Sinossi:
Lontano da casa narra il
dolore dell’esilio involontario e, al di là, la speranza e il coraggio di una
donna libera che fa sue le parole di Virginia Woolf: “Come donna, non ho paese.
Come donna il mio paese è il mondo intero”. Pinar Selek si è esercitata sin
dall’infanzia a respingere le pareti degli spazi, reali o immaginari, nei quali
ha vissuto. Tinto da mille sfumature poetiche il suo racconto esplora le
tensioni tra la nostalgia per il passato e l’attrazione per l’altrove. Evoca la
familiarità rassicurante della lingua e delle cose con le quali si è cresciuti,
l’audacia che spinge ad avventurarsi sempre più lontano, e lo sgomento di
fronte all’ignoto, dopo lo strappo brutale dagli esseri e dai luoghi. La
bellezza degli incontri, anche, e il piacere di tessere legami nei margini
immensi che si prendono gioco delle frontiere. “Se mi domandano come sto,
rispondo che resisto, che ho imparato a giocare con questi venti che all’inizio
mi hanno depistata. Ma che non posso avviarmi verso il luogo di cui parlo, il
paese che mi manca.” Vittima di un processo senza fine, che è in sé una forma
di tortura, ancora oggi Pinar Selek rischia una condanna all’ergastolo.
Commento:
Non saprei spiegare quale
forza, attrazione, richiamo mi abbia spinta verso questo libro. Da tempo
subisco il fascino della Turchia – Paese così misterioso, controverso e
ingannevole – ed ovviamente mi interessa la complessa situazione politica aggravatasi
negli ultimi anni. Ammetto, però, che non conoscevo assolutamente Pinar Selek.
Chi è? E' una donna forte, tenace, che ha saputo rialzarsi e resistere alle
continue vessazioni di chi l'ha allontanata dal suo Paese, dalla sua famiglia,
dalla sua amata casa. Da sempre militante ed attivista politica, sociologa e
scrittrice, nel 1998 Pinar Selek è stata accusata ingiustamente di aver messo
una bomba nel mercato delle spezie causando un'esplosione che invece fu
accidentale. Da allora è cominciato un lungo processo che sembra non avere mai
fine. Per piegarla, per spegnere la sua voce non sono bastate, però, la
prigione, le angherie, le minacce anche a famigliari, amici ed avvocati, le
continue assoluzioni e i continui ricorsi. Lontana dal suo Paese che cambia inesorabilmente
senza di lei, rifugiata politica in Francia, Pinar Selek non smette di parlare,
di raccontare la Turchia, la sua bellezza ma anche i soprusi, le rivolte, la
ribellione di chi non ci sta a farsi sottomettere. Lo fa con i suoi libri, le
interviste, i collettivi di sostegno dei quali fanno parte persone comuni,
intellettuali, scrittori di tutto il mondo, anche turchi. Lontano da casa è la
sua ultima fatica, come sempre pubblicata in Italia da Fandango, e racchiude un
suo scritto potente ed appassionato nel quale si sofferma sul significato
profondo del termine "casa", sull'esperienza politica e sulle
difficoltà di adattarsi all'esilio: per resistervi Pinar ha fatto sue le parole
di Virginia Woolf, "Come donna, non ho paese. Come donna, il mio paese è
il mondo intero". Nel libro vi sono anche una lettera di Pinar e alcuni
cenni biografici utili a capire – almeno in parte – cos'è stata la sua vita
fino ad oggi.
Una lettura breve, ma
intensissima che trasmette tutta la forza di chi lotta per ciò in cui crede,
anche rischiando la vita e la libertà. Davvero consigliato.
Opera recensita: "Lontano
da casa" di Pinar Selek
Editore: Fandango libri,
2019
Genere: autobiografico, testimonianza
Ambientazione: Turchia-mondo
Pagine: 72
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
Nessun commento:
Posta un commento