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venerdì 14 settembre 2018

RECENSIONE: STEFAN ZWEIG - L'IMPAZIENZA DEL CUORE


Sinossi:
Alla vigilia della Grande guerra, Anton Hofmiller, ufficiale dell'esercito austro-ungarico, conosce Edith, figlia di un ricco aristocratico ungherese. La ragazza, affetta da paralisi, provoca in Anton un ambiguo senso di pietà che lo spinge a farle visita quasi tutti i giorni. Scambiando questo sentimento per amore, Edith, aiutata dal potere persuasivo del padre, convince Anton a chiederla in sposa. Pentito, ma schiacciato dal senso di colpa, il protagonista scivola in comportamenti sempre più incoerenti, mentre sul loro destino si profila l'ombra della tragedia. Stefan Zweig compose questo suo primo romanzo tra il 1936 e il 1938, anni cruciali di cui la storia fatale e drammatica tra Anton e Edith rispecchia, come in una profezia, il tumultuoso e inarrestabile crescendo europeo, la rovina dell'intelligenza e dei sentimenti che in poco tempo avrebbe travolto l'intero continente.

Commento:
Questo romanzo, il primo che leggo di Zweig, mi ha toccato particolarmente, sia perché sono toccata da vicino dai temi che affronta, conosco la compassione che tanto indispettisce Edith, sia perché Zweig dimostra una sensibilità e insieme un'arguzia non comuni: non giudica mai apertamente i comportamenti dei protagonisti, non li assolve né li condanna definitivamente… e tuttavia riesce a trasportarci nell'atmosfera piena di pregiudizi dell'Austria fiera ed imponente del periodo precedente alla prima guerra mondiale. La vicenda si apre, però, all'indomani di una serata di gala nel 1938, a Vienna, quando un uomo (che introduce il racconto e poi sparisce) ha modo di conoscere un militare decorato con l'Ordine di Maria Teresa, tale Anton Hofmiller, che invece di vantarsi del riconoscimento, sembra detestarlo. La ragione di tale attitudine sta nelle circostanze che l'hanno portato a riceverlo.
«Ci sono due tipi di compassione. l'una, quella debole e sentimentale, che è soltanto impazienza del cuore, vuole solo sbarazzarsi il più in fretta possibile della penosa commozione prodotta dall'altrui infelicità; non è affatto una con-passione, ma solamente un'istintiva reazione di difesa del proprio animo di fronte alla sofferenza del prossimo. E poi c'è l'altra, l'unica che conti: la compassione non sentimentale, ma fattiva, quella che sa ciò che vuole, quella decisa a sopportare tutto con pazienza e comprensione, fino allo stremo delle proprie forze e anche oltre.". Così comincia il racconto dettagliato e straziante di Anton Hofmiller che, alle soglie della prima guerra mondiale, si ritrovò invischiato in una storia di compassione, isterismi, fidanzamenti forzati e tradimenti. Per caso il sottotenente Hofmiller si conobbe la giovanissima Edith Kekesfalva, paralizzata e incapace di accettare serenamente la propria condizione; la giovane scambiò ben presto la pura pietà dell'ufficiale per qualcosa di più e se ne innamorò perdutamente. Le vicende che seguirono dimostrarono da un lato l'irrequietezza di lei, suffragata dai sensi di colpa del padre che avrebbe fatto di tutto per accontentarla, e dall'altro l'inadeguatezza di Anton che si dimostra incapace di crescere, di imparare dagli errori, di maturare, di prendersi delle responsabilità.
Non ho amato nessuno dei personaggi, al contrario di Zweig io sì che li giudico… in particolare Anton, se prima mi era parso solo ingenuo, con l'andare della storia l'ho trovato assolutamente detestabile: uno smidollato che un momento si sente Dio in terra ed il momento dopo usa il proprio lavoro per giustificare la propria codardia. Ho amato, tuttavia, il romanzo in sé e il modo mirabile con cui Zweig ci ha regalato questa storia sofferta. Non posso, quindi, far altro che consigliare questa lettura della quale, per non svelare troppo, ho solo tracciato i punti salienti… quanto a riflessioni psicologiche, storiche, culturali e persino religiose, c'è molto di più.


Opera recensita: "L'impazienza del cuore" di Stefan Zweig
Editore: Elliot, prima ed. 1939
Genere: narrativa europea
Ambientazione: Austria
Pagine: 374
Prezzo: 14,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


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