Sinossi:
Siamo in una città del Nord
Italia, durante le feste di fine anno a cavallo del millennio. Rachele Luzzatto
è la figlia unica di una facoltosa famiglia ebraica. Curiosa e irrequieta,
spiazzante osservatrice capace con i suoi commenti di ribaltare i luoghi comuni
degli adulti, Rachele è però piuttosto confusa riguardo alla propria identità.
Da un lato, per prepararsi alla cerimonia del suo Bat Mitzvah, deve impegnarsi
nello studio della lingua ebraica, delle preghiere e dei precetti. Dall’altro,
i suoi insegnanti la reputano adatta a interpretare il ruolo della Vergine
Maria nella recita di Natale. A Rachele piacerebbe partecipare con i suoi
compagni di scuola alla rappresentazione, peccato che il padre la pensi
diversamente. Convinto della sua fede e dei suoi principî, il padre di Rachele
non può accettare che la ragazzina impersoni proprio «la madre di Dio». Ma le
ferme idee del padre non sono le uniche ad affollare (e disorientare) i
pensieri di Rachele negli anni cruciali per la sua formazione. Ci sono i racconti,
avventurosi e terribili insieme, del nonno paterno, spacciatosi per prete in un
paesino di mare, per sopravvivere alle persecuzioni durante la seconda guerra
mondiale; le convinzioni della nonna materna, atea dichiarata, o la fervente
fede di suo marito, cattolico devoto. Quando poi, in quegli stessi giorni di
festa e confusione, viene diagnosticata al padre una grave malattia, le
inquietudini e le domande di Rachele diventano gli universali interrogativi di
ogni essere umano di fronte al mistero. Con La figlia unica Yehoshua
ci conduce con brio e freschezza a una protagonista e a un luogo insoliti per
la sua produzione letteraria. È la prima volta che il grande scrittore
israeliano ambienta una storia in Italia, un paese con cui ha una relazione speciale,
e di cui si sente quasi «cittadino onorario». E come sempre, le sue parole sono
le chiavi giuste per spalancare le gabbie dell’identità e dell’appartenenza.
Commento:
Quante volte, davanti al candore delle domande dei più
piccoli, abbiamo tirato in ballo la locuzione "l'innocenza dei bambini"?
Quante volte ci ha stupito il loro continuo chiedere "Perché"? La
protagonista di questo libro non è più nell'età dei "Perché"
instancabili e insuperabili, lei di anni ne ha undici, ma non ha ancora perso
quel candore, quell'innocenza che la porta ad indagare, ad approfondire le cose
che non le sono chiare e che gli adulti vorrebbero spacciare per verità
assolute. Lei si chiama Rachele Luzzatto, frequenta le scuole medie in una
città del Nord Italia e viene da un'importante famiglia di avvocati ebrei. Lei
stessa è ebrea, si sta preparando al Bat
Mitzvah, la cerimonia che segnerà il suo passaggio all'età della
responsabilità, perciò studia la lingua e la cultura ebraica con impegno ed
applicazione. Ma Rachele è una ragazzina intelligente, spigliata, anche
giudiziosa ed assennata, ma soprattutto curiosa, perciò non capisce perché il
padre sia contrario a che lei prenda parte alla recita scolastica nel ruolo
della Madonna. Gli insegnanti vorrebbero che quel ruolo fosse suo perché è
brava, ha una bella voce e i riccioli, ma suo padre non sente ragioni, non
vuole che sua figlia, un'ebrea, rappresenti la madre di Dio. Da qui cominciano
le tante domande che, durante le vacanze di Natale del 2000, Rachele pone a se
stessa ed alla sua sgangherata e confusionaria famiglia. Come reagisce, una
ragazzina sballottata e divisa fra più culture, a una tale quantità di
sollecitazioni spesso contraddittorie? Reagisce tirando fuori una bella
personalità – anche prima dei suoi coetanei – e soprattutto attraverso il
buonsenso. È proprio ragionando con la sua testa che Rachele trova le risposte
che gli adulti, troppo presi dal difendere le loro posizioni più per partito
preso che per idee acquisite, non sanno o non vogliono darle. E questa
ragazzina trova – a suo modo - risposte provvisorie anche a cose molto più
grandi di lei come quell'"appendice" che suo padre da poco ha dentro
la testa e che potrebbe portarglielo via. Le dicono di essere forte, ma non le
spiegano perché. E allora Rachele capisce, sa che dovrà fare come sempre: farsi
un'idea e ragionare con la sua testa, perché a volte quella degli adulti è
troppo ingombra e fa fatica a ruotare nel modo giusto. E chissà che anche noi,
in fondo, non possiamo prendere spunto da questa ragazzina così piccola eppure
tanto sicura di sé. Lo stile di scrittura di Yehoshua non mi ha convinto né
colpito granché, ma il messaggio fa molto, molto riflettere.
Opera recensita: "La
figlia unica" di Abraham B. Yehoshua
Editore: Einaudi, 2021
Traduttore: Alessandra
Shomroni
Genere: narrativa
Ambientazione: Italia
Pagine: 168
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.
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