Manca
pochissimo alla festività più calda, luccicante e gioiosa dell'anno: è quasi Natale
e sta arrivando ilmfatidico momento di scartare i regali. Come dite? Non avete
avuto tempo di pensarci e non sapete proprio cosa regalare o regalarvi? Beh,
che ne direste di un buon libro? Pensate, non c'è nemmeno bisogno di assembrarsi
o fare la fila: oltre ai grandi stores online, sono sempre di più i modi per
ordinare i libri e farseli recapitare comodamente a casa. Controllate, magari la
vostra libreria di fiducia ha un sito internet da cui si può acquistare, oppure
è iscritta ad uno dei servizi di consegna specifici per le librerie
indipendenti… chissà… vale il detto, "Chi cerca trova" o anche
"Fare di necessità virtù". Intanto, per aiutarvi ad orientarvi nella
scelta vi propongo un po' di consigli letterari fra quelli che ho letto
quest'anno, suddivisi per genere. Ce n'è per tutti i gusti, quindi… seguitemi!
Partiamo
dalla narrativa italiana e straniera:
1.
Jing-Jing Lee –
Storia della nostra scomparsa, 400 pagine, Fazi 2020:
Wang Di è un'anziana donna che porta nel nome il
proprio destino: il suo nome significa Speranza di un fratellino. Nel 1942,
quando le truppe giapponesi in guerra con la Cina invadono la colonia di
Singapore, Wang Di ha sedici anni e per quanto si cerchi di farla passare
inosservata travestendola da uomo, la ragazza non sfugge alla sua sorte: viene
rapita e rinchiusa in una Confort house come schiava sessuale dei militari
giapponesi. Sessant'anni più tardi, una vita dopo, Wang Di porta ancora addosso
i segni dell'onta che ha subito al suo ritorno, incolpata di essersi data al
nemico, come se avesse avuto scelta. Sarà l'incontro con il tredicenne Kevin a
darle la possibilità di redimersi da se stessa. Storia
della nostra scomparsa racconta una storia semisconosciuta e lo fa con la
delicatezza della sobrietà: l'autrice, Jing-Jing Lee, non si fa mai prendere la
mano da sentimentalismi che renderebbero artefatta la storia: non ne ha
bisogno, perché con il suo fluire pacato e intimo, questa storia ci entra nel
cuore in punta di penna ed è destinata a rimanerci a lungo.
2. Viola Ardone – il treno dei bambini, 248 pagine, Einaudi 2019:
Il treno dei bambini è un libro commovente e
folgorante: commovente perché racconta una storia quasi sconosciuta che,
invece, ha molto da dire sull'Italia del secondo dopoguerra e sul senso vero
delle parole accoglienza, solidarietà, dignità, povertà, rete e impegno
politico; folgorante perché dalla prima all'ultima parola ci regala una scossa
salutare di energia positiva, senso di comunità, stimoli di riflessione. Con la
sicurezza che viene dalla conoscenza e dalla necessità di tirar fuori una
storia bruciante, Viola Ardone ci racconta le vicende di Amerigo e di tanti
bambini come lui che, dai vicoli di Napoli, partono in treno verso il Nord più
ricco ed ospitale. Si trattò di un'iniziativa solidale creata dal Partito
Comunista e sviluppatasi a livello nazionale in una rete di accoglienza
organizzata: per alcuni mesi diverse famiglie dell'Emilia-Romagna accolsero
bambini provenienti dal Sud, perché anche loro potessero avere l'opportunità di
godere dei diritti basilari come la corretta alimentazione, l'istruzione
elementare, una possibilità di trovare le loro inclinazioni, il calore di una
famiglia allargata e unita. Non che quei bambini una famiglia non ce
l'avessero, anzi era molto difficile per i genitori lasciar partire i figli, ma
con coraggio queste donne e questi uomini si privavano del calore dei figli per
qualche tempo pur di garantire loro, se pure per un tempo limitato, quel
benessere che è ben lungi dall'essere ricchezza, ma fa vivere meglio, più caldi
e più felici. Alcuni bambini, poi, decisero anche di rimanere su, nelle case
che li avevano ospitati, altri tornarono a casa prima del previsto perché la
nostalgia era troppo forte, tutti però conservarono nel cuore quell'esperienza
meravigliosa e anche a distanza di decenni avrebbero ricordato il buon cuore,
l'accoglienza, il calore di chi li aveva ospitati spesso trattandoli come figli
propri. La storia di Amerigo, poi, è particolare e merita da sola una lettura e
una riflessione più profonda… basti sapere, per ora, che sarà lui a raccontarci
sensazioni, paure, stupore, gioia e dolore di un bambino che dapprima non
capisce perché debba andarsene, poi scopre di trovarsi bene e poi di avere il
cuore spezzato in due, mezzo a Modena e mezzo a Napoli.
Non è facile dire poco su
questo libro, vorrei poter dire di più, ma sarebbe veramente un peccato
rovinarvi il piacere della lettura… dico solo questo: questo libro parla di
noi, dell'Italia, degli italiani veri, quelli che troppo spesso dimentichiamo
di essere. Leggetelo, non ve ne pentirete.
3. Jessica Andrews – Acqua salata, 272 pagine, NN editore 2020:
Essere donna è difficile, ma diventarlo lo è ancora di più: è arduo, si
rischia di perdersi, di non trovare la strada, di trasformarsi in altro da sé,
in qualcuno che non conosciamo, in qualcosa di diverso da tutto ciò che
sognavamo. E diventando donna, crescendo, ci si lascia dietro pezzi di vita,
pezzi di sé, pezzi importanti, fondamentali, di ciò che siamo state. E si
cambia tanto, in questa metamorfosi, si ha il tempo di perdere la bussola e di
imboccare un altro sentiero, ripido, ma sempre con gli occhi e il cuore al
passato, perché se c'è qualcosa da cui nessuna di noi riesce a staccarsi
davvero è, volente o nolente, quel ventre caldo che ci ha dato sicurezza quando
ancora non dovevamo difenderci dal mondo. Di tutto questo parla, in modo
intimo, sincero, spiazzante, sublime, Jessica Andrews.
4.
Valérie Perrin
– Cambiare l'acqua ai fiori, 480 pagine, Edizioni E/O 2019:
Il bestseller di cui si parla – in bene e in male – ormai da più
di un anno. Parlare di questo romanzo senza svelare troppo del
contenuto non è per niente facile, perché Cambiare l'acqua ai fiori è un
romanzo che si rivela pagina dopo pagina, strato dopo strato, come una persona
sensibile che costruisce intorno a sé diverse corazze, diverse barriere che
impediscano ai superficiali o ai malintenzionati di ferirla. Così è, in un
certo senso, anche Violette, la protagonista di questa storia, una donna di
rara forza, sensibilità, altruismo, una che non aveva niente e questo niente è
stata in grado di dividerlo in mille pezzettini e di donarlo agli altri. Quando
ha cercato un po' di vita, un po' di libertà, le sono state date solo spine;
quando avrebbe potuto vivere serena, un dolore indicibile le ha strappato la
speranza; quando l'uomo che ha sposato l'ha abbandonata definitivamente, anche
fisicamente nonostante le fosse già lontano mentalmente da anni, ha potuto
finalmente costruirsi il suo equilibrio, il suo mondo. Una vita attraversata
dal dolore, la sua, ma improntata agli altri. Violette, la guardiana di
cimiteri ex guardiana di passaggi a livello, è una donna umile, profondamente
rispettosa, con un'attitudine naturale a prendersi cura, a dare la vita, a
coltivarla e farla germogliare. Ha una forza di volontà e un attaccamento alla
vita che le hanno impedito di non cedere allo sconforto e di risalire sempre,
ma ha il difetto di credere poco a se stessa… perciò ci vuole qualcuno che le
ricordi di vivere un po', davvero. Vi ho incuriosito almeno un po'? Lo spero,
perché non posso dirvi molto altro… se non che Cambiare l'acqua ai fiori è un
romanzo bellissimo che in effetti un po' mi ha ricordato L'eleganza del riccio
(che ho amato a suo tempo), per la delicatezza e la positività che può nascere
dal dolore.
5. Silvia Bottani – Il giorno mangia la notte, 277 pagine, Sem 2020:
Quanto può essere difficile mantenere intatta
l'idea che abbiamo di noi quando la vita, gli incontri, il destino, le scelte,
le persone ci dimostrano che è falsa? Quant'è difficile mantenere saldo ciò in
cui pensavamo di credere quando i sentimenti invadono il cuore e ci portano in
direzione "ostinata e contraria"? Cosa si fa quando le differenze,
fino a un attimo fa così nette ed eclatanti, di colpo si annullano ed assumono
contorni sempre più sfuocati e insensati? Quant'è difficile ammettere con se
stessi di essersi sbagliati? Giorgio, Stefano, Naima sperimenteranno sulla loro
pelle (letteralmente) la potenza di questi interrogativi dopo che un evento
drammatico eppure comune ha stabilito un punto di incontro. Il giorno mangia la
notte è un esordio letterario bellissimo, un romanzo che, dalle prime pagine,
ci costringe a calarci in un ambiente opprimente, angoscioso, sin troppo
realistico tanto da essere tangibilmente reale, ci porta a fare i conti con
un'ineluttabilità soverchiante, ma soprattutto con le nostre paure, i punti
deboli, le fragilità, le domande a cui non vogliamo o non sappiamo dare
risposta… perché la risposta è nascosta dentro di noi, in un punto troppo buio
e segreto per andarla a cercare. Silvia Bottani ci spinge, sempre, in ogni
pagina, a fare i conti con quel buio, a far sì che si apra qualcosa dentro di
noi, quel qualcosa che consente alla luce di entrare ed illuminare i cantucci
più neri, al giorno di mangiare la notte. Dire che lo consiglio… è eufemistico.
6.
Anna Siccardi –
La parola magica, 192 pagine, NN editore 2020:
Dodici
piccoli passi, dodici tasselli, dodici storie che si intrecciano e si
completano. Cosa accomuna Leo, Anna, Irene, Chiara, Ornella, Carlo, Matteo,
Claudia, Riccardo… e tutti noi? Le debolezze, i desideri, le passioni, il
dolore per qualcosa che non è andato come volevamo. Un inciampo, una défayance
e la vita cambia, prende una strada diversa, incerta e tortuosa, che non si sa
dove ci porterà.
La parola magica è qualcosa che cambia per ciascuno di noi,
ma ognuno ha una sua "parola magica", un mantra, un punto di
partenza, un appiglio, un qualcosa da cui allontanarsi, qualcosa che ci affonda
o ci salva. Che sia una perdita, una dipendenza, una pulsione,
un'insoddisfazione, ciascuno di noi può esserne vittima e deve cercare un modo
qualunque di uscirne. È di questo che parla La parola magica, dei tentativi fruttuosi
e delle false partenze, delle ricadute e delle strade senza uscita, ma anche di
strade lunghe e, di incontri e di cartelli nella notte, di chi ce la fa e di
chi no.
Con una scrittura intima e sicura, Anna Siccardi ci avvolge
nelle spire del dolore e ci guida attraverso le nebbie dello stordimento, ad
uscire dalle atmosfere rarefatte della nostra mente. Ma sta sempre a noi, come
ai protagonisti di queste storie, seguire la strada, evitare i bivi ingannevoli
e fare le scelte giuste.
7. Emanuela Canepa – Insegnami la tempesta, 248
pagine, Einaudi 2020:
Emma è una donna che ha fatto molte rinunce per
la figlia, una figlia in principio non desiderata, ma amata profondamente e
totalmente da sua madre e da Fausto, un giovane uomo che ha deciso
consapevolmente di farle da padre. Matilde, però, crescendo ha ricambiato in
modo sempre più disomogeneo questo amore: sempre di più al padre con cui parla,
si confida e condivide momenti ed interessi, sempre meno alla madre che tiene,
invece, rigorosamente a distanza con ostinata freddezza. La situazione
precipita quando, a diciott'anni, Matilde incappa in qualcosa che avrebbe
dovuto minare le sue certezze, la sua saccenza, il muro che ha eretto per
dividersi dalla madre, ma inspiegabilmente, invece di rivolgersi a colei che le
sarebbe stata più d'aiuto non fosse altro che per prossimità, Matilde
interpella Irene, una donna che non ha mai conosciuto e che a sua madre ha
fatto del male. Emma ha un'unica possibilità per recuperare il rapporto con sua
figlia: affrontare il dolore ed andarsela a riprendere.
Questa è la storia di tre donne diversissime,
di tre vittime di scelte che sofferte ed importanti, di tre donne che devono,
loro malgrado, smettere di fuggire e guardare in faccia la vita, con tutti i
rapporti e i legami che la animano. Con una prosa lucida, dura e insieme
partecipata, Emanuela Canepa traccia profili netti che si stagliano nella
nebbia dell'incomunicabilità e rimangono impressi nella mente per forza emotiva
e tenacia nel seguire il percorso che hanno tracciato. Insegnami la tempesta è
un libro che chiede di essere letto e metabolizzato, perché le storie, i
dolori, le incomprensioni possano uscire dalle pagine e fare il paio con le
nostre, aiutandoci così a superare le barriere del non detto. Una lettura che
consiglio e che non dimenticherò.
8. Jeanine Cummins – Il sale della terra, 416 pagine, Feltrinelli
2020:
Ho letto molte storie aventi come tema
l'immigrazione, qualcuna anche sul tema appassionante dei cartelli della droga
in Messico, due tematiche che mi appassionano particolarmente. Perciò non so se
sia per questo motivo che ho trovato bellissimo questo romanzo, o perché
davvero è ben scritto, ben congegnato, emozionante, straziante. Sta di fatto
che a me è piaciuto molto e non riuscivo a staccarmi dalle oltre quattrocento
pagine densissime di avvenimenti, dettagli, emozioni, storie. Il sale della
terra ne racconta tante, di storie: sono quelle delle persone che hanno
affrontato davvero l'odissea del viaggio disperato dal Messico agli Stati
Uniti, in fuga dai cartelli della droga, in groppa alla Bestia, attraversando
il deserto, in condizioni disumane. Lo fa con personaggi di fantasia, è vero,
ma il tutto è estremamente realistico, dettagliato, al punto da sembrare
davvero reale… sì, perché solo i personaggi sono inventati, il resto,
credetemi, esiste davvero. Pensateci, mentre lo leggerete. Perché dovreste
proprio farlo.
9.
Toshikazu
Kawaguchi – Finché il caffè è caldo, 192 pagine, Garzanti 2020:
Quante
volte ci siamo detti "Ah, se potessi tornare indietro…", "Come
sarebbero andate le cose se quel giorno avessi detto… fatto… non detto… non
fatto…", o anche "Quanto vorrei vedere nel futuro…!". Beh, c'è
un posto, a Tokyo, in cui si può viaggiare nel tempo: è una caffetteria molto
speciale, esiste da più di cent'anni, non è appariscente, è piccola e non esattamente
accogliente… ma in questo posto si può viaggiare nel tempo. Tuttavia ci sono
delle regole da rispettare, molte regole, volte proprio ad evitare che
l'aspirante viaggiatore prenda la cosa a cuor leggero: viaggiare nel tempo è
una cosa molto seria, lo si può fare una volta sola, in un senso solo, e
qualunque cosa si faccia nel viaggio, il presente non cambierà. Ultimo,
indispensabile accorgimento, bisognerà restare fuori dal presente solo finché
il caffè è ancora caldo.
Un romanzo, questo, in bilico tra sogno e realtà, tra
plausibile e irreale; una storia inverosimile che, nelle mani sapienti di un
autore giapponese abituato per cultura a non fermarsi davanti all'irrazionale,
diventa possibile, credibile persino. Un racconto dolceamaro che evidenzia quanto
sia importante, a prescindere da come sia stato il nostro passato, puntare
tutto sul presente, scegliere, vivere con oculatezza, al massimo delle proprie
possibilità. Il passato non cambia, il presente forse sì e di sicuro può
influenzare il futuro… quello sì, dipende da noi. Una lettura piacevole che ci
porta in un mondo ovattato in cui tutto diventa un po' più possibile.
Consigliato.
10. Carla Fiorentino – I tonni non nuotano in scatola, 208 pagine,
Fandango 2020:
Come
non empatizzare con Vetta, giornalista romana giunta sull'isola della sua
infanzia, in fuga da un anello che vede come un tradimento? Come non
comprendere la sua curiosità davanti a una storia affascinante o appena un po'
misteriosa? Curiosità che, ovviamente, non può non diventare insistente quando,
rimediato quasi a forza un invito in barca per vedere la tonnara, vede un corpo
di donna in mezzo ai tonni. Il paese di Carloforte, però, sembra non darle
credito, non dar peso a questa sua quantomeno insolita visione, a cominciare
dal suo taciturno e apparentemente inaccessibile accompagnatore, Pietro. Pietro
che, dal canto suo, nasconde anche lui una storia interessante, sebbene
dolorosa. Insomma, quanto più Vetta chiede e cerca di reperire informazioni sui
troppi misteri dell'isola, tanto più questa si chiude a riccio, stordendola con
le sue bellezze e con sempre nuovi intrighi. Il risultato è che quello che
avrebbe dovuto essere un reportage di viaggio scritto per fuggire da una
domanda ingombrante diventa un rompicapo bello e buono, che presenta, tra
l'altro, dei rischi concreti. C'è qualcuno che non vuole che Vetta s'immischi,
che rimesti il pentolone delle vecchie storie, che sparga sale su ferite che
continuano a bruciare… e fa di tutto perché lei parta. Ma Vetta è testarda e
agguerrita e, tra un bagno nelle acque gelide di quel mare favoloso e un pranzo
a base di cascà e focaccia, verrà a capo di quella che sembra proprio una
bella, sebbene triste, storia.
I tonni non nuotano in scatola è un libro delizioso, leggero
eppure profondo, in cui si è letteralmente sommersi da un profluvio di colori,
profumi, sensazioni da vivere pienamente. E poi la verve di Vetta è
irresistibile e non potrà non conquistarvi! Insomma, veramente una lettura
consigliata, adatta all'estate, per chi l'estate se la sente addosso tutto
l'anno e per chi, oltre che tra le onde, vuole perdersi anche tra le pagine di
una bella storia.
11. Dorte Hansen – Tornare a casa, 312 pagine, Fazi 2020:
Brinkebull
è un paesino della Frisia settentrionale, un luogo senza tempo, arroccato su se
stesso come una bolla protettiva e soffocante, uno di quei luoghi sempre uguali
che sembrano non dover cambiare mai. Tutto, a Brinkebull ha un suo posto, un
ordine precostituito e immutabile dalla notte dei tempi; tutti hanno un ruolo,
come figuranti nella commedia della vita: c'è l'ubriacone che vaga
incessantemente sul motorino scassato, c'è la bottegaia che tratta la gente a
simpatia e vuole che tutto venga fatto come dice lei, c'è il panettiere
pasticcere e pure un po' artista costretto a vendere pane di segale e poco più.
Poi ci sono i Feddersen. Lui, Sonke, è l'oste, un tutt'uno con la sua locanda,
il punto di ritrovo e di vedetta dell'intero paese per generazioni; lei, Ella,
è la moglie discreta e talvolta necessaria quando si tratta di cacciar via con
mano delicata ma ferma gli ultimi ubriachi mentre spunta già l'alba; la loro
figlia, Marret, è la matta del villaggio, quella che va in giro a tutte le ore
annunciando la fine del mondo, quella che sparisce e sa come non farsi trovare,
quella che custodisce gelosamente i suoi reperti perché non cadano nelle mani
del mondo. Un giorno, non si sa bene come, Marret si ritrova incinta. Nove mesi
dopo nasce Ingwer, inutile dire che saranno i suoi nonni, Sonke ed Ella, a
fargli da genitori. Ingwer diventa ben presto un provetto spillatore di birra e
un ragazzino intelligente che il maestro Stensen vuol mandare alle superiori.
Il liceo… "Puah!", direbbe Sonke, eppure, nonostante la
disapprovazione di un paese in cui l'istruzione non è poi tenuta in gran conto,
Ingwer emerge, diventa professore universitario e si trasferisce a Kiel. Molti
anni dopo, quando si ritroverà ad un bivio, cinquantenne, senza ben sapere cosa
fare della sua vita, c'è bisogno che lui torni a Brinkebull ad assistere i
nonni che lui chiama da sempre papà e mamma. Tra una fetta di pane imburrato e
un massaggio al corpo del nonno, tra una gita al Mare del Nord e le lenzuola da
cambiare con urgenza, Ingwer rivede la sua vita, la rivaluta ed è finalmente
pronto a darle un'impronta diversa. Perché alle volte, bisogna tornare da dove
si è partiti e guardarsi indietro, per capire davvero ciò che siamo e ciò che
vogliamo diventare. Poi bisogna fare come Ingwer: trovare ed esercitare, a
piccoli morsi, il coraggio di cambiarla davvero la propria vita.
Tornare a casa è un romanzo bellissimo in cui tutto, anche
lo stile di scrittura, ricorda l'apatia di un paesino monotono e apparentemente
sintonizzato perennemente su una frequenza disturbata. Ma se si fa attenzione,
anche dai rantoli e dai fruscii si possono cogliere forti le voci dei singoli
abitanti, con le manie, i vizi, i difetti, le gioie condivise e i dolori pianti
in gruppo. Un paese è sempre fatto di un'entità univoca, unica, in cui ciascuno
può trovare il suo posto, anche chi era scappato e quel posto l'aveva perso da
tempo, anche un professore cinquantenne, scapolo e smarrito. Un libro da
leggere, un omaggio ai piccoli paesi che accomunano il popolo. Ed è
impossibile, leggendo, non pensare a Pavese che scriveva che "un paese ci
vuole", sempre, anche per avere un luogo a cui tornare e in cui
ritrovarsi.
12. Ramiro Pinilla – L'albero della vergogna, 280 pagine, Fazi 2020:
Gexto è un paesino costiero dei Paesi Baschi. È
qui che si svolge la storia raccontata da Ramiro Pinilla. La storia di Rogelio
Ceròn, di Pedro Alberto, Luis, Eduardo, Salvador, i falangisti che seminarono
il terrore uccidendo, nel 37, molti rossi, socialisti, repubblicani, al grido
di Franco, Franco, Franco e Viva la Spagna, Viva la Nuova Spagna; la storia di
Cipriana che, da donna del Puerto viejo, abituata a dare pane al pane e vino al
vino, si è ritrovata moglie di un sindaco delatore messo lì da qualcuno cui ha
fatto da informatore, di Cipriana che non ci sta e cerca di salvare un giovane
falangista incerto e smarrito; la storia di Gabino, un bambino con la tempra di
un uomo vero, che a dieci anni si vede
portar via padre e fratello dai falangisti e che, con il suo sguardo freddo e
pieno d'odio, promette vendetta e inchioda un uomo alle sue colpe. Per oltre
trent'anni Rogelio ricorderà lo sguardo nero di quel bambino, per oltre
trent'anni veglierà su quell'albero di fico che una notte, dopo che gli avevano
ucciso mezza famiglia, quel bambino piantò e curò con devozione. Un accordo
tacito, ma indissolubile, capace di resistere al tempo, alla noia, all'oblio,
perché fatto di paura, colpa, responsabilità, senso del dovere. Una storia
incredibile, ma tenera e commovente; un esempio di come la Storia non sia solo
il relitto d'un tempo andato, non si limiti solo a qualche pagina studiata a
scuola, ma sia fatta di anime, corpi, sangue, coraggio, ardimento, forza,
sacrificio, errori, conti da pagare. La storia è qualcosa che altri hanno
vissuto e che noi dobbiamo proteggere, preservare e tramandare. L'albero della
vergogna è una lettura che di storia è intrisa, perciò leggetelo, non ve ne
pentirete.
13. Delphine De Vigan – Le gratitudini, 160 pagine, Einaudi 2020:
Questo breve romanzo, scritto con semplicità e partecipazione,
racconta una storia tanto speciale quanto comune: la storia di una donna che
sta invecchiando a grandi passi, che incede inesorabilmente verso la fine della
sua vita, che perde le parole proprio quando avrebbe ancora tanto, ma tanto da
dire. È la storia di Michka, una donna dinamica, volitiva e indipendente, che
era stata correttrice di bozze per una rivista importante ma che ora sente
scappar via le parole, quelle parole, tante, varie, che lei ha sempre amato e
che le hanno permesso di esprimersi e che ora l'abbandonano. Michka ricorda, è
lucida, sebbene sempre più spesso abbia paura degli scenari che la sua mente le
restituisce in forma di incubi. Michka non è più autosufficiente, perciò deve lasciare
casa sua e trasferirsi in una RSA. Qui, nella stanzetta spoglia che diventerà
la sua nuova casa, la donna pensa, riflette e rimugina su ciò che non ha detto
e che vuole necessariamente dire: vuole ringraziare, Michka, vuole dire grazie
a chi tanti anni prima le salvò la vita e le permise di scampare alla guerra e
di averla ancora, una vita. Dopo di che sente che potrà andarsene. Accanto a
lei in quest'ultima fase della vita ci sono Marie, la bambina oggi donna di cui
Michka si prese tanta cura, e Jérome, un giovane ortofonista che la aiuta a
rallentare la fuga delle parole e che le si affeziona.
Le gratitudini è una storia
tenerissima e commovente che ci ricorda quanto sia importante dimostrare
l'affetto, la riconoscenza, prima che sia tardi. Una storia su un'età
difficile, di cui spesso si ha paura. Libro breve e delicatissimo, che si legge
in poche ore, ma che fa riflettere. Consigliato a tutti.
14. Elisabetta Bricca – Cercando Virginia, 240 pagine, Garzanti 2020:
Emma Stefani, la protagonista di questo bellissimo romanzo, è un fiore,
un bocciolo che, con l'indirizzo giusto, la cura giusta, può diventare un fiore
splendido, sgargiante e deciso. Emma è cresciuta subendo le vessazioni del
padre, l'impotenza della madre che ha già rinunciato a combattere prima ancora
di iniziare, le occhiate libidinose degli uomini. Solo in suo fratello Settimio
Emma troverà una spalla e un aiuto. E sarà proprio lui, quando la situazione
diventerà gravissima per Emma, ad aiutarla a fuggire da un ambiente che, invece
di proteggerla e spalleggiarla, le era ostile: la porta in paese, a Cortona, da
un'amica, una donna di origini inglesi, molto ricca e misteriosa, che si fa
chiamare Signora Dalloway. Sarà questa donna la vera salvezza dell'anima
libera, pervicace e appassionata di Emma: osservandola, la donna comprenderà il
suo amore per i libri e la sua refrattarietà ad ogni costrizione, così comincia
a leggere con lei e le fa conoscere quella che ben presto diverrà una musa
ispiratrice condivisa, Virginia Woolf. Le parole illuminate della scrittrice
inglese saranno la guida per i pensieri abbozzati e ancora confusi di Emma e le
daranno la forza di affrontare una realtà scomoda e difficile, permettendole di
scoprirsi donna forte, indipendente e volitiva, proprio come in passato era la
sua mentore, la signora Dalloway. Ma saranno tante le sfide che Emma dovrà
affrontare ancora e noi con lei… a fine lettura, davvero, stenterete a
riconoscere la ragazza fiera ma dimessa che era partita dalle letture
clandestine nel fienile di casa. Elisabetta Bricca racconta una storia
verosimile, intensa, piena di energia; una storia che è un inno alla forza
delle donne, al potere che ciascuna ha dentro di sé che ha bisogno solo di un
po' di incoraggiamento per esplodere in tutta la sua potenza. È un inno ad
unirsi, parlarsi, confrontarsi, leggere, impegnarsi, non piegare la testa, non
concedere più di ciò che si vuole concedere, non permettere a nessuno – uomo o
donna che sia – di giudicarci o di condizionare le nostre scelte. Un bel
romanzo per le donne e sulle donne, che ha come guida una voce illustre, quella
della coraggiosa Virginia.
15. Federica De Paolis – Le imperfette, 304 pagine, Dea Planeta
2020:
Anna
ama il bello, anela la sicurezza, si crogiola nella sua esistenza tranquilla,
affettata, senza scosse. Non ha ambizioni, solo desideri semplici, concreti,
tangibili. Sin da quando era piccola il padre, Attilio, le ha costruito attorno
un mondo perfetto in cui vivere, un mondo fatto a forma dei suoi gusti, un
principe azzurro da sposare al momento giusto, e lei non ha mai sentito
l'esigenza di muoversi altrove, di vedere se per caso ci fosse dell'altro, di
alzare la testa e guardare le crepe. E perché avrebbe dovuto? Nella sua vita
perfetta non esistono le crepe. Poi Anna si è sposata con Guido e tutto andava
ancora bene, finché non sono arrivati i bambini, Gabriele e Natalia: ama
perdersi nel loro odore, stringerseli al petto, ma pensa a loro solo finché li
ha davanti, li vive come una serie di incombenze da sbrigare, si sente fuori
tempo, sempre in affanno, sempre più costretta in una gabbia di impegni e cose
da fare che inesorabilmente riguardano vite altrui, anche se questi altri sono
i suoi figli. E nel frattempo Guido, che da sempre lavora nella clinica del
padre di Anna, sta diventando più importante, richiesto, ambito, distante,
impegnato, autoritario. Poi, un giorno, avvengono due cose: Guido diventa
primario della prestigiosa clinica di chirurgia estetica Sant'Orsola e Anna lo
tradisce per la prima volta. Lo tradisce con Javier, un giovane uomo spagnolo,
padre di una compagna d'asilo di Gabriele, il suo figlio maggiore. Per Anna
quanto accaduto con Javier è l'equivalente di una scossa elettrica: per la
prima volta nella sua vita ha deviato dal percorso prestabilito per lei, per la
prima volta ha fatto qualcosa che altri non sanno, non controllano, qualcosa
che la rende… imperfetta. E il guaio è che dopo tanto, tanto tempo, Anna si
sente completamente viva: il suo corpo sovreccitato brama la trasgressione, non
c'è null'altro che la interessi, che occupi i suoi pensieri, neanche i figli.
Da questo momento la vita di Anna cambia, è costretta ad analizzare il mondo
intorno a lei, ad interessarsi di cause e conseguenze delle sue azioni, deve
analizzare il perché di quell'imperfezione. Ed è allora che, giorno dopo
giorno, Anna comincia a scorgere le crepe. D'improvviso Guido non è più così
principe azzurro, il padre le nasconde parti – parti importanti,
importantissime – della sua vita passata e presente, lei stessa è stata cieca
davanti a ciò che le succedeva intorno. Lei, che le imperfezioni le aveva viste
solo attraverso l'occhio clinico di Guido (che le deprecava nelle pazienti) e
del padre Attilio (che al contrario le considerava insite nella natura
incompleta della donna) capisce che le imperfezioni vanno affrontate, con tutte
le loro conseguenze. Lo deve capire per forza, visto che non aver affrontato la
realtà rischia di costarle caro: tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine
e per Anna e i suoi figli districarli sarà tutt'altro che indolore.
La perfezione, la sua mancanza e la sua dannosa illusorietà
è il tema affrontato con intelligenza, tatto ed originalità da Federica De
Paolis. Il suo ultimo romanzo, Le imperfette, ha vinto il premio Dea Planeta
2020, è stato pubblicato nel giugno di quest'anno e racconta la storia di una
donna di oggi, persa tra il desiderio di una vita tranquilla sebbene artefatta
e le difficoltà della realtà. Consigliato a chi cerca una lettura al femminile
dai risvolti non scontati, che faccia riflettere e induca a porsi interrogativi
talvolta scomodi.
16. Richard Roper – Qualcosa per cui vivere, 352 pagine, Einaudi
2020:
Andrew ha più di quarant'anni, ma ha le
insicurezze di un ventenne: la sua vita, le sue esperienze arrivano fino agli
anni dell'università, non che prima di allora fosse un viveur, ma da quel
momento non c'è più nulla di nuovo, stimolante, cambiato nella sua vita a parte
il lavoro. Andrew lavora all'ufficio pratiche mortuarie del Comune di Londra,
ha il compito di ispezionare le case delle persone morte senza nessuno accanto,
alla ricerca di denaro per le spese del funerale e di contatti nascosti,
familiari o amici, affinché il defunto non si ritrovi completamente solo al
momento delle esequie. Ache se non è previsto dal contratto, oltre alla cura e
al rispetto che mette nelle sue ispezioni, Andrew è solito assistere alle
cerimonie funebri dei morti con cui viene a contatto per lavoro e spesso si
ritrova l'unico partecipante a cerimonie sonnolente e altrimenti deserte. Ha un
capo e due colleghi che non stima e da cui non è esattamente ben visto; ha una
famiglia composta dalla moglie Diane e da due figli… o almeno, così ha detto al
suo capo al momento del colloquio di lavoro. In quel momento questa bugia,
quest'invenzione, gli aveva dato sollievo e un entusiasmo primordiale, un senso
di avventura che dopo tanto tempo aveva risvegliato la sua immaginazione. Ben
presto, però, la bugia è diventata troppo grossa e, pur non sapendo come
fare, Andrew sente il bisogno di troncare
quella farsa. Questo bisogno coincide con l'arrivo al lavoro di Peggy, la nuova
collega che lo affianca nelle ispezioni. I due si trovano inaspettatamente
molto bene insieme: Peggy è dinamica, assertiva, propositiva, solare,
nonostante abbia anche lei le sue gatte da pelare. È la cosa più simile a
un'amica che Andrew ha da tanto tempo… da quel giorno in cui… E mentre
l'affiatamento cresce, a Andrew non basta più la sua bugia patetica, non basta
più stare ad ascoltare Ella Fitzgerald costruendo i suoi trenini elettrici.
Comincia ad uscire sempre di più dalla sua zona di sicurezza, ricomincia
finalmente a vivere… e la bugia pesa sempre di più. Il bivio è dietro l'angolo:
affrontare le conseguenze della menzogna oppure perdere tutto, anche la stima
di se stesso. Una lettura gradevole, sobria, per riflettere e qualche volta
sorridere. Consigliato.
17. Daniele Mencarelli – Tutto chiede salvezza, 204 pagine, Mondadori
2020:
Tutto chiede salvezza non è uno di quei libri da scaffale, da recensire e
raccontare: è uno di quei libri da comodino o da borsetta, da avere sempre
vicino, da aprire nei momenti di sconforto per non sentirsi soli, per
combattere la rabbia, la solitudine, la frustrazione per una vita che raramente
va come vorremmo e che, infine, si riduce a un afflato di vento. Non è un libro
da raccontare, questo: è un libro che si può solo leggere e rileggere, perché
nelle storie dei personaggi che lo animano è impossibile non ritrovare un
pezzettino di noi. Non aggiungo altro, se non, ancora, un invito: leggetelo,
non ve ne pentirete, vi toccherà l'anima.
18. Ilaria Tuti – Fiore di roccia, 320 pagine, Longanesi 2020:
Fiore di roccia è un romanzo bellissimo che rende omaggio alle donne,
alle portatrici carniche che durante la Prima guerra mondiale diedero un
contributo fondamentale al sostentamento e alla sopravvivenza dei nostri uomini
al fronte, alle comunicazioni con le loro famiglie e alla cura di chi non ce
l'ha fatta; a tutte le donne che, al pari degli uomini, hanno combattuto e
combattono per un mondo migliore, più libero, paritario e civile; alle donne
che la guerra non la volevano, ma che l'hanno vissuta e combattuta lo stesso.
Con la sua prosa poetica, ricca e ricercata, Ilaria Tuti dipinge un quadro
vivido delle emozioni, dei sentimenti, dei paesaggi e degli scenari vissuti da
Agata Primus e dalle sue compagne portatrici: ci racconta con incredibile
vividezza la fatica di trasportare le gerle sulla schiena, il pericolo e la
responsabilità che queste donne sentivano sulle spalle, il loro grande cuore,
la tenacia, la forza, la dignità, la bontà; ci racconta il fronte, la paura, il
rischio, la notte del paesaggio e del cuore; ci racconta le amicizie
indimenticabili, gli amori, le ingiustizie e la morte. Un romanzo stupendo, da
leggere assolutamente, che consacra una grande autrice italiana contemporanea.
19. Giorgio Fontana – Prima di noi, 896 pagine, Sellerio 2020:
Si può racchiudere la storia d'Italia, da
Caporetto ad oggi, in un romanzo? Lo si può fare in modo credibile, dignitoso,
curato, serio? La risposta è sì e il segreto è prendersi i tempi giusti.
Giorgio Fontana si è preso novecento pagine, novecento pagine densissime di
vita, battaglie, rinunce, compromessi, insoddisfazioni, vittorie, sconfitte,
dolori, gioie, amori, lotte, lavoro, perdita, vigliaccheria, coraggio. Tutto
questo e molto altro è Prima di noi, la storia dei Sartori, una famiglia nata
per costrizione, per pagare un errore, per prendersi la responsabilità di una
vigliaccata, e rimasta in piedi, tra il Friuli e l'interland milanese, tra
alterchi e strani legami di solidarietà, per quasi cento anni. Giorgio Fontana
si prende la calma necessaria per descrivere con compiutezza e perizia storie,
situazioni, personaggi, raccontando attraverso la quotidianità di una famiglia
che cresce, cambia, si sfalda, si sgretola e si ricostruisce, la storia di
un'Italia cambiata per gradi, a poco a poco, passando attraverso ostacoli,
guerre, privazioni, povertà, migrazioni, resistenze, lotte sindacali, scioperi,
diritti e disoccupazione. Raccontando attraverso le vicende di una famiglia
come tante, Fontana dimostra agli ultimi scettici che la storia non è una
parola vuota, un concetto astratto, che le epoche non sono contenitori vuoti o
segni sulla linea del tempo immaginaria, ma sono vite che cambiano, genitori
che invecchiano e figli che si affacciano al mondo, pronti a fare la loro
parte. Un buon romanzo, con una scrittura ricercata, pacata, misurata, puntuale
ed efficace. Una lettura da consigliare.
20. Ferzan Ozpetek – Come un respiro, 168 pagine, Mondadori 2020:
Certe storie sono lì proprio per essere
riscoperte, perché qualcuno le racconti. È questa l'impressione che conservo
alla fine della lettura di questo terzo romanzo di Ferzan Ozpetek: una storia
intensa in cui presente e passato si intrecciano e si incrociano in una
narrazione a filo doppio; una storia di una bellezza delicata eppure vibrante
che, sebbene di fantasia, andava raccontata, impressa sulla carta. Una storia
che porta in sé tutta la gamma di colori, sensazioni, scenari che Ozpetek sa
evocare, quelli che costituiscono il perno, il fulcro della sua arte e della
sua vita. Roma e Istanbul: è questo il binomio attorno al quale ruota anche
questa storia, la storia di due sorelle, Elsa e Adele, così unite eppure così
lontane, che dopo cinquant'anni mancano un nuovo incontro per un soffio. Una
storia di luci ed ombre, di equilibri fragilissimi, di segreti passati e
presenti, che parla di amore tradito, di lontananze e perdoni desiderati e non concessi.
Una storia che parla di quanto possono essere relativi i rapporti umani, di
come basti un nulla perché tutto cambi. Una storia che, raccontando il passato,
parla al presente, ai giovani, agli incerti, ai timorosi, ai troppo sicuri. Un
racconto che scorre via in un soffio, da godersi nell'intimità di una camera in
un pomeriggio di quiete e da serbare nella mente perché il messaggio sedimenti
e agisca sulle scelte e sulle decisioni che prenderemo.
21. Peter Cunningham – Il mare e il silenzio, 224 pagine, Sem libri,
2020:
Irlanda. Un nome che nel nostro immaginario
collettivo evoca grandi distese verdi, cavalli, volti rubizzi e vecchie storie
di folletti. Un Paeaffascinante e misterioso del quale si parla troppo poco.
Troppo poco conosciamo, ad esempio, della storia di questo Paese orgoglioso e
fiero che condusse per molti anni una sanguinosa battaglia per la sua
indipendenza dall'Inghilterra. E, in parte, proprio di questo parla Il mare e
il silenzio, il bellissimo romanzo di Peter Cunningham da poco arrivato nelle
librerie italiane. È una storia d'amore, rinuncia, guerra; è la storia di una
ragazza irruenta e inesperta che conobbe l'amore, ma una sorte beffarda e
crudele glielo strappò condannandola a una vita di infelicità. Ci provò, Iz, a
ricostruirla, la sua vita, ci provò a riprendersi la sua felicità, ma quella
ancora una volta prese vie impervie evitando di farsi raggiungere. Con una
scrittura asciutta, essenziale, ma delicata, sensibile, per nulla fredda o
parsimoniosa, Cunningham racconta una storia d'amore insolita e bellissima
macchiata dall'insensatezza dell'uomo. Un bellissimo romanzo, su un Paese da
scoprire, con una protagonista donna che non si può non ammirare.
22. Sahar Mustafah – La tua bellezza, 384 pagine, Marcos y Marcos
2020:
Ci sono libri che sconvolgono e segnano perché l'impatto con le pagine è
forte e le emozioni traboccano; ci sono poi libri che conquistano con la
sobrietà, scavando a fondo nei sentimenti, lasciando emergere le storie riga
dopo riga, emozione dopo emozione. La tua bellezza è uno di questi: un libro
che affronta il pregiudizio, l'intolleranza, l'incapacità di ascoltarsi e
comprendersi a più livelli. C'è il piano familiare, dove esigenze, bisogni,
dolori diversi creano conflitti e vuoti affettivi difficili da colmare; poi c'è
il piano sociale, dove essere diversi marchia l'autostima e condiziona amicizie
ed esperienze. La religione, la fede, fa da collante ai due piani narrativi
oltre che da motivo scatenante dei conflitti e delle incomprensioni. Un libro
che parla di seconde occasioni, della difficoltà di superare i limiti che ci
imponiamo noi e che ci impone la società, della necessità di perdonare e
perdonarsi per rinascere a nuova vita. Mi è piaciuta molto la storia di Afaf e
della sua famiglia, le loro difficoltà, il riscatto, il percorso di vita, di
fede e di conoscenza di sé. Mi è piaciuto tanto l'approccio che questa donna
arriva ad avere con i motivi di sofferenza che le hanno condizionato
l'esistenza, nonché l'approccio che ha verso il pregiudizio incarnato dall'uomo
che minaccia la vita sua e delle sue allieve. La crescita cui assistiamo è
davvero ammirevole e credibile. Una lettura che mi porterò nel cuore per i
sentimenti che trasmette e per il modo in cui li trasmette.
23. Debora Manzoli – La convinzione di non essere abbastanza, 252
pagine, Virginio Cremona editore, 2020:
Emily sta lavorando, come sempre, in
biblioteca quando, durante la presentazione di un libro, incontra qualcuno che
le cambierà la vita. Lei non lo sa ancora, ma presto troverà ciò che cerca da
sempre: comprensione, accettazione, affetto… se non credesse che per lei sia
solo un miraggio cercherebbe anche l'amore. Emily è una giovane donna che ha
sofferto tanto, troppo per una persona sola e per giunta così giovane. Ha
sofferto per la leggerezza, la perfidia, persino l'indifferenza degli altri che
vedevano in lei la diversa, quella non conforme agli schemi, quella più debole
da poter bersagliare impunemente. Oggi Emily si è adattata, ha creato un suo
doppio, un'immagine idealizzata di se stessa, da far andare in giro per il
mondo. Ma dentro cos'è rimasto della ragazza sensibile e fragile di pochi anni
fa? Da un incontro fortuito si genererà una concatenazione di eventi che
porteranno Emily a fare i conti con se stessa, le bugie, le omissioni le
cicatrici che si porta addosso. E sarà dura, ma Emily capirà a sue spese che
non basta cambiare taglia per cambiare pelle, che non basta cambiare gruppo di
amici per cambiarsi il cuore. Una storia sin troppo comune, raccontata con
grande sensibilità e decisione: si avverte la necessità dell'autrice di tirar
fuori questa storia dolorosa; si intuisce che dietro il racconto c'è una
consapevolezza autentica e duramente conquistata. La scrittura è semplice,
lineare, priva di orpelli o barocchismi, ma non per questo banale, naif o meno
incisiva. Fra queste pagine c'è la storia in tutta la sua realtà e c'è la forza
di chi ha voluto raccontarla in un certo modo, con decisione ed urgenza. Un
ottimo romanzo d'esordio per una giovane scrittrice sensibile e molto
promettente.
Fra i polizieschi da consigliare
non possono mancare:
24. Joel Dicker – L'enigma della camera 622, 640 pagine, La nave di
Teseo 2020:
Questo thriller, Questo
bel thriller è incentrato attorno all'elezione del presidente di una delle più
importanti banche private di Ginevra, la banca Ebezner. A contendersi l'ambita
carica ci sono banchieri dai caratteri e dai temperamenti tra loro
diversissimi: c'è l'ingenuo e vanesio Macaire che quell'incarico se
l'aspetterebbe di diritto; c'è Jean Benedict che è il più incerto e indeciso
tra i contendenti; c'è Lev Levovitch, outsider che teoricamente non avrebbe
diritto di concorrere, ma che per intelligenza e abilità si è guadagnato il
posto che occupa ed è il più temuto tra i banchieri; poi c'è Sinior Tarnogol,
figura misteriosa e oscura che minaccia di sovvertire piani e contropiani con
il suo potere. Queste sono solo alcune delle tante dinamiche sapientemente
confezionate ad arte da Dicker e che si concluderanno con un omicidio.
Omicidio
che resterà irrisolto, per quanti tentativi ed indagini siano stati fatti, e
sul quale si ritroverà ad indagare anni dopo, e in modo assolutamente
fortuito, proprio il nostro Joël, in
compagnia di un'avvenente e curiosa signora inglese. Un thriller corposo, ma
godibilissimo che appassiona e coinvolge.
25. Andrea Donaera – Io sono la bestia, 240 pagine, NN editore 2019:
La Scu, il male, il dolore calato direttamente nell'habitat in
cui prospera, il Salento, i suoi paesini in cui ci si conosce tutti. Io
sono la bestia è un libro crudo, duro, ma intriso di forza e di cuore. È una
discesa all'inferno necessaria come necessario è, talvolta, il dolore. È
scritto con un linguaggio peculiare perché intriso dell'anima di una terra e di
una comunità, con tutti gli spigoli e le asprezze, ma anche l'amore e la
musicalità che la contraddistinguono. Un libro da leggere, che consiglio senza
riserve, da salentina innamorata della sua terra e di tutte le sue
contraddizioni, ma anche da lettrice appassionata di storie forti, che lascino
il segno.
26. Alice Basso – Il morso della vipera, 302 pagine, Garzanti 2020:
Quella che inaugura la seconda serie nata
dalla vulcanica mente di Alice Basso, è una storia bellissima. Al di là della
trama interessante, della crescita narrativa e stilistica dell'autrice (che era
già brava, ma qui supera se stessa), delle implicazioni storico-culturali
raccontate, Il morso della vipera è una storia bellissima in primo luogo perché
è contro gli stereotipi, in secondo luogo perché come al solito Alice Basso
compie un gran bel lavoro di divulgazione letteraria che, di questi tempi di
conformismo narrativo, è preziosissimo.
Quanto
agli stereotipi, beh, ci metterete poco a capire che Anita, la protagonista di
questa storia, smonta a piè pari quello della ragazzetta bella e oca, perché è
bella, Anita, e si fa passare per svenevole, ma solo quando le conviene, perché
altrimenti è pratica, sveglia, curiosa, irriverente. Altro stereotipo smontato
è quello della bella che si accompagna con la brutta ma intelligente per
opportunismo o peggio, pietà: Anita si accompagna a Clara – la sua migliore amica
non proprio avvenente – perché insieme queste due ragazze intelligenti sono una
forza, ma separate sarebbero niente, perse, finite. E poi c'è Corrado, il
fidanzato di Anita, e Sebastiano Satta Ascona, forse il personaggio più
interessante dell'intero romanzo insieme alla professoressa Candida Fiorio… e
poi ci sono i genitori di Anita, la signora Metella, la sua vicina… tutti
personaggi che, a loro modo, abbattono stereotipi e rendono la Torino dei tempi
del Duce una città un po' più vivibile, pur nelle difficoltà. Quanto al lavoro
di divulgazione letteraria cui accennavo sopra, invece, beh, attraverso la
conversione di Anita ai libri, ai gialli, alla poesia – che di per sé ha
qualcosa di magico e meravigliosamente reale – Alice Basso permette anche a noi,
lettori del 2020 che poco conosciamo la storia della letteratura gialla, gli
autori che popolavano il panorama letterario dell'epoca, le restrizioni imposte
dal regime fascista al giallo, di saperne di più. E fidatevi, anche per chi
come me è un appassionato dell'argomento, è una lettura interessantissima e
ricchissima di spunti. Poi, a parte stereotipi e divulgazione, Anita ha una
voce tutta sua, incantevole nella sua schiettezza, affascinante come tutte le
voci dei personaggi che riempiono queste pagine. La freschezza di una giovane
donna che vuole emanciparsi, fare esperienza, rendersi indipendente contrasta e
stride con un sistema che la vorrebbe relegata in casa, angelo del focolare,
madre e moglie devota e dedita solo alla casa e alla prole. Tante, varie e
profonde le riflessioni sulla condizione della donna nel ventennio, che anche
da sole meriterebbero la lettura.
27. C. Cassar Scalia, G. De Cataldo, M. De Giovanni – Tre passi per
un delitto, 200 pagine, Einaudi 2020:
Giada è bella, giovane, colta; Giada è
determinata, spregiudicata, provocante; Giada è le due anime di un sorriso:
solare e sorridente, implacabile e spietato. Giada ama il bello ed ottiene
sempre ciò che vuole; Giada non la puoi dominare, controllare, costringere: se
sta con te è perché lo vuole, se ti lascia è perché ha trovato di meglio. Giada
non fa sconti, deve raggiungere i suoi obiettivi, deve emergere dal degrado a
qualunque costo. Giada è morta, colpita da un pezzo d'arte che amava, Giada
qualcuno l'ha uccisa e c'è un problema: sembra fin troppo facile capire chi. Il
suo punto di vista è l'unico che manca in questa triade di voci così diverse,
ma coordinate ed assortite, eppure lei è la più presente di tutti, pervade ogni
pagina di questa storia torbida tanto da saturare l'aria con la sua irruenza
ingombrante. Il commissario Brandi, che coordina le indagini per la sua morte,
ne è irretito; Marco Valerio Guerra, il suo amante, ne è ossessionato; persino
Anna Carla, colei che meno di tutti dovrebbe preoccuparsene, patisce lo
spostamento d'aria della sua presenza. Ma chi l'ha uccisa, davvero, Giada? La
razionalità suggerirebbe una pista ben chiara, ma la verità sta negli anfratti
della mente, nel regno delle sensazioni, là dove governa l'istinto, dove la
ragione non c'entra più. Tre scrittori bravissimi, tre penne riconoscibilissime,
danno voce a tre personaggi diversi eppure perfettamente incastrati fra loro… e
l'incastro perfetto è dato proprio da quella nota stonata, da quel dettaglio
che spariglia le carte spezzando l'incantesimo e riportando tutto alla realtà. Una
realtà di sacrifici, rinunce, compromessi, controllo, equilibrio, scalate ardue
per raggiungere posti da cui discendere sarebbe fatale. Tre passi per un
delitto è un giallo raffinato ed atipico, un libro diverso che ci invita a
guardare oltre, là dove l'occhio per natura non si soffermerebbe. Vale la pena
di leggerlo? Certo che sì.
28. Don Winslow – Broken, 544 pagine, Harper Collins 2020:
Don Winslow è un autore di quelli seri, di quelli
che osservano, si documentano, poi parlano, anzi scrivono, e quando scrivono
non ce n'è per nessuno. Che tu sia il capo della polizia, un trafficante di
droga, un criminale incallito o il presidente degli Stati Uniti, non potrai mai
sentirti al riparo dall'analisi precisa, dettagliata, ironica quando non
sarcastica di Don Winslow. Se hai sbagliato, se hai preso una decisione
ingiusta, lui lo scriverà, ma altresì, se la legge non coincide con la
giustizia lui lo metterà in risalto e parteggerà sempre per la giustizia, anche
quando per ottenerla è necessaria un po' di violenza. Winslow sa mettere in
evidenza i fallimenti, quelli del singolo, di una categoria, di un gruppo o
dell'intero sistema. Se per farti campagna elettorale tu affermi che i migranti
che passano illegalmente il confine con gli Stati Uniti devono essere arrestati
e poi respinti, la gente ti vota. Però devi stare attento a non tracimare: se
conseguentemente a questa politica separi i genitori dai figli e metti tutti in
gabbie distinte e viene fuori che una madre non può materialmente cercare sua
figlia e ci sono falle nel tuo tanto decantato piano, beh, ci sarà sempre un
Winslow, con la sua penna esperta, affilata ed evocativa, pronto a farlo notare
ai tuoi elettori. Se per difendere il tuo territorio tu esageri e uccidi le
speranze e il futuro di una famiglia, beh, aspettati che Winslow ti metta di
fronte avversari preparati e pronti a tutto pur di fartela pagare. E al
contempo, se sei una madre che ha visto uccidere suo figlio poliziotto, sappi
che nessuno ostacolerà la tua vendetta; se sei un agente un po' sfigato, ma
coraggioso e retto, patirai un po', ma poi riuscirai a salvarti la carriera, la
reputazione e otterrai anche un bonus di felicità… e via di seguito. Winslow
racconta, con naturalezza, mixando bene tensione, pathos e umorismo, l'America
di oggi e quella di ieri, la società in cui viviamo con tutte le sue falle, i
suoi paradossi, la tolleranza alla violenza, i fallimenti e le piccole grandi
vittorie. Ritroviamo personaggi, atmosfere, temi a lui cari: l'immigrazione, la
violenza, la droga… Leggere Winslow vuol dire tuffarsi in un mondo in cui
tutto, davvero tutto, può accadere. Vi piacerà, lo so, anche se non amate il
thriller, il crime, la violenza, le sparatorie e il sangue… perché Winslow sa
appassionare, sa coinvolgere, esaltare, elettrizzare. E a voi che avete già
letto qualcosa di suo dico… leggete Broken, ritroverete personaggi che già
conoscete e ne incontrerete di nuovi cui non sarà difficile affezionarsi.
29. Claudio Fava e Michele Gambino – L'isola, 432 pagine, Fandango,
2020:
Ci
sono proprio tutti, in questo bel thriller politico, gli attori che, prevedibilmente,
svolgerebbero un qualche ruolo se, Dio non voglia, dovessimo precipitare in uno
scenario come quello descritto in queste pagine. Quella che Claudio Fava e Michele
Gambino ci prospettano è probabilmente la scena ipotetica che infesta le nostre
paure ad ogni attentato, scaramuccia, rappresaglia dell'Isis: che il luogo dove
viviamo, ci troviamo di passaggio per lavoro o stiamo trascorrendo beatamente
le nostre vacanze venga attaccato e che noi, proprio noi, ci ritroviamo nel bel
mezzo della carneficina. Riescono benissimo, gli autori, a catapultarci nel bel
mezzo dell'assalto armato e dell'occupazione dell'isola di Lampedusa ad opera
di un gruppo, numeroso e ben organizzato, di miliziani, i Leoni del Jihad.
Riescono persino ad intercettare i timori più reconditi, quelli che ci fanno
diffidare del vicino o del primo forestiero che incontriamo fra le solite facce
che siamo abituati ad incrociare: che qualcuno aiuti gli invasori dall'interno,
che ci siano dei complici, che non ci si possa fidare di nessuno. La tensione
scorre costante in più di quattrocento pagine di adrenalina che, tuttavia,
lascia il tempo di riflettere, tra un attacco e una sparatoria, sulla fragilità
del sistema avvitato su se stesso mentre persegue molteplici interessi che
nascondono neanche troppo bene l'egoismo di ognuno… riflettiamo sull'ingegno e
l'astuzia di chi si trova in difficoltà e sa che deve salvarsi da solo;
ammiriamo piccati il formarsi di amicizie e gruppi cooperativi tra chi deve
sopravvivere e cercare di salvare il salvabile. Così una compagnia variegata e
mal assortita che prima d'ora neanche si conosceva o, al più, si malignava,
diventa un affiatato esercito di liberazione, coordinato sebbene insufficiente,
con un obiettivo unico e condiviso: restare vivi. Un thriller politico scritto
in modo immediato, diretto, semplice e di grande impatto, questo di Gambino e
Fava, che si divora fra la curiosità di sapere come agiranno e reagiranno i
vari fronti impegnati in questa inattesa lotta per la sopravvivenza, e lo
sgomento naturale che non possiamo non provare quando scopriamo che non siamo
gli unici a custodire nella mente certe paure e che, purtroppo, gli scenari
prospettati sono più verosimili di quanto si auspicherebbe.
Un plauso va agli autori che sono riusciti nell'impresa non
facile di unificare voci e stili narrativi rendendo il romanzo un unicum
piacevolissimo da leggere, nonché a rappresentare con semplicità e nitidezza
una situazione estremamente complessa mettendo a nudo le paure, le imperfezioni
i sentimenti contrastanti di cui è vittima l'essere umano. Un'ottima lettura
che intercetta paure e pericoli sin troppo attuali.
Ci sono poi molti libri in cui
le donne scrivono (egregiamente) di altre donne: alcune sono storie vere, altre
sono biografie romanzate, altri sono racconti autobiografici, altre ancora sono
rivisitazioni. Si tratta di:
30.
Lisa Taddeo –
Tre donne, 360 pagine, Mondadori 2020:
Come
nascono i tabù, i pregiudizi, le paure? Dalla non conoscenza, dalla paura di
conoscere, dalla vergogna di parlare. È così che si è radicato, per esempio, il
tabù del desiderio femminile: c'è, ma non bisogna parlarne; colei che ne fa
mostra, che vi cede, che non si uniforma ai canoni della ragazzina pura,
dell'educanda innocente tutta sorrisi acqua e sapone, della donna morigerata,
repressa e regina del focolare, va ostracizzata, condannata, disprezzata,
isolata perché immorale, infetta, virulenta. E non importano le motivazioni, la fragilità, il vissuto, le sofferenze
che conducono una donna a certe scelte: conta solo che non disturbi il comune
senso del buongusto, del socialmente tollerato, che non intacchi gli altri con
la peste che si porta addosso. E nessuno che pensi, per un attimo, che è tutto
normale, naturale, fisiologico. Siamo, sempre, tutti troppo presi dai nostri
parametri di giudizio per fermarci ad ascoltare le storie altrui, tutti pronti
a condannare senza appello e nessuno che si sforzi di pensare come pensano
loro, le accusate, le donne. Lisa Taddeo, in quest'opera che non è un romanzo
bensì un reportage romanzato ma reale, racconta tre storie vere, le storie di
tre delle tante donne che ha incontrato. Per farlo è stata con loro per molto
tempo, le ha frequentate, ascoltate, ha parlato con conoscenti, amici, parenti,
ha scartabellato nei documenti, negli atti giudiziari… Non pretende di
raccontare verità, ma solo il punto di vista delle donne, quello che altri non
hanno voluto ascoltare. Sostenere che il desiderio femminile esista, condizioni
le scelte, contribuisca al pari di altre variabili a cambiare il percorso di
vita di una donna non è un'eresia: è così, è fisiologico, fa parte dell'essere
donna, di più, dell'essere persona. Parlarne in un libro, sebbene in modo
romanzato, è un modo per far sì che ci si liberi dai preconcetti e si cambi
modo di guardare certe scelte.
La giornalista
Lisa Taddeo scrive Tre donne in modo accorato, intenso, a tratti molto molto esplicito,
ma efficace. È un libro che consiglio agli uomini, anche ai puritani… ma lo
consiglio soprattutto alle donne – che spesso sono le più acerrime nemiche
delle altre donne, le giurate più severe - perché si sveglino, perché si
liberino da retaggi retrogradi: la parità, tanto cercata, passa anche da
questo, dal parlare di certi argomenti, dallo sfatare certi tabù, dal guardare
ai bisogni ed alle scelte altrui con mente aperta e senza preconcetti.
31. Marilù Oliva – L'Odissea, 217 pagine, Solferino 2020:
Si può far brillare una figura femminile come merita senza per questo
oscurare un uomo? Contrariamente a quanto credono molti uomini, sì, è
possibile, e questo libro ce lo dimostra: la rivisitazione dell'Odissea di
Marilù Oliva consegna a noi lettori abituati a non accontentarci delle letture
scontate e già pronte, un quadro al femminile di grande potenza narrativa e di
rara bellezza. È la storia del viaggio di Ulisse come lo conosciamo, più o meno
sulla falsariga di quello tracciato da Omero, eppure è una storia completamente
diversa. Perché? Perché le protagoniste qui sono le donne. E il bello è che
Marilù Oliva non ha dovuto stravolgere nulla, non ha dovuto aggiungere
personaggi al poema originario: le donne c'erano già, attive e presenti, a
muovere i fili affinché si compissero le gesta del grande eroe, solo che noi le
vedevamo appena, concentrati sul prode Odisseo, sulle sue peregrinazioni, sulle
disavventure e sulle sue astuzie. Ci sono anche quelle, in queste pagine, ma
non solo quelle. C'è la brama di una dea che, dopo aver tenuto in trappola un
condottiero per sette anni, non vorrebbe lasciarlo andar via e gli promette
l'immortalità; c'è una dominatrice che ammalia gli uomini con bellezza e
premure e poi li tramuta in porci, ma che quanto ad astuzia trova in Odisseo
finalmente un uomo con cui rivaleggiare; c'è una giovane principessa inesperta
che, dopo aver negato il proprio cuore a tanti uomini, si innamora di uno che
arriva nella sua terra derelitto e malconcio, ma con l'inconfondibile regalità
nella persona; c'è la nutrice che, sottomessa nel ruolo che la società le ha
imposto, conosce tutti i segreti della famiglia in cui dimora. E poi c'è lei,
la moglie, la regina, non icona da venerare e manipolare, ma donna vera,
tenace, ferma, fiera, astuta, che tiene testa ad un manipolo di uomini, che per
rispetto delle convenzioni lascia che a comandarla siano altri meno sapienti di
lei, ma che non smette mai di dimostrare il proprio valore, fino a rivaleggiare
persino con l'uomo che attende incessantemente da vent'anni. E poi c'è la dea,
lei che tutto sa e tutto vede, che cambia il destino di un uomo con il suo solo
volere. Una riscrittura potente, con una prosa vibrante ed evocativa, che
restituisce finalmente il loro posto d'onore a donne che per troppo tempo sono
state relegate a mere comparse, senza, per questo, sminuire la figura
dell'eroe. Perché la parità parte anche da qui, dal modo di raccontare una
storia, dalle pagine di un libro.
32. Meena Kandasamy – ogni volta che ti picchio, 240 pagine, Edizioni
E/O 2020:
Questa è una storia vera, però con controversie
legali ancora in corso, e in special modo in Paesi come l'India che conservano
retaggi maschiocentrici, forse non conviene dire che lo sia completamente,
perciò diremo che è un romanzo ispirato a una storia vera. La storia di una
donna libera, moderna, disinibita, colta. Una donna che ha conosciuto tanti
uomini, che si è innamorata veramente una volta sola dell'uomo sbagliato, un
politico, e che ne ha sposato un altro, un rivoluzionario, innamorata dell'idea
di amare un compagno comunista e delle cose che sembrava condividere con lui.
Non sapeva, non credeva, questa donna emancipata, questa scrittrice, poetessa e
traduttrice con followers ed estimatori internazionali, che il comunismo le
sarebbe entrato in casa, nel letto, tentando di strapparle l'anima e poi la
vita. Non sapeva, questa donna che incidentalmente chiameremo Meena, che
avrebbe cominciato a cedere, ad accettare le limitazioni della propria libertà
personale già alla seconda settimana di matrimonio con la disattivazione del
proprio account facebook con conseguente tracollo della sua immagine
professionale; non sapeva che sarebbe stata definita stupida femminista piccolo
borghese, puttana, troia, prostituta e volgarità di questo tenore, non sapeva
che non avrebbe ricevuto l'aiuto di nessuno, neanche dei suoi genitori, non
sapeva che sarebbe diventata un'attrice di una parte preparata per lei, che
avrebbe abbandonato i suoi vestiti e accessori alla moda per indossarne altri
anonimi e sformati. Non sapeva che sarebbe stata picchiata con ogni oggetto
disponibile, dalla cintura di pelle al cavo di alimentazione del suo Mac, che
con un clic avrebbe visto cancellate tutte le sue 25.600 mail e poi cambiata la
password per impedirle di recuperarle. Non sapeva che a farle tutto questo
sarebbe stato suo marito, un guerrigliero, uno stimato professore
universitario, e che per fare ammenda verso se stesso avrebbe detto, un giorno:"Ogni
volta che ti picchio il compagno Lenin piange". L'assurdità di questa
frase rende in modo chiaro e agghiacciante la portata di quello che Meena
Kandasamy, la scrittrice, traduttrice, poetessa indiana Meena Kandasamy, ci
racconta sul suo primo matrimonio dal quale, per fortuna, è riuscita a fuggire.
Per fuggire ha dovuto toccare il fondo, rischiare la vita, usare l'astuzia,
affilare le armi, tornare a combattere. Quattro mesi e otto giorni è durato
quel matrimonio, i più lunghi della sua vita. E pensare che sarebbe bastato
poco, pochissimo, perché non sopravvivesse per raccontarcelo. La sua è una
storia che scivola verso di noi senza sensazionalismi, sentimentalismi, colpi
di scena voluti e studiati a tavolino, e forse è proprio questo che la rende
ancora più autentica, forte agghiacciante. Ogni volta che ti picchio è un libro
che deve essere letto da chi non vuole sapere, tenta di ignorare o peggio,
ridimensionare o giustificare certe realtà. Deve sapere, chi vorrebbe compiere
questa mistificazione su questioni che non lo toccano direttamente, che il
marito di Meena non appariva come un bruto e che lei era solo una donna
normale, colta, emancipata, moderna… una donna, un essere umano, punto e basta.
E magari il suo modo di raccontare questa storia apparirà freddo, quasi
distaccato, ma è l'unico disponibile. E probabilmente leggere farà male, ma è
necessario.
33. Imogen Kealey – Liberazione, 368 pagine, Longanesi 2020:
Liberazione è uno di quei (rari) libri che ti
prendono dalla prima all'ultima riga, che ti catturano con un dettaglio, una
parola, un'immagine e non ti lasciano più. Con il ritmo incalzante e il passo
sostenuto di chi non può perdere tempo, conosciamo Nancy Wake, la bella,
tenace, irruenta Nancy Wake che si guadagna sul campo cariche, meriti, ma
soprattutto rispetto e amicizia. Nulla è stato facile per lei, sin da quand'era
una bambina, in Australia, con una madre che la definiva un mostro senza
colpoferire. Scappata di casa a sedici anni, si trasferisce in America, poi in
Europa, per fare la giornalista. Insieme al marito, che amerà profondamente
fino alla fine, lotta con la resistenza, a Marsiglia, contro i tedeschi. Quando
il marito viene arrestato comincia per lei un'Odissea di lotta, impegno,
combattimento che la condurrà a capo dei maquisards per conto degli inglesi.
Una donna che ha dato tanto all'Europa, un simbolo di coraggio, tenacia, forza,
ribellione. Una figura ammirevole che non conoscevo e che ho scoperto grazie a
questo bellissimo romanzo di Imogen Kealey. Un romanzo che consiglio perché,
davvero, una volta cominciata la lettura sarà difficile staccarsene.
34. Isabel Allende – Donne dell'anima mia, 176 pagine, Feltrinelli
2020:
Se volessimo trovare un sottotitolo a questo nuovo libro di Isabel
Allende, potremmo senz'altro scrivere "Autobiografia ragionata e
riflessioni sparse di una femminista ante litteram". Sarebbe, credo io,
un'ottima sintesi delle pagine in cui l'autrice cilena si racconta, parla della
sua infanzia, degli anni di lotta, della vecchiaia e dell'amore. Lo fa non
semplicemente per parlare di sé, ma come pretesto per parlare, in modo concreto
e ragionato, di femminismo. Ne parla lei che femminista lo è da prima che il
femminismo attecchisse nella sua mente pronta, lei che è stata una femminista
sin da bambina, una bambina ribelle, un maschiaccio, molto lontana dall'ideale
di ragazza e di donna sottomessa, obbediente e discreta che ci si aspettava. Ma
Isabel non parla solo di sé, assolutamente: parla di donne, di femministe che
l'hanno ispirata, che ha conosciuto, a cui ha affiancato il suo impegno; parla
(tanto) di sessualità, amore, accettazione, testardagine e un pizzico di follia
che spinge ad osare, a dire di sì alla vita e poi si vedrà. Parla anche molto
di amore e di amori, di uomini, del loro modo di vedere la donna, delle loro
paure… cita dati, studi, statistiche… In queste pagine di vita reale che
sembrano quasi un romanzo, Isabel dimostra la sua ben consolidata bravura di
scrittrice, unisce in un perfetto equilibrio fatti personali ed analisi
sociale, dimostrandosi un'analista acuta, attenta, consapevole del femminismo
di ieri e di oggi e della società in cui esso si contestualizza. Un libro davvero
gradevole che regala ottimi spunti letterari e di riflessione. Consigliato.
35. Claire Berest – Nulla è nero, 224 pagine, Neri Pozza 2020:
Nulla
è nero racconta la vita, le vicissitudini, la personalità di Frida Kahlo, il
suo amore per Diego Rivera, la sua arte e le sue mille risorse in modo
spigliato, caliente, vivace, colorato. Proprio i colori sono la chiave di
lettura di quest'opera: il blu, rosso, giallo… grigio. Ma ciò che rende
innovativo il modo di raccontare una storia in fono conosciuta ai più è proprio
la scrittura: frenetica, guizzante, vivida, quasi che l'autrice (e il bravo
traduttore è riuscito a rendere a pieno questa sfumatura) abbia voluto
rappresentare anche attraverso il linguaggio e la forma espositiva la
personalità e l'anima di Frida. Un altro romanzo, un altro tassello su
quest'icona di passione, resistenza, entusiasmo, vita. Non solo una pittrice,
ma una donna forte, tenace, passionale, sagace e fragile, capace di gioie
smodate e grandi dolori, un esempio di forza e vitalità oltre ogni avversità.
Spazio anche alla poesia con:
36. Mariangela Gualtieri – Quando non morivo, 128 pagine, Einaudi
2020:
Quella di Mariangela Gualtieri, racchiusa in
questa nuova raccolta, è una poesia che esalta l'umiltà, una poesia
parificatrice e sincera, spirituale ed al contempo sensuale. Una poesia che
esalta il noi, la pluralità di esseri e di anime, la natura, gli animali,
l'amore e la morte. Tutto, nelle parole di Mariangela Gualtieri, viene
focalizzato, modellato, mostrato nella sua essenza più vera, spogliato dagli
orpelli, riportato all'origine. Come dita invisibili e operose, la voce intima
e sanguigna di questi versi modella la natura e chi la abita rivelandone
l'autenticità.
Un ottimo saggio è:
37. Luca Crovi – Storia del giallo italiano, 512 pagine, Marsilio,
2020:
L'"investigazione" di Crovi nel giallo italiano parte da
lontano, dalla metà dell'Ottocento, ed organicamente, attraverso vari livelli e
piani narrativi si snoda per un secolo e mezzo sino ad arrivare a noi, al 2020,
in quella che più che una variegata e variopinta sfilata di nomi e scene, è una
caleidoscopica rimpatriata della grande famiglia del giallo in tutte le sue
nuances, dai nonni – De Angelis, Mastriani, Matilde Serao – ai genitori –
Scerbanenco, Camilleri, Faletti, Laura Grimaldi – ai figli, nipoti e pronipoti
– Genisi, Basso, Venezia, De Marco, Pulixi, Tuti e chi più ne ha e più ne
metta. E come in ogni rimpatriata che si rispetti, ciascuno porta qualcosa di
sé, le sue idee, il suo lavoro, i suoi manicaretti, la sua terra, il suo modo
di essere e di intendere il mondo. Un perfetto mix di storie, voci, luoghi,
colori per raccontare l'Italia in tutte le sue sfaccettature. Un saggio da
riaprire spesso – pur se impegnativo e complesso, bisogna ammetterlo – alla
ricerca di quello spunto, di quella storia che ancora ci manca e che fa al caso
nostro. Ve lo consiglio, sia che siate appassionati del giallo, sia che amiate
i saggi e le pubblicazioni un po' meno leggere.
Per quanto riguarda i libri per bambini
e ragazzi ho due consigli, il primo per adolescenti, il secondo per bambini dai
7 anni in poi, ma più in generale per tutta la famiglia. Si tratta di:
38. Erin Stewart – Io sono Ava, 336 pagine, Garzanti 2020:
Ava la ragazza bruciata, Ava la ragazza con le
cicatrici, Ava la vittima di un incendio che le ha portato via i genitori e la
cugina, Ava l'unica sopravvissuta. Ava. Semplicemente Ava. Sedici anni sono, probabilmente,
l'età peggiore per avere la faccia devastata e il corpo deturpato da una mappa
di cicatrici, innesti, postumi di diciannove interventi chirurgici. Però Ava
non ha scelto di scampare per miracolo ad un incendio a sedici anni, non
l'avrebbe scelto mai, se avesse potuto. E anche Cora e Glen, i suoi zii, non
hanno scelto di perdere, in quello stesso incendio, Sara, la loro unica figlia.
Non hanno scelto di farsi carico di Ava, la loro nipote adolescente che ha
bisogno di molte cure costose, attenzioni, pazienza, comprensione. Eppure, per
colpa di un attimo, di un cortocircuito causato da uno stupido errore di un
elettricista tanti anni prima, due famiglie sono distrutte, tre vite si sono
spente nella notte e una quarta è decisamente tutta in salita. E allora cosa si
può fare? Ci si può chiudere in casa, avvolta dalle cure della zia Cora, senza
bisogno di vedere nessuno, senza bisogno che nessuno veda la faccia devastata o
stringa una mano deforme, oppure si può uscire, affrontare il mondo, affrontare
gli altri per affrontare l'oscurità che sta dentro di noi. Io sono Ava è un
romanzo di formazione, un libro sull'amore per la vita, sull'attaccamento alla
vita anche al di là della razionalità; è un libro sull'amicizia, sulle seconde
possibilità, sul dolore e sulla forza d'animo. Non posso che accodarmi ai nomi
– anche autorevoli – che l'hanno consigliato prima di me, ma voglio fare una
rassicurazione a chi starà pensando che "è il solito libro
strappalacrime": no, questo è un libro contro il pietismo e il falso
buonismo, è ironico e doloroso, insieme, perché l'ironia - e l'autoironia
soprattutto - è l'arma più potente contro il dolore.
39. J. K. Rowling – L'Ickabog, 320 pagine, Salani
2020:
Sì, le storie di fantasia
possono piacere o non piacere, c'è persino chi di fronte a un libro etichettato
come "per ragazzi" storce il naso ritenendo (a mio parere,
scioccamente) di aver superato l'età delle fiabe, c'è pure chi (spesso senza
aver mai letto un suo libro) snobba J. K. Rowling per le motivazioni più varie
e spesso strampalate. E poi ci sono i fatti, innegabili, piaccia o non piaccia.
E i fatti sono che J. K. Rowling sa scrivere e, soprattutto, le storie le sa
raccontare, sa parlare ai ragazzi… anzi, fa di più: con la scusa di rivolgersi
ai ragazzi, sa punzecchiare più di qualche adulto perché dietro ad ogni sua
storia c'è ben più che una semplice favoletta, c'è un'analisi attenta e
consapevole della società, c'è la volontà di lanciare un messaggio a grandi e
piccoli, c'è la forza di quel messaggio data dalla determinazione di chi scrive
per provare a cambiare qualche comportamento sbagliato, a indurre qualcuno a
riflettere, in fondo, a cambiarlo questo mondo. E non è vero che i libri, o che
le fiabe, non possono cambiare la mente delle persone, noi lettori lo sappiamo
bene. Questa è una semplice fiaba, non è un capolavoro della letteratura
(soprattutto non è Harry Potter, quindi chi immaginava una replica del maghetto
o l'inizio di una nuova saga adegui le sue aspettative), ma è scritta bene, con
tanti personaggi, buoni e cattivi, è illustrata dai bambini italiani che hanno
partecipato al concorso dell'Ickabog… se volete leggere una storia scorrevole
ed appassionante e al contempo riflettere (o magari far riflettere) sulla
gentilezza, il coraggio, l'amicizia e la bontà d'animo… questo può essere il
libro giusto. E secondo me è anche una buona idea regalo per il Natale alle
porte: immagino genitori e figli che si immergono in queste pagine e
condividono insieme una bella storia in questi pomeriggi invernali in cui c'è
proprio bisogno di calore e buoni sentimenti.
Poi ci sono
storie che vanno al di là del genere letterario, che non si possono
etichettare, ma che vanno lette. Un esempio è:
40. Stefano Massini – Eichmann. Dove inizia la notte, 114 pagine,
Fandango 2020:
Ce lo siamo chiesto tutti, ascoltando le
testimonianze dei sopravvissuti, leggendo libri, guardando film e documentari…
come si generò la Soluzione finale? Cosa portò, negli anni della Seconda guerra
mondiale, Hitler e i suoi sodali a sterminare milioni di ebrei, zingari,
omosessuali, disabili, oppositori? Ce lo chiediamo davanti a ogni guerra,
discriminazione, manifestazione di odio, intolleranza, barbarie: dove, come,
quando, perché, da chi comincia il male? Il dialogo-intervista che Stefano
Massini inscena in queste pagine può essere un buon punto da cui partire nel
rispondere a questi interrogativi. A fronteggiarsi sono, in un botta e risposta
immaginario, ma plausibilissimo, la filosofa Hannah Arendt e il… - funzionario?
Gerarca? Aguzzino? Impiegatucolo? – nazista Adolf Eichmann. Scopriamo, in
queste pagine, il ritratto di un uomo che, ben lungi dall'icona di genialità e
potenza che vorrebbe ispirare, è profondamente, meschinamente, spaventosamente
umano: sì, perché il male mostra qui, nelle parole di quest'uomo, nelle ragioni
che lo muovevano, tutta la sua più profonda ed evidente banalità. Dai verbali
dei processi, dai documenti, dai saggi della Arendt, Stefano Massini con la sua
prosa sincopata e d'effetto, crea un'opera d'impatto fortissimo, quasi una
pièce teatrale, un dibattito a scena aperta, un processo ex post, implacabile e
serrato come può essere la voce della coscienza, la voce di un Dio – semmai
Eichmann ne adorasse uno – dinanzi al quale confessare i propri peccati,
mettere a nudo le proprie meschinità. Un libro da leggere e rileggere, per non
dimenticare mai che il male è molto più banale, molto più umano di quanto ci
sembri.
***Una
precisazione: avrei avuto molti, moltissimi altri libri da consigliarvi, ma
dovendo operare un a scelta io in primis, ho preferito limitarmi ai libri
singoli (non facenti parte di serie) pubblicati fra il 2019 e il 2020.
Per altri
consigli di lettura seguitemi su ilsimposiodeilettori.blogspot.it o sulla
pagina Facebook Il simposio dei lettori.
Bene, spero di
esservi stata utile… non mi resta che augurarvi buon Natale libroso a tutti!
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