Sinossi:
Questo apologo allegro e
scanzonato ha per protagonista la stravagante figura di una santa munita,
secondo la tradizione, di un mazzetto di fulmini: santa Barbara. Un bel giorno
la sua statua viene fatta trasportare dal Reconcavo a Bahia per una esposizione
d'arte sacra. Ma già durante il breve viaggio, su un peschereccio, la statua
comincia a dar segni di irrequietezza: per rimettere a posto alcune situazioni
che non le vanno a genio, al momento dell'attracco prende vita e, assunto
l'aspetto di Yansà, signora dell'uragano e della guerra, se ne va in giro per
le strade, seminando panico e raccogliendo reverenti omaggi. Siamo negli anni
della dittatura militare, e la sparizione della statua getta nello scompiglio
la polizia e la stampa.
Commento:
La statua di Santa Barbara, quella dei fulmini, è in viaggio
verso Bahia. La attende con trepidazione don Massimiliano Von Bruden, direttore
del museo di arte sacra, per inserirla come pezzo forte della sua mostra. Ma prima
dell'apertura della stessa, e poco importa lo scompiglio che creerà, la Santa
ha ben altri progetti, ha un lavoro da fare: ha un paio di situazioni da sistemare
fra i bahiani, deve aggiustare cose storte, portare il bene e insegnare la gioia
di vivere. E' per far questo che, appena sbarcata, prende vita e se ne va in
giro indisturbata nelle vesti non della Santa, ma della sua corrispondente
Orixa, regina del Candomblé, signora delle guerre e dei temporali. Va a trovare
le sue figlie, nipote e zia, Manela e Adalgisa, entrambe infelici e
intrappolate da convinzioni retrograde e fanatiche dalle quali l'Orixa deve
liberarle. E qui la incontriamo noi, fra i bahiani, in un carnevale di
situazioni familiari, lavorative, diatribe ecclesiastiche, gelosie e complotti…
toccherà a lei, in forma di Santa o di Orixa, sistemare tutto e far finire ogni
pena in una grande, fantasmagorica festa collettiva di liberazione, come accade
nella più tipica tradizione bahiana e brasiliana.
E, come in tutte le storie di Amado, i culti, le classi
sociali, le appartenenze si mescolano in una festa di tutti e per tutti, in una
fratellanza universale per le strade di questa Bahia capitale del sogno che, ad
ogni libro in più che leggo di quest'autore, sogno sempre più di visitare.
Chissà perché, quando si parla di Amado, si pensa sempre ai
"soliti" tre titoli – Gabriela, Dona Flor, Teresa Batista – e nessuno
nomina mai questa Santa Barbara dei fulmini, così potente nell'evocare una
cultura sfaccettata ed affascinante come quella brasiliana. Non si tratta di un
libro facile, perché, proprio come una danza indiavolata del Candomblé, si
passa da una storia all'altra in un carosello di esagerazione ed eccessi;
tuttavia pazienza se all'inizio il libro risulterà un po' confusionario,
pazienza se si farà fatica a districarsi tra i nomi di persone e quelli delle
divinità… sarà pur sempre emozionante tuffarsi in questo caleidoscopio di
vitalità.
Opera recensita: "Santa Barbara dei fulmini" di
Jorge Amado
Editore: Garzanti, prima ed. originale 1988
Genere: letteratura Sudamericana
Ambientazione: Brasile
Pagine: 381
Prezzo: 12,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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