Sinossi:
Hana abbandona gli studi
universitari che, piena di curiosità e di entusiasmo, aveva da poco iniziato
all'Università di Tirana per tornare a vivere sulle montagne del Nord
dell'Albania, nella casa dello zio che l'ha cresciuta dopo la morte dei
genitori e che adesso è vedovo e malato. Un atto d'amore e di gratitudine che
assume i tratti di uno spaventoso olocausto di sé quando Hana, che si rifiuta
di accettare il matrimonio combinato che permetterebbe allo zio di morire in
pace ma che costringerebbe lei a rinunciare alla propria indipendenza, pensa
che l'unico modo per risolvere i suoi problemi sia diventare una vergine
giurata: una di quelle donne, cioè, che a un certo punto della propria vita
decidono di farsi uomini e di rinnegare la propria femminilità. Lo zio è fiero
di lei, l'onore della famiglia è salvo e lui è finalmente libero di arrendersi
alla malattia che lo divora. Nella cupa solitudine delle montagne si abbrutisce
e si imbruttisce per sopravvivere alla fatica, al freddo, allo sconforto,
finché la cugina Lila, emigrata tanti anni prima negli Stati Uniti, non riesce
a convincerla a infrangere il giuramento per raggiungerla a Washington. Qui
Hana riesce con grande sforzo - grazie al sostegno della cugina e della sua
famiglia, ma soprattutto alla propria tenacia - a trovare la consapevolezza di
sé e del suo corpo mortificato, e ad accettare l'amore di un uomo che la aiuta
ad appropriarsi di una femminilità rinnegata.
Commento:
Ana è sempre stata una
ragazza indipendente, amante dei libri, della cultura, del bello. Lo era anche
nell'86, quando, dai monti del Nord dell'Albania, era giunta a Tirana per
studiare, ma fu strappata a quell'ambiente corroborante dalla malattia di suo
zio e dall'improvvisa morte della zia, gli unici parenti che le fossero rimasti
al paese. Più si avvicina la morte dell'anziano e buono zio, però, più crescono
i rischi per Ana: una donna sola è in pericolo, deve sposarsi, ha bisogno della
tutela e della protezione dell'uomo, così, per fermare un destino che le
strapperebbe inesorabilmente l'indipendenza, Ana compie un giuramento: diventa
una vergine giurata, assume le sembianze, gli atteggiamenti, i pensieri di un
uomo e da quel momento tutti lo tratteranno e lo rispetteranno come uomo. Il
suo compito sarà curare gli interessi della famiglia, i beni, l'onore.
Quattordici sono gli anni che Ana passa in quell'abbrutimento, negandosi di
essere donna anche nel pensiero, ma giunge un momento in cui il suo corpo, il
suo essere, la sua femminilità rinnegata reclamano attenzione. Così Ana
infrange il giuramento e vola in America, dalla cugina Lila e dalla sua bella
famiglia, per provare a tornare ad essere di nuovo una donna, per tornare ad
essere di nuovo se stessa. Non sarà affatto facile.
Il tema chiave di questo
interessante romanzo di Elvira Dones è proprio la femminilità negata, la
dirompente sensualità, il bisogno fisico di essere se stesse, che si sia mogli,
madri, adolescenti, studentesse, semplicemente donne. È questa libertà che
manca di più ad Ana quando si era ritrovata a fare l'uomo; la libertà di essere
donna, con aspirazioni, sogni, obiettivi, desideri, non solo braccia, corpo, schiava
e succube di un uomo. Una libertà che, dopo aver provato a rinunciarvi,
scoprirà di desiderare ardentemente e che lotterà per conquistare. Una lettura
consigliata perché pone lo sguardo su tradizioni poco note, ma ancora vive, sulle
vite di donne ancora oppresse, su condizioni femminili tanto diverse dalla
nostra.
Opera recensita:
"Vergine giurata" di Elvira Dones
Editore: Feltrinelli, 2007
Genere: narrativa
Ambientazione: Albania,
Stati Uniti
Pagine: 204
Prezzo: 15,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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