Sinossi:
Premio Strega 1963. "Lessico famigliare" è il
libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella
critica e nei lettori. La chiave
di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo.
Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i
Levi, a Torino
tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico
perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di
dire, espressioni
gergali. Scrive la Ginzburg: "Noi siamo cinque
fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci
scriviamo spesso. Quando
c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro,
indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una
frase, una di quelle
frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo
della nostra infanzia. Ci basta dire 'Non siamo venuti a Bergamo per fare
campagna' o 'De cosa
spussa l'acido cloridrico', per ritrovare a un tratto i
nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata
indissolubilmente a quelle frasi,
a quelle parole". In appendice la Cronistoria di
"Lessico famigliare" a cura di Domenico Scarpa e uno scritto di
Cesare Garboli. Introduzione di Cesare
Sagre.
Commento:
Opinioni discordanti per questo “Lessico famigliare” molto
famigliare: c’è chi lo definisce senza riserve “un capolavoro assoluto”, chi lo
trova non particolarmente profondo ma comunque molto bello, chi lo trova
deludente. Io, mio malgrado, devo inserirmi in quest’ultima categoria.
Questo libro non mi è piaciuto, non ne ho capito l’intenzione,
non ci ho trovato né coinvolgimento né un messaggio, mi aspettavo di più:
sapevo che non si trattava di un vero e proprio romanzo, ma piuttosto di una raccolta
di ricordi; tuttavia mi sarei aspettata, da parte dell’autrice che questi
ricordi li ha vissuti, più emozione o partecipazione. Natalia Ginsburg, invece,
racconta fatti, misfatti, manie ed esperienze vissute da persone che,
nonostante siano presenti in tutto il libro, non arriviamo mai veramente a
conoscere. E’ come se arrivassimo in una stanza dove una vecchia signora sta raccontando
della sua famiglia e del periodo che va dal primo al secondo dopoguerra, ma vi
arrivassimo a racconto già iniziato. E purtroppo le tante espressioni gergali
non bastano, a parer mio, a creare quell’intimità e quella conpartecipazione che
sarebbero necessarie ad entrare nelle vicende e ad appassionarsi al racconto.
Mi sento quasi in colpa nel non consigliarlo, ma purtroppo questo libro non mi
ha lasciato nulla: ho concluso la lettura così, in modo troppo liscio, senza
sobbalzi né coinvolgimenti di sorta. Mi dispiace, ma purtroppo per me è un no.
Opera recensita: “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg
Editore: Einaudi, prima ed. 1963
Genere: autobiografia
Ambientazione: Torino-Italia
Pagine: 278 (ed. 2010)
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: no
Voto personale: 6.
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