Sinossi:
A Castle Rock, una sonnolenta cittadina del Maine, la vita
scorre sui soliti binari. Cujo, il docile San Bernardo del meccanico, scorrazza
libero per la campagna, finché una notte il suo padroncino, aprendo la porta
del ripostiglio, non vede emergere dalle tenebre due occhi infuocati. Chi è la
creatura diabolica che da quel momento comincia a seminare ovunque terrore e
desolazione? È forse Cujo che, diventato idrofobo, si è trasformato
nell'incarnazione stessa del male?
Non senza imbarazzo, confesso che questo è il primo libro di
King che leggo. Finora i suoi romanzi hanno sempre suscitato in me una certa
diffidenza reverenziale mista ad un poco celato terrore… era come se fossi
consapevole del fatto che leggerli non sarebbe stata proprio una passeggiata. E
infatti non mi sbagliavo: questo primo romanzo, Cujo, non ha smentito i miei timori
iniziali, ma ciò che mi ha piacevolmente colpita è stato il fatto che questo
terrore mi sia piaciuto. Mi sono piaciuti gli autentici brividi che l’orribile
storia di Donna e Tad mi ha fatto provare.
Chi sono Donna e Tad? E chi è Cujo? Eh, avete ragione, forse
è meglio partire dall’inizio.
Una notte di giugno del 1980 il quattrenne Tad Trenton viene
svegliato dall’impellente stimolo di fare pipì e, una volta a letto, vede due
occhi fiammeggianti emergere dal suo armadio, nel buio della sua stanza. Il
mostro rivela a Tad di essere l’incarnazione di Frank Dodd, il poliziotto che
pochi anni prima aveva scosso la tranquilla cittadina uccidendo diverse
persone. I genitori, Donna e Vic, prontamente accorsi alle sue urla di terrore,
non vedono nessun mostro e non gli credono, ma ben presto cominciano ad accadere
strane cose in casa. Poco tempo dopo questa strana storia Vic, il padre di Tad,
parte per un viaggio di lavoro molto importante e lascia Donna e Tad da soli.
La Pinto di Donna ha qualche problema così la donna la porta all’officina di Joe
Camber, un burbero meccanico che vive fuori città. E’ così che Donna e Tad
incontreranno Cujo, il grande Sanbernardo di cento chili da tutti descritto
come un cane docilissimo, ma che, per effetto della rabbia, si trasformerà in
un mostro crudele e spietato che ucciderà quattro persone. Cujo è da cinque anni
con Brett, il figlio del meccanico, ma appare chiaro tra le righe che nella sua
vita precedente era proprio Frank Dodd, morto a Castle Rock esattamente cinque
anni prima. L’estenuante duello di nervi che Donna Trenton ingaggia con la
bestia è tanto straziante quanto coinvolgente: non si può fare a meno di stare
incollati alle quasi quattrocento pagine di questo romanzo provando un misto di
sensazioni: orrore, paura, angoscia crescente, partecipazione per il dolore di
Vic e per l’ansia di Donna, affetto e tenerezza per il piccolo Tad,
comprensione per Charity, la moglie di Joe Camber e un costante, crescente
brivido che gela il corpo ad ogni assalto del cane-mostro, nonostante la
torrida estate descritta da King. La canicola estiva è un elemento importante
nell’evolversi di tutta la storia: è quel dettaglio che fa da collante,
accomunando e spiegando tutte le situazioni, le scelte, a dirittura i pensieri.
Il tutto è condito da una scrittura magistrale, una suspense sapientemente
dosata, con momenti di autentico panico alternati a pagine di calma piatta,
ricordi, considerazioni che non fanno altro che accrescere la curiosità. Lettura
assolutamente consigliata a chi non abbia paura di affrontare i mostri che
attaccano dall’esterno ma soprattutto quelli che si annidano dentro di noi,
nelle nostre paure ed insicurezze.
Opera recensita: “Cujo” di Stephen King
Editore: Sperling Paperback 1992
Genere: horror, fantasy
Ambientazione: Castle Rock (Maine, Stati Uniti) 1980
Pagine: 376
Consigliato: sì.
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