Sinossi:
Premio
Strega e Premio Campiello Opera Prima 2008.
Nella serie infinita dei numeri naturali,
esistono alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi
e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma
hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di
seducente mistero che ha catturato l'interesse di generazioni di matematici.
Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli
studiosi li hanno definiti "primi gemelli": sono due numeri primi separati
da un unico numero. L'11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43… A mano a mano
che si va avanti questi numeri compaiono sempre con minore frequenza, ma, gli
studiosi assicurano, anche quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più
voglia di contare, ecco che ci si imbatterà in altri due gemelli, stretti l'uno
all'altro nella loro solitudine.
Mattia e Alice, i protagonisti di questo
romanzo, sono così, due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma
destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi, incapaci di aprirsi
al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano
i loro abissi. Due storie difficili, due infanzie compromesse da un pesante
macigno che si trascina nel tempo affollando le loro fragili esistenze fino
alla maturità. Tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, Alice e Mattia, portano
dentro e fuori di sé i segni di un passato terribile. La consapevolezza di
essere diversi dagli altri non fa che accrescere le barriere che li separano
dal mondo fino a portarli a un isolamento atrocemente arreso.
Paolo Giordano descrive la parabola di queste
due giovani esistenze attraverso parole commosse eppure lucidissime. Il tono
del romanzo cresce non appena ci si inoltra nel racconto e nelle vite dei
protagonisti. Anche la sintassi e la complessità della frase si evolvono a mano
a mano che i due ragazzi crescono, guidandoci in un percorso che conduce
lentamente verso significati più acuti. Le descrizioni quasi elementari dei
primi capitoli, quando le vite di Mattia e Alice devono ancora incrociarsi,
lasciano il posto a una profondità di pensiero imprevedibile e inaspettata. Il
linguaggio si affina, le frasi si intrecciano, i pensieri si complicano.
La solitudine dei numeri primi è un romanzo che ci cresce tra le mani, che
parte in sordina per esplodere nel finale, è un'opera delicata e terribile allo
stesso tempo in cui, al posto degli adolescenti belli e perfetti che affollano
le pagine dei romanzi contemporanei, emergono due protagonisti imperfetti e
marginali.
I turbamenti e le cicatrici, i fallimenti mai
confessati e l'incapacità di vivere quelli che normalmente sono considerati
successi, insomma tutta l'umanità scartata dagli altri scrittori, entra nelle
pagine di Paolo Giordano. Questo giovane fisico torinese, con la sua opera
prima, sposta il baricentro del mondo verso l'angolo oscuro e disprezzato della
società, facendo leva, come un moderno Galileo, sulla vita dei suoi ragazzi
speciali.
L'ennesima dimostrazione della vivacità che
caratterizza la generazione dei trentenni italiani, un esperimento ben riuscito
che conferma una regola elementare: a volte basta spostare il punto di
osservazione perché un altro universo ci esploda, meravigliosamente, tra le
mani.
Commento:
Questo titolo, La
solitudine dei numeri primi, è rimasto ai margini della mia curiosità per molti
anni, sin da quando uscì nel 2008. Da allora ho avuto più volte la tentazione
di leggerlo, ma poi – più o meno consapevolmente – gli ho preferito altro,
anche altri libri di Giordano. A distanza di tredici anni dalla loro comparsa
nel mondo, faccio la conoscenza di Alice e Mattia… due adolescenti troppo feriti
dal mondo per volerne fare ancora parte, troppo attaccati alla vita – o forse
annientati dai loro traumi – per andarsene davvero. Due anime spezzate che,
senza averlo davvero cercato, hanno trovato l'incastro perfetto l'uno
nell'altra. Alice e Mattia sono due diversi, lo sentono distintamente, lo sanno
loro e lo sa il mondo che li circonda. Sono due corpi che saltano dall'infanzia
all'adolescenza, all'età adulta in modo asincrono rispetto ai loro coetanei, ma
perfettamente accordato ai loro tempi reciproci. Le loro vite si incontrano, si
lacerano, si ritrovano per un doloroso momento e si separano ancora… Chi saprà
mai quale sarebbe stato il loro destino se le cose, in varie fasi della loro
vita, fossero andate diversamente? Due anime inquiete che, come i numeri primi,
sono destinate a sfiorarsi con lo sguardo, ma a non incontrarsi mai davvero. E
se il destino, una volta tanto, potesse cambiare con la forza della volontà?
Un libro intenso,
delicato, fluido che si legge in poche ore e lascia dietro di sé quella scia
dolceamara del "E se…". Una storia che, volendo guardarla in modo
oggettivo, forse manca di un ulteriore livello di approfondimento, ma che in
fondo va anche benissimo così… così che ognuno di noi possa avere lo spazio di
immaginare quel dolore, di riflettere sulle mancanze, di imbastire - perché no?
-il proprio finale. Lo consiglio? Sì… in definitiva, sì… proprio per la sua –
forse solo apparente - incompiutezza.
Opera recensita:
"La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano
Editore: Mondadori,
2008
Genere: romanzo di
formazione
Pagine: 304
Prezzo: 14,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
Nessun commento:
Posta un commento