Pagine: 265
Prezzo: 13,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 10.
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