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giovedì 16 dicembre 2021

RECENSIONE: ABRAHAM B. YEHOSHUA - LA FIGLIA UNICA

Sinossi:

Siamo in una città del Nord Italia, durante le feste di fine anno a cavallo del millennio. Rachele Luzzatto è la figlia unica di una facoltosa famiglia ebraica. Curiosa e irrequieta, spiazzante osservatrice capace con i suoi commenti di ribaltare i luoghi comuni degli adulti, Rachele è però piuttosto confusa riguardo alla propria identità. Da un lato, per prepararsi alla cerimonia del suo Bat Mitzvah, deve impegnarsi nello studio della lingua ebraica, delle preghiere e dei precetti. Dall’altro, i suoi insegnanti la reputano adatta a interpretare il ruolo della Vergine Maria nella recita di Natale. A Rachele piacerebbe partecipare con i suoi compagni di scuola alla rappresentazione, peccato che il padre la pensi diversamente. Convinto della sua fede e dei suoi principî, il padre di Rachele non può accettare che la ragazzina impersoni proprio «la madre di Dio». Ma le ferme idee del padre non sono le uniche ad affollare (e disorientare) i pensieri di Rachele negli anni cruciali per la sua formazione. Ci sono i racconti, avventurosi e terribili insieme, del nonno paterno, spacciatosi per prete in un paesino di mare, per sopravvivere alle persecuzioni durante la seconda guerra mondiale; le convinzioni della nonna materna, atea dichiarata, o la fervente fede di suo marito, cattolico devoto. Quando poi, in quegli stessi giorni di festa e confusione, viene diagnosticata al padre una grave malattia, le inquietudini e le domande di Rachele diventano gli universali interrogativi di ogni essere umano di fronte al mistero. Con La figlia unica Yehoshua ci conduce con brio e freschezza a una protagonista e a un luogo insoliti per la sua produzione letteraria. È la prima volta che il grande scrittore israeliano ambienta una storia in Italia, un paese con cui ha una relazione speciale, e di cui si sente quasi «cittadino onorario». E come sempre, le sue parole sono le chiavi giuste per spalancare le gabbie dell’identità e dell’appartenenza.

 

Commento:

Quante volte, davanti al candore delle domande dei più piccoli, abbiamo tirato in ballo la locuzione "l'innocenza dei bambini"? Quante volte ci ha stupito il loro continuo chiedere "Perché"? La protagonista di questo libro non è più nell'età dei "Perché" instancabili e insuperabili, lei di anni ne ha undici, ma non ha ancora perso quel candore, quell'innocenza che la porta ad indagare, ad approfondire le cose che non le sono chiare e che gli adulti vorrebbero spacciare per verità assolute. Lei si chiama Rachele Luzzatto, frequenta le scuole medie in una città del Nord Italia e viene da un'importante famiglia di avvocati ebrei. Lei stessa è ebrea, si sta preparando al Bat Mitzvah, la cerimonia che segnerà il suo passaggio all'età della responsabilità, perciò studia la lingua e la cultura ebraica con impegno ed applicazione. Ma Rachele è una ragazzina intelligente, spigliata, anche giudiziosa ed assennata, ma soprattutto curiosa, perciò non capisce perché il padre sia contrario a che lei prenda parte alla recita scolastica nel ruolo della Madonna. Gli insegnanti vorrebbero che quel ruolo fosse suo perché è brava, ha una bella voce e i riccioli, ma suo padre non sente ragioni, non vuole che sua figlia, un'ebrea, rappresenti la madre di Dio. Da qui cominciano le tante domande che, durante le vacanze di Natale del 2000, Rachele pone a se stessa ed alla sua sgangherata e confusionaria famiglia. Come reagisce, una ragazzina sballottata e divisa fra più culture, a una tale quantità di sollecitazioni spesso contraddittorie? Reagisce tirando fuori una bella personalità – anche prima dei suoi coetanei – e soprattutto attraverso il buonsenso. È proprio ragionando con la sua testa che Rachele trova le risposte che gli adulti, troppo presi dal difendere le loro posizioni più per partito preso che per idee acquisite, non sanno o non vogliono darle. E questa ragazzina trova – a suo modo - risposte provvisorie anche a cose molto più grandi di lei come quell'"appendice" che suo padre da poco ha dentro la testa e che potrebbe portarglielo via. Le dicono di essere forte, ma non le spiegano perché. E allora Rachele capisce, sa che dovrà fare come sempre: farsi un'idea e ragionare con la sua testa, perché a volte quella degli adulti è troppo ingombra e fa fatica a ruotare nel modo giusto. E chissà che anche noi, in fondo, non possiamo prendere spunto da questa ragazzina così piccola eppure tanto sicura di sé. Lo stile di scrittura di Yehoshua non mi ha convinto né colpito granché, ma il messaggio fa molto, molto riflettere.

 

Opera recensita: "La figlia unica" di Abraham B. Yehoshua

Editore: Einaudi, 2021

Traduttore: Alessandra Shomroni

Genere: narrativa

Ambientazione: Italia

Pagine: 168

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

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