Sinossi:
Gioia è una ragazza come tante, trent'anni e molti progetti
nel cuore: ancora non sa che la vita le riserva una missione straordinaria, e
che il suo destino
è racchiuso nel suo stesso nome. Gioia ha appena perso il
lavoro da infermiera in ospedale, il fidanzato l'ha lasciata, è preoccupata per
suo padre malato.
I giorni passano, l'ansia cresce, nulla si muove: non c'è
lavoro, gli orizzonti sembrano chiusi. Finché una mattina Gioia risponde a un
annuncio nel quale
si richiede "un'infermiera con spiccata
sensibilità" a Bellinzona. È così che conosce Rosaria, una donna malata di
sclerosi multipla, che cerca per il
suo amatissimo marito, anch'egli gravemente invalido,
un'assistente sessuale... Comincia per Gioia - dopo l'iniziale turbamento - la
scoperta di un mondo,
quello dei disabili, dei loro bisogni, dell'apartheid in cui
spesso la società li confina. La scoperta di un universo vibrante di speranza e
di coraggio.
Molte persone portatrici di handicap sono private della
possibilità di sperimentare il piacere fisico o semplicemente un contatto
corporeo diverso da quello
medicalizzato. Sono private dell'esperienza dell'empatia e
dell'emozione di una carezza, con esiti psicologici spesso devastanti. In
Svizzera e in diversi
Paesi del Nord Europa la figura degli "assistenti
sessuali" - dotati di una formazione medica e psicologica - è prevista
dalla legge. Non in Italia, dove
un moralismo diffuso finisce per lasciare sulle spalle delle
famiglie la gestione di queste esperienze...
Il libro di cui vi parlo oggi è… come definirlo…? Sui
generis? Coraggioso? Particolare? Sì, “l’accarezzatrice” di Giorgia Wurth è
tutte queste cose insieme. Lo è perché tratta un argomento scomodo, spinoso e
per qualcuno imbarazzante: il sesso, ma non il sesso come atto fine a se
stesso: tratta della sessualità delle persone disabili ed in particolare della
figura dell’assistente sessuale. Ma conosciamo meglio i protagonisti di questa
storia.
Gioia ha 33 anni, ha perso il lavoro di infermiera che le
dava soddisfazione; il fidanzato di una vita, l’uomo con cui avrebbe voluto
formare una famiglia, l’ha lasciata perché a suo dire erano “diventati come
fratello e sorella” (immaginate l’umiliazione per questa ragazza); come se non
bastasse il padre di Gioia, il suo unico punto di riferimento, è in ospedale.
Gioia è allo sbando, non fa la spesa, dorme male e spesso sul divano, gli
attacchi di panico si susseguono senza darle tregua… una mattina, mentre beve
un cappuccino e mangia un cornetto, vede un annuncio sbiadito in cui si cerca
un’infermiera professionale per… (macchia indecifrabile) disponibile da subito.
Quando si presenta nella bella casa di Rosaria e Salvatore a Bellinzona, in
Svizzera, oltre alla torta di ricotta e mandorle ad accoglierla c’è una
sorpresa: Rosaria, affetta da sclerosi multipla, cerca un’infermiera per
Salvatore, il marito anche lui disabile e di cui è profondamente innamorata. E
voi direte:”beh, dove sta la sorpresa?”. Salvatore, in realtà, ha bisogno di
un’assistente sessuale, cioè di una persona che lo aiuti a soddisfare i suoi
bisogni fisici primari per migliorare la qualità della sua vita. Gioia, che non
sapeva assolutamente nulla dell’esistenza di questa figura professionale, fugge
spaventata e scandalizzata dalla presunta oscenità della proposta di lavoro.
Una sera, però, mentre è in clinica per far visita a suo padre, vive
un’esperienza che cambia totalmente la sua percezione del “problema”
sessualità. Da qui comincerà il viaggio di Gioia alla scoperta di una nuova
professione, di un nuovo modo di fare l’infermiera, che consente ad altri di
vivere meglio e a se stessi di conoscersi di più. Gioia conosce Cristina,
un’altra bravissima assistente sessuale che la introduce a quella che diventerà
per Gioia la professione della vita, un modo di fare del bene a cui non potrà
più rinunciare.
Il libro parte subito a bruciapelo, con l’incontro tra Gioia
e i suoi due potenziali clienti, Rosaria e Salvatore. Senza troppi giri di
parole, l’autrice affronta il problema di petto e ci catapulta in un mondo di
cui spesso non si parla, per vari motivi: paura, vergogna, non conoscenza,
pudore… Giorgia Wurth, invece, affronta il tema della sessualità per persone
disabili in modo diretto e forte, assolutamente senza peli sulla lingua: non si
fa problemi, infatti, nell’enumerare le motivazioni per cui in Italia la figura
dell’assistente sessuale non è legalizzata e non è accettata. Senza mezzi
termini, l’autrice smaschera le debolezze, le ritrosie, i pregiudizi di tante
persone che, per i motivi più vari, paragonano l’assistente sessuale ad una
prostituta, ad una donna immorale, ad una peccatrice. In realtà non è affatto
così: per fare questo lavoro è necessaria una preparazione medica ed una
formazione psicologica adeguata, oltre ad un’innata sensibilità e propensione
all’aiuto degli altri. Si tratta di persone che lavorano per soddisfare un
bisogno fisico fondamentale di coloro che, a causa della loro condizione fisica,
non sono in grado di vivere il rapporto con il proprio corpo e la propria sessualità
in autonomia. Saremmo portati a pensare che si tratta di un falso problema, che
forse non ci sarebbe bisogno di una persona che si occupi di quest’esigenza
specifica… in realtà, come ci dimostra l’autrice in alcune storie contenute nel
libro, vivere la propria sessualità in modo soddisfacente è fondamentale per
raggiungere un equilibrio ed una stabilità emotiva, psichica e relazionale che
permetta di vivere una vita normale, in armonia con se stessi e con gli altri.
E questo vale per tutti, anche per i disabili.
Venendo ora alle considerazioni personali, vi dirò che il
libro si legge molto agevolmente, è scritto molto bene, con uno stile diretto e
chiaro, esplicito dove è necessario, con molte frasi d’impatto. Mi è piaciuto?
Sì, anche se mi ha lasciato alcune perplessità: alcune cose mi sembrano un po’
forzate e poco realistiche, avrei evitato alcune frasi e paragoni… ma nel
complesso direi che la storia è buona. Inoltre bisogna dare atto e merito a
Giorgia Wurth di aver affrontato un tema ostico, scomodo e di averlo fatto con
coraggio, senza risparmiarsi, dimostrando una mentalità aperta e senza
pregiudizi, disposta anche a mettersi in gioco ed a sopportare qualche
sopracciglio inarcato o qualche occhiata storta. Ad ogni modo lo consiglio… a
chi è disposto a non nascondersi dietro alla maschera della morale ed a
riflettere senza pregiudizi o riserve.
Opera recensita: “l’accarezzatrice” di Giorgia Wurth
Editore: Mondadori, 2014
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Italia-Svizzera
Pagine: 250
Prezzo: 16,00 €
Consigliato: sì.
Concordo con la tua recensione, cara Rossella! Semplice ed eloquente. Consentimi soltanto di fare una considerazione personale: a mio avviso l'autrice in questo romanzo ha dato prova della straordinaria capacità di creare nel lettore un atteggiamento squisitamente empatico nei confronti dei personaggi descritti e delle vicende narrate, parola dopo parola, pagina dopo pagina e questo non è da tutti.
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