Sinossi:
In una scuola di musica di New York una giovane studentessa
viene assassinata. L’omicida si è barricato in una classe, chiudendosi a chiave
dall’interno.
La polizia circonda l’edificio, ma quando irrompe nell’aula
dopo averne sfondato la porta non trova traccia del fantomatico killer. Una
sfida difficile
e insidiosa per il criminologo Lincoln Rhyme, coadiuvato
come sempre dalla fida assistente Amelia Sachs: trovare il “Negromante”, il
criminale illusionista
che li provoca con delitti sempre più efferati e sparizioni
sempre più diaboliche. Per scoprire la sua vera identità si inoltreranno nel
mondo ambiguo
e inquietante dei maghi e degli artisti della fuga, in una
corsa contro il tempo per scongiurare altre morti ed evitare che quello
spietato killer trasformista
scompaia, questa volta per sempre…
Commento:
Una delle capacità innate e più sorprendenti di Jeffery
Deaver è, a mio parere, quella di riuscire a far sembrare credibile anche la
storia più assurda. E far trovare credibile ad una mente improntata alla
razionalità come la mia una storia di maghi e trucchi da circo… vi assicuro che
non è impresa facile. Eppure…
Per descrivere questo quinto volume della saga di Lincoln
Rhyme e Amelia Sachs mi vengono in mente vari paragoni: potrei assimilarlo alle
scatole cinesi, un primo delitto che ne nasconde e ne genera tanti altri; oppure
potrei usare un esempio fatto dallo stesso Deaver in queste pagine, ossia il
metodo Suzuki con cui si insegna ai pianisti in erba ad affrontare gli esercizi
completando vari livelli di difficoltà; oppure potrei paragonarlo ad un
difficilissimo videogioco dove per progredire bisogna affrontare varie “missioni”
a livelli crescenti di complessità. Ma, fondamentalmente, questo thriller si
basa su un unico concetto: una gigantesca, abbagliante illusione. Il suo
protagonista, il killer, il negromante, è un portentoso illusionista che
utilizza i più pericolosi trucchi di magia per uccidere le sue vittime e, per
farlo, non esita a commettere altri crimini collaterali al suo piano, delle “diversioni”
al solo scopo di confondere chi indaga e allontanarlo dall’obiettivo
principale: una vendetta programmata e pianificata per anni, un crimine quasi
perfetto. Ma Rhyme, a suo modo, è un illusionista altrettanto bravo,
altrettanto in grado di entrare nella mente del killer e di non lasciarsi
ingannare dai suoi trucchi. E così la caccia si snoda in un susseguirsi di
colpi di scena che sembrano davvero non finire mai: nulla, davvero nulla, in
questa storia è come appare.
E siamo di fronte, ancora una volta, alla manifestazione
della bravura di un grande scrittore: non posso farci nulla, la mia stima per
Deaver aumenta ad ogni nuova lettura della sua vastissima produzione. Sì,
volendo superare le considerazioni personali, devo ammettere che molte cose
sono, per così dire, “tirate per i capelli” e poco realistiche, ma nel
complesso tutto torna, tutto è funzionale allo spettacolo, nessuna nota
stonata, “il pubblico ha perso e l’illusionista ha vinto!”… anche stavolta.
Lo stile è il “solito”: colpi di scena, velocità, momenti di
angoscia e riflessione alternati a momenti di azione convulsa. E sullo sfondo
le vicende personali di Lincoln e Amelia che progrediscono con il loro
affiatamento. Nulla, davvero nessun dettaglio, è lasciato al caso nei libri di
questo genio del thriller, di quello che ormai è diventato uno dei miei autori
preferiti in assoluto. Se ancora non si fosse capito, lettura assolutamente
consigliata, non staccata però dai precedenti volumi della saga.
Opera recensita: “L’uomo scomparso” di Jeffery Deaver
Editore: Sonzogno, 2003 – Bur, 2007
Genere: thriller
Ambientazione: New-York
Pagine: 464
Prezzo: 9,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9
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