Sinossi:
“C’è un piacere sconfinato nel possesso di un’anima giovane,
appena schiusasi alla vita. È come un fiorellino il cui aroma migliore si
volatilizza all’incontro col primo raggio di sole; bisogna reciderlo in quel
momento, e, dopo averlo odorato a sazietà, buttarlo; qualcuno forse lo
raccoglierà.”
Pečorin è uno scienziato nella scienza della
vita; è abilissimo a farsi amare, ma il suo cuore resta vuoto. Non prova un
briciolo d’amore, per la principessa che ha sedotto per capriccio, anzi peggio,
per umiliare un amico; e anche la splendida selvaggia che gli ha fatto
assaporare qualche brivido lo lascia presto insoddisfatto. Persino Vera,
l’unica che forse ha amato veramente, non è altro che un’ombra, per lui, il
conforto di una scintilla. La sua sete è insaziabile, vuole tutto e non gli
basta mai; le sofferenze e le felicità degli altri contano solo in rapporto a
lui. Prima lo vediamo da lontano, nel racconto di un viaggiatore incontrato per
caso; si avvicina quando appare al narratore durante una tappa del viaggio.
Pečorin ha un aspetto insieme fragile e forte, quella bellezza strana che piace
alle donne. La sua biancheria è di una pulizia accecante, ma i suoi occhi non
ridono quando ride lui. Arriviamo poi a sentire la sua voce, la sua
inquietudine, nelle pagine dei suoi diari. Eppure resta sempre inafferrabile:
una domanda senza risposta, una malattia senza cura, una provocazione
bruciante. La letteratura è piena di personaggi malvagi; perché allora proprio
l’immoralità di Pečorin dà tanto fastidio? ci chiede Lermontov. Forse perché è
un ritratto fedele dell’uomo contemporaneo? Perché c’è in lui più verità di
quanto vorremmo? Quasi due secoli dopo, i ‘vizi’ di Pečorin sono più attuali
che mai. L’immagine di El’ Lisickij, suggerita da Paolo Nori per la copertina,
pone la domanda frontale: E tu?
Commento:
Quella qui sopra, più che una sinossi è una vera e propria
analisi del romanzo – peraltro molto bella – perciò per parlarvi di quest'opera
mi limiterò alle mie pure e semplici impressioni.
"Un eroe dei nostri tempi", o "del nostro
tempo", è un'opera particolare perché ci narra le vicissitudini di un
uomo, Grigorij Aleksandrovic Pecorin, da più punti di vista incluso il suo, ma
più d'ogni altra cosa, ci racconta la sua psiche. Interessantissima per capire
quest'opera è la prefazione in cui lo stesso Lermontov scrive che "Un Eroe
dei Nostri Tempi, signori miei cari, è proprio un ritratto, ma non di una
persona: è un ritratto dei vizi di tutta la nostra generazione nel pieno del
loro sviluppo. Mi direte ancora che un uomo non può essere così malvagio, e io
vi dirò: se avete creduto alla possibilità dell’esistenza di tutti gli
scellerati tragici e romantici, perché non credete alla realtà di Pecorin? Se
avete ammirato invenzioni molto più orribili e mostruose, perché questo
carattere, nemmeno come invenzione, incontra la vostra misericordia? Non sarà
forse perché c’è in lui più verità di quanto vi sareste augurati?". Ed
infatti, per quanto beceri, meschini e gretti, i comportamenti di quest'uomo ci
appaiono plausibili. All'inizio finanche ci sconvolgono perché, pur avendone
visto tanto, fatichiamo a spiegarci, ad arrenderci a tanto sadismo gratuito, ma
man mano che procediamo nella lettura, ci viene quasi più facile addentrarci
nella mentalità distorta di Pecorin. E sebbene non sia consolante, ci
risolviamo anche noi a dar per buona la spiegazione che ci fornisce lo stesso
Lermontov: "Agli uomini han dato fin troppi dolciumi; il loro stomaco si è
guastato: servono medicine amare, verità irritanti. Non pensiate, tuttavia,
dopo quel che precede, che l’autore di questo libro abbia mai cullato il fiero
sogno di farsi correttore dei vizi dell’umanità. Dio lo salvi da questa
ingenuità! Si è semplicemente divertito a dipingere l’uomo contemporaneo così
come lo comprende e, per sua e per vostra sfortuna, troppo spesso l’ha
incontrato. Sarà allora così, che la malattia è stata individuata, ma come
curarla lo sa soltanto Dio". Ed infatti l'autore non assolve né giudica
Pecorin (semmai è solo lui stesso a giudicarsi e assolversi), né ammonisce noi
dal diventare come lui… ci pone solo dinanzi a fatti, avvenimenti,
interpretazioni diverse degli stessi. Starà a noi poi trarre le nostre
conclusioni. Quanto a me, un'ultima osservazione: questo è il classico libro in
cui per formulare un giudizio, è necessario operare una distinzione. Di certo
non mi piace Pecorin, ma il libro in sé, invece, l'ho apprezzato molto.
Opera recensita: "Un eroe dei nostri tempi" di
Michail Jur'evic Lermontov
Editore: Marcos Y Marcos, 2017 (ed. originale 1840)
Traduzione: Paolo Nori
Genere: letteratura russa
Ambientazione: Russia, Caucaso
Pagine: 253
Prezzo: 14,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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