Sinossi:
Enrico ha tagliato la gola
a un pescatore per un commento fuori luogo; Mario ha sparato al vicino perché
gli rubava la terra. Claudia doveva porre fine alle sofferenze di Lucia; Luisa
aveva tutte le ragioni per brindare con la madre, alla morte del padre. Un
tempo si chiamavano manicomi criminali, ora sono centri di recupero: ci
arrivano persone che non hanno ucciso per interesse o per calcolo, ma in preda
alla follia. Da dove vengono, cos'è scattato nella loro testa, e cosa pensano
ora, come vivono, al riparo dal mondo? Con delicatezza e immaginazione poetica,
senza facili morali e senza mai giudicare, Umberto Piersanti ha condensato in
queste pagine le loro storie.
Commento:
Dove si annida la follia? Da dove vengono quei gesti, quelle
azioni, quei comportamenti che senza colpoferire giudicheremmo "orribili",
"abietti", "innaturali"? Beh, vengono da vari posti, tutti
lontani e poco esplorati… vengono dagli abusi continui e dolorosi, vengono
dalle offese, dal disagio, dall'impotenza, dai desideri repressi, dalla voglia
di giustizia, una giustizia che non si trova nelle aule dei tribunali, ma che è
atavica e implacabile perché viene da dentro. E' da questo "dentro"
così oscuro e intricato che nascono il dolore, la ribellione, la rabbia; è da
lì che sgorgano quegli istinti che noi normali, noi superiori giudichiamo e
condanniamo inesorabili. Ma che cos'è, poi, la normalità? Non sarà forse la
scusa che accampa chi non ha il coraggio di assecondarli quegli istinti? Noi,
così pronti a storcere il naso, a bacchettare, a riempirci la bocca con
"non si fa", "è malato", "curatelo", "è
matto", "stia lontano da me", "è pericoloso", siamo
così sicuri che con questa realtà non entreremo mai in contatto? Sono queste
alcune delle domande che vengono naturali alla fine di questa lettura. E dopo
aver letto queste storie, vere per quanto rese meno crude dalla delicatezza
poetica e dall'immaginazione dell'autore, sarà decisamente più difficile
ergersi a giudici della perdizione altrui. Si può rendere, in qualche modo,
accettabile, plausibile, suggestiva, persino bella la miseria umana? Sì, si
può, è possibile: basta estraniarsi da sé, liberarsi da tutti i preconcetti, i
valori che crediamo cardini della nostra vita, e mettersi in ascolto. Basta
ascoltare le parole, captare i pensieri, allineare la mente, osservare con gli
occhi di coloro che hanno ucciso, ferito, sgozzato. E allora sì che si
percepirà la vita, anche quand'è spezzata, stracciata, scorticata, sarà ancora
vita. Ed ecco che si comprenderà la voglia di evasione, di libertà, d'amore, di
casa… ed ecco che, dopo le sbarre, l'umiliazione, l'offesa, quel luogo
accogliente da cui si vede il cielo e il mare lontano lontano, quella casa con
l'orto e i cavoli e l'insalata e le rose e le siepi di bosso e ligustro, non
sarà più un ospedale, ma un approdo di pace e tranquillità. Un libro non
semplice, ma necessario, perché il pregiudizio si sconfigge solo se si affronta…
e solo attraverso il contatto col dolore altrui si può restare, sempre e
comunque, persone.
Opera recensita: "Anime perse" di Umberto Piersanti
Editore: Marcos y Marcos, 2018
Genere: raccolta di racconti
Ambientazione: Alto Montefeltro, Marche, Italia
Pagine: 188
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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