Sinossi:
Mentre narra la propria
spedizione antartica, Daniele Del Giudice ripercorre i taccuini di quelle
coraggiose spedizioni altrimenti sconosciute ai più, con naufragi, navi
imprigionate mesi e mesi tra i ghiacci, equipaggi indomiti, marinai sull'orlo
della disperazione o annientati dalla follia: sono gli ultimi veri racconti
d'avventura, che hanno fissato il mito e la memoria di questa Terra Incognita.
Con un lavoro di intarsio, al confine tra vita e letteratura, l'autore
ricostruisce una "iperspedizione" che collega fra loro episodi di
viaggi storicamente realizzati, ripercorrendoli sui sentieri del mondo e su
quelli della scrittura. Giocando sulla diversità delle prospettive e delle
voci, ci offre un "orizzonte mobile" nello spazio e nel tempo ma
stabile e duraturo nei sentimenti che suscita. Un viaggio fuori dal tempo,
dentro un paesaggio ipnotico e indifferente all'uomo, di sublime bellezza: dal
giallo ocra delle pampas ai ghiacciai che colano in acqua, tra cime rocciose,
nevi eterne e precipizi. Davanti agli occhi, un orizzonte di ghiaccio e luce,
sempre sfuggevole. Sono luoghi, storie, giorni, anni, ere geologiche che
resistono alla prospettiva lineare del semplice raccontare. Una millenaria
geometria naturale che ogni cosa stratifica, ogni memoria cristallizza. Un
mondo simultaneo di cui questo libro è il canto.
Commento:
Questo è il primo libro
che leggo di Daniele Del Giudice, autore molto stimato ed osannato dalla
critica. Ovvio che, avendo letto solo questo libro, non esprimerò giudizi
sull'autore, però posso dire che Orizzonte mobile a me proprio non è piaciuto.
Ho fatto veramente fatica a finirlo: una serie di narrazioni di viaggi – alcune
dell'autore e altre precedenti, che non coinvolgono né emozionano. Nonostante
la proprietà di linguaggio e l'evidente padronanza stilistica, davvero non mi
era mai capitato di restare mortificata dal modo in cui un autore ha (mal)trattato
quanto descritto: paesaggi che avrebbero dovuto mozzare il fiato per la loro
bellezza, esperienze potenzialmente da brivido che non hanno destato in me
alcuna emozione. Parole belle, ma fredde; frasi eleganti, ma grige e
impersonali. Stando a quello che ho letto qui, Del Giudice sa scrivere, indubbiamente…
però allora le cose sono due: o questa ciambella non gli è riuscita col buco o io
e lui proprio non concordiamo sul concetto di emozione. Mi riservo di esprimere
un giudizio più consono dopo la lettura di qualcos'altro di suo. Devo dire,
infatti, che ex post, a fine lettura, sono andata a curiosare sul web tra le
recensioni a questo libro, tanto per capire se fossi solo io a non essere sulla
stessa lunghezza d'onda dell'autore. Ho dedotto che questo specifico libro ha
deluso molti, anche tra chi Del Giudice lo conosce e lo apprezza. Quindi… che
abbia sbagliato la scelta del primo libro? Di sicuro io, però, questo non lo
consiglio. Spiacente.
Opera recensita:
"Orizzonte mobile" di Daniele Del Giudice
Editore: Einaudi, 2009
Genere: narrativa di
viaggio
Ambientazione: Antartide
Pagine: 140
Prezzo: 16,50 €
Consigliato: no
Voto personale: 4.
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