Sinossi:
Davide Manfredi frequenta
l'ultimo anno di un Liceo Scientifico romano, suona la chitarra elettrica, ama
il cinema e la letteratura. A differenza della totalità dei suoi coetanei, ha
scelto di non avere alcun profilo sui social network. Qualche volta la sua età
gli sta stretta e lo rende insofferente nei confronti di un mondo che lo
offende e lo irrita «come lana sulla pelle». Per fortuna può contare sugli
amici, con cui, tra una situazione esplosiva e una partita di calcetto, prova a
sopravvivere alla propria adolescenza. Soprattutto, può contare sul sorriso di
Alice - la sua fidanzata - che lenisce ogni dolore, restituendogli, oltre ogni
amarezza, una invincibile voglia di vivere. «Fare il professore di liceo è un
gesto di puro autolesionismo», amava ripetere suo padre, ma Giulio Lisi non gli
ha dato retta; così, ha trascorso metà della sua vita a insegnare, con passione
e impegno. Molto attivo sui social, dove ormai sono in parecchi a seguirlo, il
prof conserva verso i suoi studenti lo stesso «pudico stupore» che cerca di
trasmettere loro nei confronti della vita. Oltre a fare lezione, gestisce un
servizio di counseling dedicato agli studenti problematici: tre giorni a
settimana riceve i ragazzi che, per svariate ragioni, hanno bisogno del suo
serio, professionale e consapevole ascolto. Davide e Giulio sono volti di un
dittico: insieme compongono un'immagine realistica e attuale della scuola di
oggi. Le loro strade si incroceranno un lunedì di gennaio. Quel giorno,
ciascuno avrà qualcosa di importante da insegnare all'altro.
Commento:
Seguo da tempo il
professor Guido Saraceni e mi capita spesso, scorrendo la home di Facebook, di fermarmi
a leggere i suoi interventi su politica, cronaca, diritto, quotidianità: li
trovo spesso condivisibili, ma spesso non vuol dire sempre… Sono, perciò,
arrivata a questo libro spinta dalla curiosità.
Cosa posso dire a fine
lettura? … … … Sarò critica: non vi dirò se è bello o brutto, non vi dirò se mi
è piaciuto oppure no… la verità? Non ho capito se questo libro è una genialata –
scritto bene, profondo, alla portata di tutti (comunque tutte cose vere a
prescindere dal mio giudizio) – o è un bel mappazzone alla Moccia/Volo (s'è
capito che non mi piacciono?), con qualche concetto interessante sommerso tra
gli stereotipi. Possibile essere così incerti su un libro? Sì, certo che sì. Perché
la storia di Davide – adolescente sensibile, anticonformista, un po' introverso
– e di Giulio – professore quarantenne, counselor didattico, social addicted – entrambi
abbastanza incasinati e perciò normali, è una bella storia e tutto sommato
realistica, però… l'idea, sebbene non originale, non è malvagia, ma la realizzazione
è quantomeno dubbia. I punti che mi lasciano perplessa sono diversi: intanto basta
con questa moda degli adolescenti troppo adulti e degli adulti in fase
prepuberale… ok, gli adulti non sono tutti seri e bacchettoni e qualche volta
sanno capire i giovani, i giovani a loro volta non sono tutti deficenti con un
cellulare al posto della propuberanza del naso… però non bisogna nemmeno
esagerare! Poi, altro punto dubbio: la moltitudine di temi trattati: è chiaro
che i due temi portanti sono l'adolescenza e la scuola. I punti di vista su cui
si sviluppa il romanzo sono, infatti, quello di un ragazzo al quinto anno di
liceo – con tutti i problemi legati all'adolescenza sua e degli amici e con la percezione
che la scuola non lo consideri veramente – e quello di un docente di filosofia
al liceo, oberato dalla burocrazia e dalle scaramucce tra colleghi e stanco di
non potersi dedicare pienamente al suo lavoro, ai suoi ragazzi. Ci sono, però,
nel libro, una molteplicità di altri temi collaterali e non meno importanti che
Saraceni ha trattato con consapevolezza, ma forse con troppa fretta: i social,
i disturbi alimentari, l'utilità della filosofia, la malattia, i problemi dei
genitori, la legalizzazione delle droghe, i cellulari (cito a memoria)… è come
se l'autore avesse voluto parlare di troppe cose tutte insieme finendo per
comprimerle in uno spazio in fin dei conti ristretto. Altro aspetto da
considerare: la scrittura. Saraceni, lo sapevo già, ha un ottimo stile,
dinamico, scorre, non annoia, ha una prosa alla portata di tutti, e questo può
essere un bene o un male… in questo caso io non saprei dirlo, proprio in
funzione delle cose che ho scritto più in alto.
In definitiva… non posso
dire che questo libro non mi sia piaciuto, perché è stata una lettura
gradevole, scorrevole, mi ha fornito degli spunti di riflessione… però per
tutto il tempo della lettura mi sono ritrovata a chiedermi:"Ma cosa sto
leggendo?". Non essendo riuscita a darmi una risposta chiara, vi dico… se
vi va, provate a leggerlo e fatevi un'idea vostra!
Opera recensita:
"Fuoco è tutto ciò che siamo" di Guido Saraceni
Editore: Sperling &
Kupfer, 2019
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Roma
Pagine: 288
Prezzo: 16,90 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7.
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