Sinossi:
«Ascoltate i vostri pazienti; lasciate che siano loro a
insegnare a voi. Per diventare saggi dovete rimanere studenti». Queste parole
di John Whitehorn,
suo mentore negli anni giovanili trascorsi al Johns Hopkins
Hospital di Baltimora, sono risuonate a lungo nella mente di Irvin D. Yalom. Ne
ha, però, pienamente
afferrato la verità soltanto quando, nel corso degli anni,
si è imbattuto in alcuni casi clinici che si sono mostrati più rivelatori per
lui – l’analista,
il medico – che per il paziente in cura. Le sei storie
contenute in questo volume narrano di questa scoperta. Toccano momenti cruciali
dell’esistenza,
come nel caso di Paula, una malata terminale che svela a
Yalom come la paura sia soltanto uno dei tanti colori che illuminano il nostro
lungo addio alla
vita. Concernono i nodi fondamentali dello sviluppo e della
formazione della personalità, come nel caso di Magnolia, una settantenne
afroamericana che,
confessando le proprie delusioni e il proprio passato di
figlia abbandonata, offre all’autore l’occasione per riflettere sulla relazione
con la propria
madre; o come nel caso di Myrna, in cui il confronto con i
rispettivi lutti genitoriali giunge, per paziente e medico, attraverso una
vicendevole attrazione
erotica. Riguardano i disturbi della sfera emotiva, come
nella vicenda di Irene, un chirurgo intelligente e di successo, che si scopre
incapace di superare
la morte del marito utilizzando le sole armi del suo
raziocinio.
Selezionando sei storie tra le tante affiorate nei suoi
cinquant’anni di pratica analitica,
Yalom conduce il lettore lungo i sentieri delle emozioni
umane, così come si rivelano nell’affascinante e complessa relazione tra
paziente e psichiatra.
E, attraverso una scrittura capace di affrontare con levità
i temi del lutto, del dolore e della perdita, ma anche quelli del coraggio,
della guarigione
e dell’autoconsapevolezza, tesse, come Oliver Sacks, i
labirintici fili della coscienza in un arazzo molto più ricco e solenne.
Commento:
Sei racconti, sei storie selezionate tra le tante vissute da
psicoterapeuta. E’ questo il modo con cui Irvin Yalom tenta di spiegarci la sua
personale accezione del tanto cercato “senso della vita”. Ed il tentativo risulta
convincente e, sorpresa delle sorprese, davvero utile. I temi affrontati sono,
tendenzialmente, legati alla morte: la morte non è vista qui come aspetto
negativo, ma come fatto della vita, qualunque sia la causa per la quale noi vi
entriamo in contatto. La perdita di una persona cara, i conti in sospeso che
abbiamo con lei, la malattia – nostra o di chi ci è vicino – sono tutti
fenomeni naturali che, per quanto faccia male e sia difficile, dobbiamo
interiorizzare e superare fino ad arrivare all’accettazione che, un giorno,
anche noi dovremo morire.
E’ questo, in estrema e banale sintesi, il tema centrale che
Yalom affronta in questo libro. Il bello è che lo fa in modo assolutamente naturale,
godibile, interessante, portandoci non solo ad apprezzare le storie raccontate,
ma anche a porci degli interrogativi su noi stessi e su ciò che ci circonda.
Una lettura davvero stimolante e per nulla “pesante” o banale, come avrebbe
rischiato di diventare stando al titolo.
Personalmente consiglio questo libro, ho apprezzato molto la
scrittura di Yalom e leggerò certamente ancora di lui.
Opera recensita: “Il senso della vita” di Irvin D. Yalom
Editore: Neri Pozza, 2016
Genere: raccolta di racconti
Ambientazione: California, Stati Uniti
Pagine: 304
Prezzo: 17,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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