Sinossi:
L’azione si svolge nel 1877 e trae spunto da un episodio
raccontato nella famosa inchiesta sulla Sicilia da Leopoldo Franchetti.
Giovanni Bovara, nato
in Sicilia ma trasferitosi a soli tre mesi d’età a Genova,
viene mandato nell’isola come ispettore ai mulini, dopo che i due che l’hanno
preceduto sono
morti ammazzati. A Vigàta rimane invischiato nei potentati
locali, dal prete ai politici, agli uomini d’onore a infidi azzeccagarbugli che
gli mandano
messaggi in codice che Bovara, integerrimo funzionario, non
può capire. Va dritto per la sua strada, che è quella della legge, e ragiona in
dialetto genovese,
ma è proprio questo che gli impedisce di cogliere la rete
che lo va stritolando. Così quando viene ucciso il prete, donnaiolo e in fama
d’usuraio, l’unica
maniera per difendersi dalla paradossale situazione in cui
si è venuto a trovare - quella di essere accusato del delitto che ha denunziato
- è la mossa
del cavallo. Giovanni Bovara dunque si mette non solo a
parlare ma anche a pensare in siciliano, un dialetto che credeva d’aver perso,
ma che sboccia spontaneo
dalle sue labbra e si rivela la chiave per comprendere
l’accaduto e soprattutto per dare scacco a chi controlla un paese intero.
Insomma una autentica
provocazione che rovescia la trappola fabbricata per lui. La
connessione delle lingue: l’italiano postunitario, le parole della burocrazia,
i dialetti
genovese e siciliano; basta trovare il codice giusto per
risolvere il corto circuito e accedere alla soluzione. Ed è questo che rende
questo romanzo (che
al racconto alterna verbali, documenti, corrispondenze e
articoli fittizi) unico e uno dei più felici di Andrea Camilleri: per la scena
animata e umoristica
e il rovesciamento dei ruoli, per l’irrisione dei siciliani,
fra cadaveri che appaiono e scompaiono, testimoni che si volatilizzano, parole
sussurrate
a mezza voce, una farsa tragica.
Commento:
Come suggerisce anche il titolo, la storia descritta in
questo libro è, in pratica, un’autentica partita a scacchi: da una parte ci
sono i buoni, come l’integerrimo ragioniere Giovanni Bovara, neoispettore ai mulini
a Vigata, dall’altra i cattivi, come il potente Don Cocò Afflitto, l’avvocato
Fasulo, il Delegato Spampinato, addirittura il prete Don Carnazza. Quando
Giovanni Bovara, già ispettore a Reggio Emilia, arriva in Sicilia si ritrova
per le mani una situazione spinosa: un ufficio a soqquadro, carte sparse
ovunque, gente che mette le mani dove non dovrebbe, permissività e lassismo che
sono la normalità, tangenti regolarizzate, ecc. Nel denunciare tutto ciò,
Bovara pesta inconsapevolmente i piedi a chi questo traffico lo controlla, lo
ha creato e lo gestisce con l’accordo di istituzioni, magistratura e forze
armate. Le sue indagini, però, non cadono nel vuoto e se da un lato qualcuno
cerca di farlo passare per pazzo, qualcun altro raccoglie l’assist di Bovara e
indaga. Questa incresciosa preoccupazione va a congiungersi fatalmente con
altre questioni locali – fatte di tradimenti, eredità e fatti di denaro – fino a
deflagrare in un omicidio che fa rumore e del quale Bovara è involontario
testimone. Per i neri l’occasione è ghiotta ed il piano d’accusa è ingegnoso. L’unico
modo che ha Bovara per sfuggire alla gogna è giocare d’astuzia e imparare a pensare,
agire, ragionare come i suoi avversari. Ci riesce e il risultato è sorprendente:
una provocazione sottile ed efficace che ha come coprotagonista il dialetto
siciliano. Grande importanza, infatti, riveste il linguaggio in questo libro:
si passa da un italiano pomposo e burocratizzato al siciliano stretto usato da
tutti i locali, al genovese altrettanto stringato nel quale ragiona Giovanni.
Quando finalmente l’ispettore si troverà costretto a scagionarsi dal cappio che
gli è stato teso, comincerà a ragionare, pensare e parlare in siciliano. Sarà
questa la chiave della sua salvezza.
Una lettura piacevolissima, una farsa tragica che fa
sorridere, ridere e riflettere. Ci vorrebbe un’alta cultura letteraria che, mio
malgrado, non ho per spiegare i mille simbolismi e richiami letterari presenti
in un libro così breve; ciò che posso affermare con sicurezza è che non ne
resterete delusi: pagine di letteratura con funzione didattica che consiglio
caldamente. Libro davvero molto, molto interessante.
Opera recensita: “La mossa del cavallo” di Andrea Camilleri
Editore: Sellerio, prima ed. 1999
Genere: giallo storico
Ambientazione: Sicilia, 1877
Pagine: 272 (ed. Sellerio 2017)
Prezzo: 14,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.
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