Duro, incalzante, corrosivo
"Il sale rosa dell'Himalaya" racconta la disavventura di Giada
Carrara, una trentenne milanese. Tutto ha inizio il 13 febbraio, in una sera
di pioggia, mentre la ragazza aspetta un ospite molto importante, anzi, decisivo.
La cena è pronta, ma, poco prima che l'uomo arrivi, mossa dall'assurda
necessità di aggiungere una nota esotica ai sapori della serata, Giada esce
di casa per comprare del sale rosa dell'Himalaya. I tacchi, il telefono, i
capelli lisci, la fretta, l'attesa di un uomo che potrebbe cambiare il corso
delle cose... All'improvviso entrano in scena due sconosciuti che
stravolgeranno i suoi programmi, cambiandole la vita in modo ben diverso
dalle aspettative. Giada vuole farsi strada. È furba, ma purtroppo scopre di
esserlo molto meno della somma delle furbizie altrui. La sua lotta per
affermarsi nel lavoro diventa, dopo quella sera di pioggia, la lotta della
"biondina di via Massena" contro il mondo. Un conflitto non solo
contro i cattivi conclamati, i mostri espliciti: anche contro i nemici
sottotraccia che sono ovunque, dove meno te li aspetti, impliciti. "Il
sale rosa dell'Himalaya" racconta l'avventura di Giada a partire dal
momento in cui nulla potrà più essere come prima. Un romanzo sul tradimento e
la sopraffazione, descritti con il tono distaccato e beffardo di Camilla
Baresani, in un continuo contrappunto tra il dentro e il fuori di Giada.
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“Il sale rosa dell’Himalaya”. Quando l’ho scelto mi sono
detta: “titolo interessante, esotico, fa pensare a spezie, luoghi lontani ed idilliaci,
colori, sapori, odori che portano calma, meditazione e pace interiore”.
Beh, niente di più sbagliato! Non aspettatevi niente del
genere: questo libro è molto interessante, ma di idilliaco non ha proprio niente.
A lettura ultimata, però, posso dire che anche la scelta del titolo ha un suo perché:
il sale rosa dell’Himalaya è l’ingrediente in più, il tocco esotico che Giada,
trentenne bergamasca che lavora a Milano, vuole aggiungere alla sua cena. Aspetta
un uomo, un ricco industriale che, se tutto va come lei spera, diventerà il
primo cliente della sua prima agenzia di comunicazione. Però Giada, troppo
impegnata per cucinare e, a volte, anche per mangiare, non ce l’ha in casa il
sale dell’Himalaya… così, nonostante la pioggia, esce a comprarlo, già
agghindata per la cena, tacchi alti, vestito da sera, borsa, immancabile
smartphone… non ci sono taxi disponibili, perciò decide di prendere il metro,
ma a pochi passi dalla fermata un mendicante dall’alito cattivo e dalla faccia
deturpata la avvicina per chiedere una sigaretta. Lei lo scaccia con brutalità,
ma quello si aggrappa alla borsa. Il telefono di Giada cade, lei si china a
raccoglierlo e l’uomo ne approfitta… da quel momento per Giada comincerà una
disavventura che mai, nella sua vita frenetica, rigorosamente organizzata,
nella moderna, ordinata, sicura Milano, mai Giada avrebbe pensato che potesse
capitarle. Viene rapita e condotta nella degradata periferia milanese, in balia
di due personaggi così disperati da non avere neanche un piano, un’idea di cosa
fare di lei dopo averla brutalmente violentata ed umiliata.
Con uno stile duro, distaccato, assolutamente privo di
fronzoli, coinvolgimenti emotivi o considerazioni soggettive, Camilla Baresani
analizza spietatamente i pensieri di Giada che vede la sua vita cambiare
radicalmente, il suo futuro sgretolarsi rapidamente insieme al suo passato ed a
tutto quello che credeva di aver costruito con arguzia, calcolo e freddezza. Ma
non basta! La Baresani ci offre anche un’analisi altrettanto acuta della
psicologia dei personaggi che ruotano o ruotavano intorno a Giada, i cui
comportamenti denotano la mutevolezza dei sentimenti, delle opinioni, persino
dei fatti se estrapolati dal contesto ed osservati da punti di vista
differenti.
Così, paradossalmente, quando
qualcuno finalmente si accorge della scomparsa di Giada, nessuno pensa all’ipotesi
di un incidente, di un rapimento, ma tutti si affannano a cercare una falla
nella sua immagine perfetta, un amore proibito, una fuga coi soldi, una “storia
di corna”… ma nessuno, in fondo, cerca veramente lei. Mentre Giada è
prigioniera in un rudere a due passi dalla città, la sua vita viene messa in
piazza, analizzata, smontata e rimontata più volte da chi non l’ha mai
conosciuta eppure si erge a giudice della sua moralità. E i cosiddetti amici e
familiari? Apparentemente sembrano preoccupati per lei, ma in realtà ciò che li
assilla è invariabilmente il desiderio di apparire, di avere pubblicità o di
non essere danneggiati dalla sua scomparsa. L’esempio lampante è fornito
proprio dall’uomo che Giada avrebbe dovuto incontrare quella sera: quando si
accorge che Giada non risponde né al cellulare né al citofono, non pensa di
dare l’allarme, ma la maledice perché è
come tutte le altre e se ne torna beato alla sua bella villa, con la moglie
servizievole, i figli e la pasticceria dove fa colazione ogni mattina.
Beh, vi ho detto molto, è vero, ma vi consiglio di leggere
questo libro perché fa riflettere sul nostro mondo così iperinformato, sempre
alla ricerca della notizia bomba, ma distratto dai particolari importanti, dalla
verità e poco attento alla vita delle persone, quella vera, non quella dei
rotocalchi e dei pettegolezzi da bar. Credo, poi, che lo stile della Baresani
dia quel tocco di disillusione che rende il tutto più drammaticamente reale.
Opera recensita: “Il sale rosa dell’Himalaya” di Camilla
Baresani
Editore: Bompiani, 2014
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Milano
Pagine: 179
Consigliato: sì.
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