Sinossi:
Pubblicato in volume nel 1889 dopo una serie di tormentosi
rifacimenti, Verga raggiunge con questo romanzo la seconda tappa del progettato
ciclo dei Vinti, allargando la sua indagine a un ambiente socialmente più
complesso di quello dei "Malavoglia". Popolato da una folla di
personaggi di vario ceto - nobili in decadenza, borghesi aggressivi, preti,
contadini, comari - "Mastro don Gesualdo" dà vita a un ampio affresco
della provincia siciliana dell'Ottocento, proiettato sullo sfondo dei primi
conflitti risorgimentali. Gesualdo è intraprendente, astuto, infaticabile: un
prototipo di self-made man, che a forza di lavoro e di sacrifici è salito da
umili condizioni al rango di ricco possidente. Ma la spregiudicatezza
dell'agire economico si unisce in lui a un rigido tradizionalismo di valori,
all'intimo rispetto di radicate convenzioni sociali, ed è questo l'equivoco in
cui si consuma la sua vita.
Commento:
Adoro il realismo – o meglio il verismo - verghiano, tuttavia
la lettura di Mastro Don Gesualdo si è rivelata più ostica del previsto: il
romanzo non mi ha catturata da subito, com'era invece accaduto per altre opere
di Verga, ed ho dovuto attendere fin quasi ad un quarto dalla fine per sentirmi
davvero interessata e vagamente coinvolta dalla storia. La cosa mi ha sorpresa
non poco, anche perché la trama prometteva di conquistarmi, ed infatti è
grandiosa. Due sono i concetti chiave attorno ai quali ruota l'intera storia:
la "roba" e l'ingratitudine. Mastro Don Gesualdo è un villano
arricchito, un uomo venuto su dal nulla che ha accumulato possedimenti e denaro
a forza di sacrifici, lavoro e privazioni. Una volta acquisita tanta ricchezza,
non ha "guardato a spese" per consolidare la sua posizione agli occhi
del parentado e del paesello, nonché per far del bene a chi ne avesse bisogno.
Tuttavia, attaccato ai propri averi come chi d'improvviso ha molto dopo aver avuto
niente, non è stato in grado di rinunciare a rivalersi dei propri debiti, cosa
che ha portato alla rovina alcune famiglie del paese. Un tradizionalismo
patriarcale e retrogrado, poi, lo ha portato ad imporsi sul matrimonio della
figlia, altro "negozio" che, alla lunga, l'ha portato a perdere molto
del suo patrimonio. L'ingratitudine è l'altro filone importante della storia,
ma vi lascerò il gusto di scoprirlo, qualora già non abbiate letto questo
classico italiano in cui Verga ci descrive con la consueta abilità la provincia
siciliana della prima metà dell'Ottocento. Per quanto mi riguarda, non la mia
preferita delle opere dell'autore verista, ma più per una questione di forma
che per altro: un maggiore approfondimento di alcuni personaggi, una
contestualizzazione storica un po' più presente, uno snellimento generale della
scrittura avrebbero forse giovato.
Opera recensita: "Mastro Don Gesualdo" di Giovanni
Verga
Editore: Rizzoli, 2003, prima ed. originale 1889
Genere: classico
Ambientazione: Sicilia, prima metà dell'Ottocento
Pagine: 415
Prezzo: 9,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6,5.
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