Sinossi:
È di nuovo inverno, è di
nuovo freddo. Il lago Averno, dove gli antichi credevano si trovasse la porta
dell'aldilà, è scuro come il cielo sopra le nostre teste. Ad aguzzare gli
occhi, riusciamo appena a distinguere la migrazione notturna di uno stormo di
uccelli. All'alba, le colline brillano di fuoco, ma non è più il sole di
agosto: i nostri corpi non sono stati salvati, non sono sicuri. In Averno, Louise Glück canta la
solitudine e il terrore per l'ignoto, lo splendore della notte e l'amore, il
desiderio: perché, sembra dirci, anche quando tutto è muto e spento, capita a
volte di sentire musica da una finestra aperta, in una mattina di neve, e
allora il mondo ci richiama a sé, e la sua bellezza è un invito.
Commento:
E' un viaggio oscuro e solitario, questo libro di Louise Glück. Un libro di poesie piene di nero, di disagio, di dolore.
La poesia della Glück è scarna, tetra, tribolata, quasi che lei non volesse farci
entrare nel suo dolore, ma una volta che vi abbiamo avuto accesso, ce lo
sbattesse in faccia nella sua crudele verità. È un libro al femminile, Averno,
che parla di dolore e desiderio dal punto di vista di una donna, legata alla
terra come a quelle forze primordiali che tengono in bilico la vita e la morte.
Non so se ci sia redenzione qui, io non ne ho trovata, così come non ho trovato
speranza, ma solo frustrazione e buio. Stranamente, contrariamente a quanto
pensassi, non ho apprezzato la poesia della Glück… non è il mio genere, troppo
slegato, troppo poco lirico, troppo sporcato e umanizzato. Se qualcuno di voi
dovesse invece amare questo tipo di sensazioni, si accomodi: Averno e il suo
viaggio infinito di dolore son lì che aspettano.
Opera recensita: "Averno" di Louise Glück
Editore: Il saggiatore, 2020
Traduzione: Massimo Baccigalupo
Genere: Poesia
Pagine: 160
Prezzo: 14,00 €
Consigliato: no
Voto personale: 5.
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