simposio lettori copertina

simposio lettori copertina

martedì 21 marzo 2017

RECENSIONE: ORHAN PAMUK - IL MUSEO DELL'INNOCENZA


Sinossi:

Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una

commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso.

Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque radicati i valori tradizionali

(e anche un certo opportunismo). Così si fidanza e perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che

non gli dà tregua, trascura gli affari e alla fine scioglie il fidanzamento. Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun

tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie

un'infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini... Poterli guardare, assaggiare, toccare è spesso la

sua unica fonte di conforto. E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell'innocenza,

destinato a rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri. La storia di un'incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno sguardo ora

severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua contraddittoria borghesia.

 

Commento:

 

Quando entra nella boutique Champs élisés per comprare una borsa per la fidanzata Sibel, nella primavera del 1975, il trentenne Kemal Basmaci capisce subito che nulla sarà più come prima: è stato letteralmente folgorato dalla visione di Füsun, la commessa diciottenne del negozio che, oltre ad essere una sua lontana parente quasi dimenticata, ben presto diventerà la sua amante.

Nella primavera di quegli anni Füsun e Kemal vivono momenti felici nella clandestinità di ore rubate in un appartamento pieno di vecchi ricordi d’infanzia. I due amanti sono coscenti del sentimento fortissimo ed inevitabile che stanno vivendo, ma quando Kemal si fidanza ufficialmente con Sibel, Füsun scompare dalla sua vita. Il sentimento che invade il corpo, il cuore e l’anima del giovane, però, non accenna a scomparire e ben presto si trasforma in una vera e propria ossessione, in una malattia difficile da ignorare. Quando appare chiaro che Kemal non guarirà da questo amore, la sua fidanzata Sibel rompe il fidanzamento e l’uomo, sempre più preda di atroci sofferenze che allevia solo a contatto con gli oggetti precedentemente toccati da Füsun, si chiude in un inesorabile e degradante isolamento. Quando finalmente ritrova la sua amata e si propone di chiedere la sua mano, però, scopre che la ragazza nel frattempo ha dovuto sposarsi. Invece di allontanarsi da lei, Kemal, al quale basta anche solo vederla per stare meglio, instaura un’assidua frequentazione con la sua famiglia e la sua casa, che durerà ben otto anni. Quando, dopo tanta paziente e costante attesa, le cose sembrano finalmente andare per il verso desiderato, la vita di Kemal e Füsun subisce un’ultima, definitiva scossa ed i due non riusciranno a conservare la felicità tanto agognata che stavano cercando di costruirsi. Kemal, però, non si rassegna e, se non potrà più avere la sua Füsun, vuole che tutti possano conoscere la loro storia, che tutti vivano il suo amore per Füsun, gli oggetti della quotidianità, le locandine dei film, le foto delle strade in cui sono stati. Così crea il museo dell’innocenza e commissiona ad Orhan Pamuk la scrittura di un romanzo, di questo romanzo.

Pamuk scrive la storia di Kemal in prima persona, come se fosse proprio il protagonista a parlare, e lo fa in modo assolutamente realistico e partecipato. La terza protagonista di questa storia, oltre ai due innamorati, è poi la meravigliosa città di Istanbul che ha un ruolo fondamentale nella vita di Kemal, Füsun e gli altri personaggi, una città in bilico fra tradizione e modernità, in cui le contraddizioni fra oriente ed occidente sono vive e pregnanti nella vita di ognuno. Istanbul, con il suo fascino e la sua storia, è lo sfondo perfetto per un amore profondo, travagliato, struggente ed appassionato come quello vissuto da Kemal.

Le sensazioni che emergono da questo libro sono diverse ed anch’esse contraddittorie: troviamo fascino per le descrizioni di Istanbul e della vita in questa città; troviamo apatia, noia ed a tratti strazio per i tanti (troppi) momenti di attesa ed imbarazzo vissuti da Kemal negli otto anni di frequentazione della casa di Füsun; troviamo la sofferenza autentica vissuta da quest’uomo innamorato e combattuto fra la felicità e la colpa. Tutto questo in un racconto dettagliatissimo di trentaquattro anni di vita, attraverso i quali Kemal ci guida raccontandoci i momenti salienti ma anche quelli più comuni, ordinari o apparentemente insignificanti, con estrema venerazione di Füsun, del suo amore per lei e persino della sua sofferenza, talvolta sfiorando anche il ridicolo, l’umiliazione, la pedanteria.

Leggere questo libro per me è stata un’esperienza lunga ed estenuante. Non posso assolutamente dire che non mi sia piaciuto, non direi la verità… ma ho vissuto ogni pagina di questo romanzo sin troppo intensamente, interiorizzando e talvolta portando all’estremo le sensazioni che ne sgorgavano: ho provato dentro di me gran parte delle sensazioni descritte dal protagonista, la sofferenza, l’apatia, la pena per le umiliazioni… perciò lo consiglio, anche se credo che non lo rileggerò più, anche perché arrivare alla fine è stato oltremodo sfiancante, vista la quantità di emozioni scatenate. Però un pregio che devo riconoscere a questo romanzo è quello di avermi fatto amare ancora di più una città che mi affascina da sempre e che vorrei tanto visitare: Istanbul, la città che nel suo nome racchiude un’esperienza di vita totalizzante.

Non avevo mai letto nulla di Pamuk, ma ora anch’io riconosco l’amore che quest’autore nutre per la sua città, del quale avevo letto e che gli è valso un premio Nobel. Credo che, nonostante l’esperienza traumatica di questo bel libro, io e quest’autore ci rincontreremo… a voi non posso che augurare buona lettura.

 

Opera recensita: “Il museo dell’innocenza” di Orhan Pamuk

Editore: Einaudi, 2009

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Istanbul-Turchia

Pagine: 585

Prezzo: 24,00 €

Consigliato: sì.

 

Nessun commento:

Posta un commento