Sinossi:
Nella Persia del 1800 Tahirih Qurratu'l-Ayn è diversa da
tutte: nata in una famiglia benestante, è cresciuta "come un uomo",
libera di studiare e imparare.
Bellissima, sensibile e curiosa, scrive poesie e discute di
politica, proclama la dignità delle donne. La sua fama di poetessa e ribelle
("strega e puttana"
per chi ne ha paura) è ormai diffusa in tutto il Paese
quando, accusata di omicidio, fugge, tenendo in scacco la polizia dello Shah
come se potesse prevederne
le mosse. E quando infine viene catturata - dopo aver osato,
nell'attimo che la consegna alla Storia, togliersi il velo in pubblico - il suo
fascino e
la sua saggezza confondono i persecutori, scatenando l'amore
dello Shah e l'ira funesta di sua madre.
Commento:
Fughiamo da subito ogni dubbio. Questo libro non mi è piaciuto,
ha deluso molto le mie aspettative, non lo consiglio e me ne dispiaccio.
Mi dispiace soprattutto perché poteva essere l’occasione
giusta per raccontare una storia davvero troppo poco conosciuta, quella di una
donna sospesa tra realtà e mito, una donna diversa dalle altre in un contesto
culturale prettamente “maschio centrico”… ma non è stato così. Questa storia è
relegata nell’ultima parte del libro, soffocata fra intrighi politici, giochi
di potere, una miscellanea di eventi raccontati in modo altalenante e di punti
di vista che finiscono per intrecciarsi in un groviglio complicato del quale, a
dire il vero, avrei fatto a meno. Qui avrebbe dovuto essere raccontata la storia
della poetessa di Kasbyn, una ribelle, giudicata eretica, strega, puttana,
ammaliatrice, una donna coraggiosa ed indomita che alle donne che incontrò
insegnò a leggere se stesse, le proprie vite e quelle degli altri e a scriverne
perché rimanesse traccia di loro al mondo.
Invece ci ritroviamo a leggere il racconto frammentato degli
eventi occorsi durante la prigionia della poetessa nella casa del primo
notabile a Teheran, dal punto di vista di varie donne in qualche modo
coinvolte. Se pure questo libro avrebbe potuto essere utile a tracciare un
quadro della condizione femminile nella Persia ottocentesca, questo risulta
nebuloso e per nulla innovativo: non aggiunge né toglie nulla a ciò che
personalmente già conoscevo sulla condizione della donna nei Paesi islamici in
tempi relativamente antichi.
Per me una lettura deludente, dunque, su tutta la linea…
peccato, perché la storia della poetessa di Kasbyn sembra davvero interessante
e degna di attenzione.
Opera recensita: “La donna che leggeva troppo” di Bahiyyih
Nakhjavani
Editore: Bur, 2007
Genere: narrativa straniera-romanzo storico
Ambientazione: Persia (Iran) 1849-1896
Pagine: 426
Prezzo: 9,90 €
Consigliato: no
Voto personale: 5
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