Sinossi:
“Parigi, Rue Morgue, fine dell’Ottocento. Sono due gli
efferati omicidi perpetrati in un appartamento al quarto piano di un vecchio
edificio fatiscente. L’anziana Madame L’Espanaye viene trovata nel cortile
interno, orribilmente mutilata e sgozzata. Sua figlia Camille, è stata prima
strangolata e quindi nascosta nel luogo più insensato di tutti: la cappa del
camino. Due omicidi compiuti in un appartamento situato a un’altezza
inaccessibile, sprangato dall’interno, senza il benché minimo segno
d’intrusione violenta. Attorno alla sinistra scena del crimine, una ridda di
testimonianze contraddittorie riguardo a grida distorte e una voce stridula che
si esprime in un linguaggio ignoto. Nella completa incapacità degli
investigatori di abbozzare sia pure una semplice ipotesi, il prefetto di
polizia non ha scelta se non far entrare in scena Auguste Dupin, ironico e
iconoclasta investigatore del logicamente possibile, ma soprattutto
dell’apparentemente impossibile. E Dupin, esaminando indizi trascurati da
tutti, non tarda a rendersi conto che nessun uomo al mondo sarebbe stato in
grado di compiere quel doppio, atroce crimine. La risposta, al tempo stesso
macabra e beffarda, si trova in fondo a un baratro a molti metri dal suolo,
passando per il cavo di un parafulmine appeso nel vuoto, fino a una nave
maltese rientrata da uno dei luoghi più remoti della terra. Perché quando la
colpa scavalca l’umano, l’unica direzione nella quale guardare non può che
essere l’inumano. Il genio gotico di Edgar Allan Poe riesce ancora una volta a
trascinare e a coinvolgere, a stupire e ad affascinare. Rue Morgue è il
prodigioso racconto che getta le radici assolute del murder mystery
investigativo.” Alan D. Altieri. Tratto da “Racconti” pubblicato da
Feltrinelli.
Commento:
I delitti della Rue Morgue è un racconto breve e la quarta di
copertina è sufficientemente esaustiva, perciò passo direttamente a dirvi cosa
ne penso. Ebbene, sono, senza esagerazione, impressionata. Impressionata, sì, e
non dal racconto in sé, beninteso, ma dalla portata che esso ha avuto in quasi
due secoli di letteratura. Mi lascia senza parole il fatto che un raccontino vagamente
gotico, di sicuro grottesco se non beffardo, sia universalmente posto alla base
del giallo classico o deduttivo. Un racconto apparentemente scritto per sfida,
quasi che l'autore volesse burlarsi di un pubblico immaginario e indirettamente
anche di noi, è quello che ha decretato ufficialmente l'inizio del genere
giallo deduttivo. E c'è, qui, la deduzione: c'è un personaggio interessante –
sebbene embrionale e poco approfondito – e capace di ragionamenti logici
sottilissimi. Ho voluto leggere questo racconto perché sentivo di dover colmare
questa lacuna, essendo io un'amante di tutto ciò che è narrativa thrilling, ma,
sebbene non ne sia rimasta delusa, mi aspettavo molta più suspense, molti più
misteri, molto più "teatro" come direbbe Camilleri. Invece no, il
racconto più importante del giallo classico è una storia di una sessantina di
pagine, di quelle che si raccontano la sera durante una cena o davanti a un
buon Wisky. E questo lascia ammirati e straniti al contempo. Il racconto,
ovviamente , è consigliato.
Opera recensita: "I delitti della Rue Morgue" di
Edgar Allan Poe
Editore: Feltrinelli, Zoom, 2013; ed. originale 1841
Genere: racconto giallo
Ambientazione: Parigi
Pagine: 64 (versione ebook Zoom Feltrinelli)
Prezzo: 0,99 € (Versione ebook Zoom Feltrinelli)
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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