Sinossi:
"E' il rendiconto psicologico di un delitto. Un
giovane, che è stato espulso dall'Università e vive in condizioni di estrema
indigenza, suggestionato,
per leggerezza e instabilità di concezioni, da alcune strane
idee non concrete che sono nell'aria, si è improvvisamente risolto a uscire
dalla brutta situazione.
Ha deciso di uccidere una vecchia che presta denaro a
usura..." (Dostoevskij).
Comincerei col dire che questa “recensione” non ha alcuna
pretesa di esaustività o completezza: si tratta solo del mio personale e
modesto commento ad un’opera fondamentale per la letteratura russa e, oserei
dire, mondiale.
“Delitto e castigo” è, come ci spiega lo stesso Dostoewskij,
il racconto dettagliato delle vicende accadute al giovane Raskolnikov, ex
studente, ridotto all’indigenza dalla mancanza di denaro e di lavoro, oppresso
dall’aura protettiva della madre e della sorella e per di più misantropo. Per
uscire dalla sua condizione di uomo ordinario e per elevarsi a quella di uomo
straordinario, Raskolnikov decide di uccidere una vecchia usuraia che vive
delle altrui sventure. Raskolnikov si prefissa di liberare la società da questo
“pidocchio” e di donare il suo oro agli altri, così porta a termine con
successo il suo piano delittuoso, uccidento fortuitamente anche la sorella
della vecchia, sopraggiunta durante l’omicidio. Da questo momento Raskolnikov
vive tra il senso di colpa e la strenua e lucida difesa di sé, tra la
misantropia e il bisogno di verità e giustizia anche nei rapporti con chi lo
circonda. Dopo un lungo travaglio interiore gli eventi e le riflessioni lo inducono
a costituirsi per scontare il suo castigo e la sua condanna.
Creando il personaggio di Raskolnikov, Dostoewskij ha voluto
rappresentare la condizione (per nulla inconsueta) di un uomo, un giovane, che si
dibatte tra il proprio io che vuole emergere ed affermarsi come straordinario e
le rigide convenzioni di una società che lo vorrebbe stretto tra studio, lavoro
e famiglia condannandolo all’ordinarietà. Con un incedere a tratti lento ed
angosciante ed a tratti guizzante e vivo, l’autore ripercorre il travaglio
psicologico, umano e concreto di quest’uomo che mai, fin quasi alla fine del
romanzo, si ritiene colpevole: egli ha ucciso la vecchia e sua sorella, ma non
vuole che quest’azione si definisca delitto giacché egli ha liberato la società
da un peso. E infatti riflette che forse ciò che è considerato sbagliato è solo
un fattore estetico: se egli avesse ucciso con le bombe forse sarebbe stato
giustificato ed in questo si vede la sua critica alla società ed alla giustizia
che punisce lui, uomo “superiore” e non chi fa la guerra. Così Raskolnikov è
ossessionato da questi pensieri, da queste idee fisse, intrappolato nella
condizione che con l’omicidio lui stesso ha creato, ed oscilla costantemente
tra delirio e folle lucidità.
Ma in questo lungo romanzo, uno dei maggiori di Dostoewskij,
non c’è solo Raskolnikov: sono tanti i personaggi che in vario modo incidono sulla
storia e sulle decisioni del giovane. Ci sono la madre e la sorella, ci sono i
due diversi ma entrambi abietti pretendenti di quest’ultima, ci sono gli amici
(o presunti tali) di Raskolnikov e poi c’è Sonja, personaggio di infinita
dolcezza, con la quale Raskolnikov si confiderà e che arriverà ad amare. E poi
c’è un ultimo messaggio che l’autore vuole lasciarci: il libro non si chiude
con la condanna di Raskolnikov a scontare il castigo, anzi nelle ultime pagine
si avverte chiaramente la possibilità di una rinascita, di una riapertura alla
vita, di un passaggio dalla colpa all’espiazione.
Per concludere… Questo è un libro importante che mi è piaciuto
molto. Personalmente non riesco ad inserirlo nei miei libri preferiti ed
ancora, a lettura ultimata, non me ne spiego la ragione. Resta il fatto che “delitto
e castigo” fa parte dei capisaldi della letteratura e dovrebbe starsene lì,
nella libreria di ognuno di noi, con i segni visibili delle ore impiegate per
leggerlo: è un libro che va vissuto, letto e riaperto a distanza di tempo perché
ci sarà sempre qualcosa che ci è sfuggito, una riflessione nuova che non
avevamo fatto… è sempre così coi grandi libri, o almeno, io la penso così.
Al di là della mia opinione… non lasciatevi intimorire dal
numero di pagine e leggetelo se ancora non l’avete fatto.
Opera recensita: “delitto e castigo” di Fedor Dostoewskij
Editore: Einaudi, ed. 2005 (prima pubblicazione 1866)
Genere: letteratura russa
Ambientazione: San Pietroburgo
Pagine: 655
Prezzo: 13,50 €
Consigliato: sì.
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