Sinossi:
Verona, 2001. Anna,
ventinove anni, è una ragazza ingenua, ricca e viziata dall'adorato padre, un
facoltoso imprenditore. Dopo la laurea in medicina Anna vuole specializzarsi in
chirurgia plastica per aprire uno studio estetico, sposarsi e avere una famiglia.
Quando però un ictus colpisce il padre e un misterioso amico gli fa visita,
Anna inizia un'indagine sul passato in guerra del padre. Le tracce la conducono
nell'Italia del 1944, nel pieno della furia omicida delle SS in fuga, quando le
truppe scelte di Hitler trucidarono per vendetta almeno quindicimila civili.
Una storia che oggi pochi conoscono, come pochi sanno che alle SS tedesche si
uní un famigerato battaglione di SS italiane, di cui dopo la guerra si è
cercato di far perdere la memoria. Al termine di questo drammatico percorso,
Anna ritrova la sua vera anima. Così, finalmente libera da quel passato
terribile che le scorre nel sangue, torna a Colle Sant'Agnese, il paesino
toscano in cui i nazisti fucilarono oltre quattrocento persone fra donne, vecchi
e bambini. Una storia nera, drammatica e poco chiara e che parla ancora al
presente, chiedendo giustizia.
Commento:
La storia che Piernicola
Silvis racconta in questo romanzo è storia che riguarda tutti: va oltre la
fiction narrativa, approfondisce fatti reali, è storia d'Italia. Lo scopre a
sue spese la giovane dottoressa Anna Sartori che fino a quel momento aveva
visto i fatti della seconda guerra mondiale come lontani da sé, confinati nei
libri di storia o in qualche bel film in bianco e nero. Poi accade una cosa
tutto sommato comune, sebbene dolorosa: suo padre ha un ictus e un uomo, che
dice di essere un suo amico, viene in ospedale a fargli visita. L'uomo ha un
accento tedesco, infatti dice di essere austriaco e di aver conosciuto il padre
di Anna durante la guerra. Istintivamente diffidente verso l'uomo, Anna
riflette sul fatto che il padre fosse reticente sull'argomento
"guerra" e che né lei né il fratello Massimo sanno molto del suo
passato. Provata dalla malattia del padre e dal momento difficile con il
fidanzato, Anna dorme male, ha incubi e strane visioni di guerra, uniformi e
urla. Approfondisce questi incubi a livello clinico e così facendo scoperchia,
senza volerlo, un vaso di Pandora che le cambierà la vita. Ciò che scoprirà
cambierà per sempre la percezione che Anna ha di se stessa, della sua famiglia
e della sua storia. Un romanzo intenso che con pazienza e perizia ricostruisce
uno spaccato di storia italiana difficile da ignorare, tanto meno da digerire.
C'era qualcosa che, per molte pagine, non mi convinceva e mi rendeva difficile
la lettura, probabilmente un qualcosa di naìf nella prosa dell'autore, nel modo
di Anna di raccontare, di formulare le frasi. Man mano che la storia
proseguiva, però, ho notato che questo malessere si attenuava fino a sparire
completamente a fine romanzo: ho quindi compreso che si trattava di un espediente
– a mio parere, riuscito – dell'autore per portarci al di là della storia, per
raccontarci, attraverso il linguaggio, lo stato d'animo di Anna, dapprima
confuso, ingenuo, stressato, poi via via sempre più consapevole, deciso e
lucido. A chi leggendo riscontrasse le mie stesse sensazioni, perciò, consiglio
di proseguire, di andare avanti nella lettura. È il primo romanzo che leggo di
Piernicola Silvis e penso che leggerò anche i suoi romanzi precedenti. Questo,
intanto, lo consiglio.
Opera recensita:
"Storia di una figlia" di Piernicola Silvis
Editore: Sem libri, 2020
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Veneto
Pagine: 336
Prezzo: 19,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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