Sinossi:
Isobel ha nove anni e il
suo compleanno si avvicina. Ma, come ogni volta, non ci saranno regali per lei.
C’è solo una cosa che fa volare Isobel lontano dalle rigide regole che la
famiglia le impone: leggere. Ma deve farlo di nascosto perché sua madre crede
che non sia un’attività adatta a una bambina, che dovrebbe limitarsi a
riordinare la casa e a preparare la cena. Isobel cresce alimentando la sua
passione segreta di notte, alla luce di una flebile candela.
Finché, a sedici anni, la sua vita non cambia radicalmente, quando è costretta a lasciare tutto, cercarsi un lavoro e una nuova sistemazione. È la prima volta che Isobel si scontra con il mondo. Con un mondo che non è solo la sua famiglia e il suo quartiere. È convinta di non avere gli strumenti per relazionarsi con gli altri. Le sembra di dire la cosa sbagliata, si sente fuori luogo. In fondo sua madre l’ha fatta sempre sentire così. Tanto che, quando incontra un gruppo di ragazzi che amano i libri come lei e passano le serate a discuterne, Isobel all’inizio rimane in silenzio. Ora che finalmente è in un contesto in cui può essere sé stessa, in cui può parlare liberamente di letteratura, ha paura. Ma piano piano le parole di Byron, Auden e Dostoevskij fanno breccia nelle sue insicurezze e le insegnano il coraggio di dire quello che pensa. Di far valere la propria opinione senza nascondere la cultura che si è costruita negli anni con le sue letture. Di aprire il cassetto in cui riposa il suo sogno. Il sogno di prendere una penna in mano e liberare quel flusso di parole che ha trattenuto per troppo tempo. Perché anche per una donna tutto è possibile.
Finché, a sedici anni, la sua vita non cambia radicalmente, quando è costretta a lasciare tutto, cercarsi un lavoro e una nuova sistemazione. È la prima volta che Isobel si scontra con il mondo. Con un mondo che non è solo la sua famiglia e il suo quartiere. È convinta di non avere gli strumenti per relazionarsi con gli altri. Le sembra di dire la cosa sbagliata, si sente fuori luogo. In fondo sua madre l’ha fatta sempre sentire così. Tanto che, quando incontra un gruppo di ragazzi che amano i libri come lei e passano le serate a discuterne, Isobel all’inizio rimane in silenzio. Ora che finalmente è in un contesto in cui può essere sé stessa, in cui può parlare liberamente di letteratura, ha paura. Ma piano piano le parole di Byron, Auden e Dostoevskij fanno breccia nelle sue insicurezze e le insegnano il coraggio di dire quello che pensa. Di far valere la propria opinione senza nascondere la cultura che si è costruita negli anni con le sue letture. Di aprire il cassetto in cui riposa il suo sogno. Il sogno di prendere una penna in mano e liberare quel flusso di parole che ha trattenuto per troppo tempo. Perché anche per una donna tutto è possibile.
Commento:
Nella sua vita, Isobel ha imparato presto che, oltre ai
canonici dieci, esiste anche un undicesimo comandamento: Non essere diverso.
Lei diversa lo è, o pensa di esserlo, perché da sempre l'hanno fatta sentire
così, diversa, inadeguata, inferiore, sbagliata. La prima a perpetrarle questo
torto imperdonabile è stata proprio sua madre, una madre che – sì, è
possibilissimo – odiava profondamente sua figlia e non faceva niente per
nascondere i suoi sentimenti. Una madre il cui odio luccicava ardente e vivo
negli occhi lucidi e spietati; una madre che faceva di tutto per denigrare ed
umiliare sua figlia preferendole, sempre e comunque, la sorella. Una figlia,
Isobel, che della vita conosce poco o nulla, una bambina diventata grande in
fretta, come infretta apprese la calma interiore, la "grazia divina";
una figlia con un'unica, insopprimibile passione: la lettura. Isobel leggeva
ovunque, qualsiasi cosa, in modo compulsivo ma a suo modo metodico; era molto
avanti nelle letture rispetto alla sua età. Una passione questa, che la giovane
deve alimentare di nascosto, quasi fosse un reato, un qualcosa di cui
vergognarsi. Non va meglio neanche quando Isobel cambia casa, trasferendosi in
un pensionato e cominciando a lavorare. Ma un pomeriggio ecco la svolta: nel
caffè in cui si è seduta a leggere Isobel, arriva un gruppo di giovani che
discute di libri e poesia e lo fa apertamente, senza nascondersi. Allo shock
iniziale Isobel reagisce dapprima con timida titubanza, poi si avvicina con una
scusa e poi viene inglobata nel gruppo senza troppi giri di parole. Sarà questo
cambiamento che le darà la forza e la spinta, molti anni dopo, di provare a
perseguire il suo sogno, quello di scrivere, quello di mettere su carta la sua
"fabbrica di parole".
La lettrice testarda è un libro scomodo, che non ha paura di
affrontare in modo elegante tematiche spinose. È un libro di cui parlare, un
libro su cui discutere, un libro su cui riflettere. Sono tanti gli spunti che
Amy Witting ci fornisce con prosa intima e sicura, a cominciare dall'esitazione
nell'accettare l'emancipazione femminile, ai rapporti non idilliaci tra
genitori e figli, alla letteratura e alla sua importanza nel delineare la via
della conoscenza e della comprensione della realtà. Pubblicato per la prima
volta nel 1989, La lettrice testarda è un libro da leggere, assolutamente.
Opera recensita: "La lettrice testarda" di Amy
Witting
Editore: Garzanti, 2020 (prima ed. originale, 1989)
Ambientazione: non definita, probabilmente Australia
Pagine: 176
Prezzo: 16,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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