Sinossi:
Cecilia e Tiago sono amanti
in bilico sullo stesso filo ma non si prendono per mano. Barcollano fra ciò che
provano e quello che non riescono ad ammettere, hanno paura, sono terribilmente
bugiardi e lo fanno guardandosi negli occhi. La loro storia è mare in tempesta,
un continuo annegare e risalire in superficie, volersi tenere, strappare i
margini dell’ordinario, divenire un sussulto d’amore e di pura follia.
Commento:
"Vorrei proprio spiegargli che l’amore non ha niente a
che fare con lo stringersi le mani, con il baciarsi, con il sesso, con le
parole, le promesse, non ha a che fare con il corpo. È un filo che unisce me e
te e basta, e non si spezza neppure se ci provi con forza, e non c’è tempesta
che ci resista: io e te restiamo in piedi sempre". Sta tutta in questa
frase la concezione dell'amore di Cecilia e Tiago, è racchiusa tutta in questo
loro scambiarsi l'anima attraverso il corpo, rincorrersi ossessivamente per poi
lasciarsi sbattendo la porta. Tanto loro lo sanno che c'è qualcosa che
impedisce alle loro essenze di dividersi, lo sanno che si ritroveranno lì, ad
aspettarsi nei sogni, nei pensieri, nelle cicatrici, in un quadrifoglio, una
goccia di profumo, nel rosso di un seme di melograno, sul fondo di un bicchiere
o nel riflesso di uno specchio. Perché il sentimento che li unisce è così, vero
e indistruttibile, qualunque torto gli si faccia. E a noi non resta che
osservarli, impotenti e travolti dalla piena del loro amore, un amore fatto di
paura e voracità, di rifiuto e possesso, d'impeto e silenzi. Come voyeurs
invidiosi, in una macchina coi finestrini aperti, sulle note di Smalltown boy
sparate dall'autoradio, non possiamo che vagare su e giù, a spasso per spazio e
tempo, con la guida indiavolata ma sicura di Ludovica D'amico che, tessendo sapientemente
la rete di questa trama fitta, delicata e instabile, ci porta dove vuole. Fra
gli anni 80 e i 90, fra le estati di un paesino pugliese e l'anonimo, opulento
grigiore delle città del Nord, spiamo l'incessante sgretolarsi e ricomporsi di due
persone legate, loro malgrado, indissolubilmente l'una all'altra; nel gioco di
forza che li vede rivaleggiare in bilico perenne tra amore e disamore, ci
lasciamo sballottare avvinti e complici verso un finale atteso, ma mai certo, anelato,
ma comunque accennato, quasi a lasciar supporre, a non voler violare il
miraggio che si fa speranza di un approdo lieto per un amore tormentato.
Personaggi eterei, indefiniti, strabordanti come macchie di colore su una tela,
intensi, vivi e capaci, con la loro sensualità dirompente, di far vibrare ed
esaltare ogni sensazione, percezione, palpito. Un esordio letterario che lascia
il segno, reso ancora più interessante dalla giovane età dell'autrice che,
tuttavia, dimostra una precoce padronanza dello stile e una non consueta maturità
e consapevolezza nel raccontare dinamiche e sentimenti complessi e controversi.
Decisamente consigliato.
Opera recensita: "Siamo
solo noi" di Ludovica D'amico
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Puglia,
Milano, Firenze, Pisa
Pagine: 147
Prezzo: 12,38 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.
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