Sinossi:
La casetta nella placida,
profonda Svezia del sud, dove Micke e Bianca e i loro due figli si
trasferiscono lasciandosi alle spalle l’animata Stoccolma, sembra un posto
perfetto per ricominciare. Un’apparenza che s’incrina, però, quando la coppia
inizia a frequentare i nuovi vicini: Jacqueline, ex fotomodella con conclamate
difficoltà a far correre la vita su un binario stabile; Fabian, suo figlio, un
quindicenne dal comportamento spiazzante; Ola, impiegato di banca con una
condanna per aggressione e un’ossessione strisciante per la messa in sicurezza
del quartiere; Åke e Gun-Britt, pensionati e sentinelle di vicinato,
alacremente impegnati a tenere d’occhio i movimenti altrui. Quando Bianca viene
investita davanti a casa, la prima conclusione è che si sia trattato di un
incidente. Ma mentre lei combatte tra la vita e la morte in un letto di
ospedale, ombre prima invisibili cominciano ad affiorare sulla patina
scintillante di quel lindo quartiere, tradendone il lato più segreto, oscuro e
violento. Edvardsson ha costruito un thriller psicologico come si intesse una
ragnatela, usando fili sottilissimi e tenaci per distorcere le percezioni e
capovolgere ogni certezza. Una tela dell’inganno che avvolge la mente del
lettore in un’unica, assillante domanda: chi di noi può dire di conoscere
davvero i propri vicini?
Commento:
Un paesino da fiaba che si
tramuta in un luogo claustrofobico ed infido; una famiglia che esteriormente
appare modello, in cui fragilità e crepe rischiano di incrinare un equilibrio
raggiunto e tenuto insieme duramente; un vicinato apparentemente accogliente e
affabile, ma in realtà ficcanaso ed invadente; un generale senso di diffidenza
e sospetto… Un incidente, una donna investita - davanti al cortile di casa –
dall'auto di una vicina… e tutto deflagra. Vengono a galla le voragini
sentimentali, le solitudini, i vizi, le debolezze, il passato che si era
cercato di superare… E i rapporti si guastano irreparabilmente, i sensi di
colpa si annidano insieme ai dubbi e il nero dell'ira e dello sconforto prende
il sopravvento. È la cronaca di un fallimento annunciato, è parte della
quotidianità di tanti, è la storia raccontata in questo thriller di Mattias
Edvardsson. Una storia ingigantita, certamente inverosimile, impossibile in un
cortile di un paesino del sud della Svezia, ma di certo una storia che, se
ridimensionata, è plausibile almeno in alcune delle sue parti. Perché? Perché
parla di problemi con cui tutti siamo – o siamo venuti – in contatto, problemi
sociali, problemi che affliggono la nostra società, quella in cui viviamo,
quella di cui siamo parte. Certo, la storia fa ancora più senso se pensiamo che
è ambientata in Svezia, il Paese preso a modello di benessere e qualità della
vita (che in realtà così bene non sta), ma anche noi non siamo esenti dalla
riflessione. "Troppo vicini" parla dei rapporti familiari e di
vicinato, del conoscere o credere di conoscere gli altri e noi stessi, delle
piaghe dei giovani e di quelle degli adulti. Sì, forse non sarà originale, ma è
di certo un thriller gradevole che tiene alta l'attenzione. Da leggere,
quantomeno per riflettere un po'.
Opera recensita:
"Troppo vicini" Mattias EdVardsson
Editore: Rizzoli, 2021
Traduttore: Samanta K.
Milton Knowless
Genere: thriller psicologico
Ambientazione: Svezia
Pagine: 384
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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