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domenica 7 maggio 2017

RECENSIONE: SUSAN ABULHAWA - OGNI MATTINA A JENIN


Sinossi:

Un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il "Cacciatore di aquiloni" ha fatto per l'Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza

la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione

di "senza patria". Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l'abbandono della casa dei suoi antenati

di 'Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo

rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda

la storia di Amal: l'infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per

preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi,

si snoda nell'arco di quasi sessant'anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c'è la

tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta.

L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

Il romanzo era stato pubblicato nel 2006 con il titolo Nel segno di David.

 

Commento:

Forse non è bello da dire, ma prima di sedermi a scrivere queste righe ho dovuto uscire, fare una passeggiata e riprendere il contatto con l’oggi staccandomi dalla storia quel tanto che basta per rifletterci. “Ogni mattina a Jenin” è un libro che mi ha scosso molto perché racconta, in modo assolutamente realistico, delicato e struggente, la storia di oltre cinquant’anni di angherie e soprusi perpetrati da Israele alla Palestina. O forse dovrei dire “dagli ebrei agli arabi, ai palestinesi”! Perché il responsabile di tante vite perdute, della distruzione di un popolo, dell’escalation di violenza e terrore che ne è seguita, è sia lo Stato di Israele, sia coloro che lo hanno creato: gli ebrei. Ebbene sì, proprio coloro che avevano subito gli orrori della persecuzione nazista, tornati in patria reclamarono con la forza una terra che era già d’altri, scacciando barbaramente chi vi abitava ed appropriandosi di terre, beni e case e distruggendo vite, sogni, progetti, sacrifici. E non fu un episodio isolato: l’oppressione dei palestinesi non si limitò al 1948, ma dura ancora oggi!

E’ di questo che parla questo libro: racconta la storia di un villaggio sottratto nel 48 ai suoi abitanti che trovarono rifugio a Jenin. Jenin divenne un campo profughi dal quale quelle famiglie non andarono più via, o se lo fecero era per combattere e non tornare comunque. In quest’ambiente fatto di tende, strade d’argilla, distruzione e rinascita nasce e cresce Amal, intrepida, coraggiosa, ma anche fragile e chiusa, segnata da sofferenza e perdita. Amal ci racconta la sua storia e quella della sua famiglia, dapprima con una certa leggerezza apparente, quasi con l’indifferenza dettata dall’abitudine, poi man mano che cresce, con sempre maggiore partecipazione ed indignazione. E’ una storia triste, ma affascinante, dalla quale sarà difficile staccarsi e soprattutto restare indifferenti. Alcuni passi sono davvero toccanti e fanno comprendere bene cosa abbiano dovuto subire i profughi, i “senza patria” i rifiutati dalla terra. Un libro ben scritto, appassionante e scorrevole, almeno nella prima parte, straziante nella seconda. Una lettura che va affrontata come vanno affrontati tutti i problemi e gli orrori del mondo. Consigliato a tutti, perché non eccessivamente sdolcinato né freddo o impostato. E’ una storia di vita e di morte, di distruzione e speranza, di amore, amicizia, fratellanza ed anche di guerra… è una storia di eternità.

 

Opera recensita: “Ogni mattina a Jenin” di Susan Abulhawa

Editore: Feltrinelli, 2011

Genere: romanzo storico-narrativa mediorientale

Ambientazione: Palestina-Stati Uniti

Pagine: 390

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì.

 

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