Sinossi:
Con pantomime teatrali, con telefonate e incontri, un clown
lancia accuse feroci all'opulenta società della Germania occidentale, che
sembra aver smarrito
ogni valore. Un libro del '63, che suscitò polemiche e
dibattiti.
Commento:
Bonn, 1962. Hans Schnier torna nel suo appartamento dopo un
viaggio di lavoro che rischia di segnare la fine della sua carriera: è salito
sul palco ubriaco ed è scivolato durante un numero ed ora ha all’attivo un bel
ginocchio gonfio, un’umiliazione cocente e un solo marco in tasca. Hans è un
clown – “definizione ufficiale: attore comico, non iscritto nei registri di
nessuna Chiesa” -; ha una forte tendenza alla malinconia ed al vittimismo ed è
da sempre la pecora nera della sua precisissima e impeccabile famiglia perché
non fa mai mistero delle proprie opinioni. Proprio di queste opinioni è,
infatti, imperniato l’intero libro – che racconta una vicenda che si svolge in
un arco temporale di poche ore, ma che è frutto di anni di rabbia repressa,
ingiustizie, rancore, senso di colpa. Senso di colpa ed abbandono, soprattutto,
sono i sentimenti dominanti nelle ore che passiamo nell’appartamento di Hans,
tra telefonate deliranti, ricordi, accuse a tutto e tutti ma soprattutto alla
Chiesa cattolica, alla famiglia, ai prelati, ai falsi amici, a Maria. Sì, a
Maria, perché Maria ha lasciato Hans, e da quando lei non c’è più tutto va a
rotoli e lui non ha più pace. E da qui le invettive contro la Chiesa che gliel’ha
portata via, contro il matrimonio che è solo un pezzo di carta che non serve a
nulla, contro quelli che con sermoni e “principi dell’ordine” l’hanno
ingabbiata nelle loro regole e nelle convenzioni sociali e l’hanno convinta che
lui non andava bene per lei.
Fra il rancore e l’amarezza, il bisogno di soldi e di affetto,
Hans ripercorre in un delirio di pensieri e azioni la sua vita, la sua storia
con Maria, il suo essere miscredente, gli attriti con la madre, il suo lavoro.
Così facendo ci regala una descrizione approfondita ed una critica forte ed estremamente
lucida di un Paese, la Germania, che si affanna rialzandosi, ricostruendosi un
futuro negando aprioristicamente il passato, affondando l’anima in credo e valori
con radici corrotte e marce che finiscono per essere solo una facciata, come un
bel manifesto insozzato dai bisogni di un cane. Una lettura interessante e
profonda, un libro da leggere e rileggere e, senza dubbio, su cui riflettere.
Opera recensita: “Opinioni di un clown” di Heinrich Boll
Editore: Mondadori, prima ed. 1963
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Germania, anni 60
Pagine: 232
Prezzo: 11,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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