Sinossi:
Persone da ritrovare, vite
da salvare. Su questo è incentrata la carriera - o meglio, l'intera esistenza -
del cacciatore di ricompense Colter Shaw. Per chi lo ingaggia rappresenta
un'ottima alternativa alla polizia, ma ti devi fidare dell'uomo, uno allergico
alle burocrazie e capace di sovvertire le regole del buon senso. Come accade in
una giornata estiva di giugno. C'è stata una vittima, un ragazzo che Colter
doveva riportare a casa e che aveva inseguito fino alla zona selvaggia nel nord
dello Stato di Washington. Qui, al riparo tra le valli delle Montagne Rocciose,
ha sede la Fondazione Osiride, che promette felicità a chi ha sofferto. Farsi
accettare al suo interno riesce facile a Colter perché, in fondo, è vero: anche
lui ha un segreto che non lo fa dormire, un ricordo che brucia. Ma ben presto
scopre che, una volta entrati nella schiera degli eletti di Osiride, è quasi
impossibile uscirne. O almeno, uscirne vivi.
Commento:
Quando il tuo autore
preferito sbaglia il colpo, pubblicando un libro che sarebbe stato meglio in un
cassetto o nel cestino del computer e tu non puoi girarti dall'altra parte
perché devi recensirlo, no, non sei felice. Se poi la defayance riguarda una
serie, con un personaggio nebuloso, debole, inverosimile e dopo avergli dato fiducia,
al secondo romanzo della serie capisci che non c'è speranza, beh, in quel caso non
solo non sei felice, sei più che altro frustrata. Ecco con quale stato d'animo
mi ritrovo seduta qui, in questo soffocante pomeriggio di luglio, a parlarvi de
Gli eletti, il secondo romanzo della serie con protagonista il cacciatore di
ricompense Colter Shaw, il temerario, survivalista, super intelligente, super
osservatore, improbabilissimo Colter Shaw. Ci abbiamo provato, io ed altri recensori,
a dargli fiducia quand'è uscito il primo capitolo, Il gioco del mai, ma già
sentivamo che c'era qualcosa che non andava in Shaw: interessante, ma nebuloso,
troppo vago il sostrato, troppo eterea la sua storia, troppo poco solida la
base su cui si teneva in piedi… abbiamo sperato di saperne di più su di lui nel
secondo romanzo, questo qui, ma purtroppo le informazioni che Deaver ha
aggiunto sono scarse, poco concrete, sembrerebbe che le abbia inserite per
fornirsi un aggancio facile alla prossima storia… ma non aggiungono nulla
all'impianto narrativo del personaggio, non aggiungono solidità e concretezza
ad un Colter Shaw che più che un uomo in carne e ossa sembra un ibrido, un'idea,
un personaggio costruito su misura per questa serie. Se poi aggiungiamo che la
trama del thriller in sé è alquanto prevedibile e che il tema affrontato, quello
delle sette, è tutt'altro che innovativo… ahi… non ci siamo, e poco importa che
la forma sia buona, che la lettura scorra, che tutto sommato la costruzione sia
interessante. Se questo thriller l'avesse scritto un esordiente, un autore agli
inizi, forse l'avrei incoraggiato, l'avrei consigliato, ma non se l'ha scritto
uno che ha fatto decisamente di meglio, non se l'ha scritto uno come Deaver
che, non per niente, è diventato il mio scrittore preferito in assoluto. Quindi,
continuerò a leggere i prossimi romanzi della serie di Shaw perché non esiste
che io non legga qualcosa che Deaver ha pubblicato, ma per ora, per me è no.
Opera recensita: "Gli
eletti" di Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli, 2020
Genere: thriller, seriale
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 496
Prezzo: 20,00 €
Consigliato: no
Voto personale: 6.
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