Sinossi:
In una cittadina termale dal fascino démodé, otto personaggi
si stringono sull’onda di un valzer sempre più vorticoso: una graziosa
infermiera; un ginecologo dai molti talenti; un ricco americano (insieme santo
e dongiovanni); un trombettista famoso; un ex prigioniero politico, vittima
delle purghe, e prossimo a lasciare il suo paese... Un «sogno di una notte di
mezza estate». Un «vaudeville nero». Le domande più serie vengono poste con una
leggerezza blasfema che ci fa capire come il mondo moderno ci abbia sottratto
anche il diritto alla tragedia.
«C.S.: Lei non ha parlato quasi per nulla del Valzer degli addii.
M.K.: Eppure è il romanzo che in un certo senso mi è più caro. Come Amori ridicoli, l’ho scritto con più divertimento, con più piacere degli altri. In un altro stato d’animo. Anche molto più in fretta.
C.S.: Ha solo cinque parti.
M.K.: Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. È assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville. In Amori ridicoli, si può leggere il racconto Il simposio, il cui titolo è un’allusione parodistica al Simposio di Platone. Lunghe discussioni sull’amore. Ebbene, questo Simposio è composto in tutto e per tutto come Il valzer degli addii: vaudeville in cinque atti» (Milan Kundera, L’arte del romanzo).
«C.S.: Lei non ha parlato quasi per nulla del Valzer degli addii.
M.K.: Eppure è il romanzo che in un certo senso mi è più caro. Come Amori ridicoli, l’ho scritto con più divertimento, con più piacere degli altri. In un altro stato d’animo. Anche molto più in fretta.
C.S.: Ha solo cinque parti.
M.K.: Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. È assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville. In Amori ridicoli, si può leggere il racconto Il simposio, il cui titolo è un’allusione parodistica al Simposio di Platone. Lunghe discussioni sull’amore. Ebbene, questo Simposio è composto in tutto e per tutto come Il valzer degli addii: vaudeville in cinque atti» (Milan Kundera, L’arte del romanzo).
Commento:
Libro scritto in modo volutamente semplice e quasi scarno, esteriormente
privo della profondità e della complessità che caratterizzava
"L'insostenibile leggerezza dell'essere", "Il valzer degli
addii" è un libro singolare. Racchiude in sé molti rimandi ad altri autori
ed opere, vi troviamo infatti qualcosa di Shakespeare, un chiaro riferimento a
"Delitto e castigo" ed io ci ho intravisto anche qualcosa del
"Processo" di kafchiana memoria. Tutto questo rende questo libro
un'occasione preziosa di riflessione su vari temi, paternità e maternità, la
loro accettazione e le implicazioni dei ragionamenti dei protagonisti; le
considerazioni sfuggenti sull'amore e sulla sua potenza letale; l'apparente
leggerezza con cui vengono prese certe decisioni; la potenza di un
fraintendimento, l'omicidio e il suicidio… riflessioni nascoste tra le pieghe
di un ragionamento apparentemente folle, nella cornice di una località termale
che vede intrecciarsi storie e legami degni di un "Sogno d'una notte di
mezza estate".
Un libro che mi è piaciuto, ma al quale darò volutamente un
voto intermedio che mi darà la spinta per rileggerlo e rifletterci ancora. Kundera
è sempre bravissimo ad instillare neanche tanto sottilmente spunti degni di
nota su problemi e situazioni che quotidianamente potremmo ritrovare nella
nostra vita, come se volesse incitarci a riflettere per essere pronti a
prendere posizione, nell'eventualità che ce ne sia bisogno.
Opera recensita: "Il valzer degli addii" di Milan
Kundera
Editore: Adelphi, prima ed. 1973
Genere: narrativa internazionale
Ambientazione: Repubblica Ceca
Pagine: 246
Prezzo: 11,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.
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