Sinossi:
Elisa Springer aveva
ventisei anni quando venne arrestata a Milano, dove era stata mandata dalla
famiglia per cercare rifugio contro la persecuzione nazista, quindi fu
deportata a Auschwitz il 2 agosto 1944. Salvata dalla camera a gas dal gesto
generoso di un Kapò, Elisa sperimenta l'orrore del più grande campo di
sterminio. Eppure conserva il desiderio di vivere e una serie di fortunate
coincidenze le consentiranno di tornare prima nella sua Vienna natale e poi in
Italia. Da questo momento la sua storia cade nel silenzio assoluto, la sua vita
si normalizza nasce un figlio e proprio la maternità è il segno della riscossa.
È per lui che Elisa ritrova le parole che sembravano perdute per raccontare il
suo dramma.
Commento:
A24020. E' questo il numero che per molti anni Elisa
Springer ha cercato di nascondere all'indifferenza, alla derisione, al
negazionismo degli altri. E' il numero, marchiato a fuoco sulla sua pelle, che
testimonia la sua appartenenza ad un popolo, gli ebrei, ad un credo religioso,
che l'ha portata – tra il 1944 e il 1945 – a vivere l'esperienza devastante dei
lager dai quali, un anno dopo, denutrita, ammalata, ma viva, è riuscita ad
uscire… e vivere è stato, per tutto il tempo e davanti ad ogni genere di
soprusi, crudeltà, disumanità, il suo unico obiettivo, la cosa più importante.
A squarciare il velo di silenzio sul dramma di una vita sarà,
cinquant'anni dopo i fatti, proprio la curiosità dell'uomo che Elisa mai
avrebbe sperato di conoscere: suo figlio. E proprio ai figli, ai ragazzi, Elisa
Springer dedica questo libro: con loro si apre e si chiude il suo racconto in
una speranza che è quasi certezza, quella che ciò che è accaduto, grazie a loro
che ne portano l'eredità, non sarà dimenticato, nonostante ancora oggi vi sia
chi nega la sofferenza, la morte, la devastazione dell'Olocausto.
Elisa Springer ci racconta la sua storia con i toni sobri,
ma decisi di chi ha visto la morte in faccia, di chi ha visto morire cari e
sconosciuti e non vuole la pietà di nessuno, ma non ammette l'oblio. Con
scrittura elegante, ordinata, sobria e implacabile questa donna – al tempo
della scrittura quasi ottuagenaria – ci mette davanti alla realtà con lucidità,
senza orpelli o sentimentalismi: non ne ha bisogno, ciò che racconta fa il
resto.
Per me questo libro, indirettamente, ha un valore personale
inestimabile perché, quando frequentavo la scuola elementare, ebbi modo di
incontrare, ascoltare, parlare personalmente con Elisa Springer. Conservo ancora
vivido in mente il ricordo di quell'incontro che mi cambiò letteralmente la
vita: fu proprio in occasione della presentazione di questo libro che ebbi il
mio primo contatto – che ricevetti la mia prima lezione di vita – su ciò che fu
l'Olocausto. Ricordo ancora la voce, la forza, la carica di questa donna; da lì
è nato l'impegno e il coinvolgimento personale su questa particolare vicenda
storica che da allora è sempre vivo in me. Non avevo ancora mai avuto la
possibilità – o la forza – di leggere il libro: ora l'ho fatto ed ho rivissuto
sulla pelle l'emozione di quell'incontro; ho rifatto i conti con una parte di
me che, inspiegabilmente, si sente chiamata in causa ogni volta che si parla di
quest'argomento. Inutile dire che consiglio questa lettura breve, ma
intensissima, che rimarrà una delle più importanti della mia vita.
Opera recensita: "Il silenzio dei vivi" di Elisa
Springer
Editore: Marsilio, 1997
Genere: narrativa italiana/autobiografia
Ambientazione:
Austria-Germania-Italia-Polonia-Cecoslovacchia
Pagine: 124
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 10
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