Sinossi:
È il 1955; i Wheeler sono
una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il
proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa
ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche
con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si
sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa.
Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta
ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con
una potenza da dramma shakespeariano.
Commento:
Ho appena terminato questa
lettura entusiasmante, un romanzo su cui vorrei impiegare un fiume di parole,
ma ho difficoltà, assurdamente, a mettere in fila i concetti che ho in testa. È
una sensazione strana, quella lasciatami da questo libro: è la sensazione di
aver letto qualcosa che conoscevo già, non perché la trama sia prevedibile,
tutt'altro. È, probabilmente, una delle letture più realistiche in cui mi sia
imbattuta, di quel realismo lucido, percettibile, trasognato. La vediamo, la
follia, la vediamo arrivare silenziosa come uno spettro e accomodarsi a suo
agio nella graziosa villetta dei Weeler; la vediamo dividere la tavola e il
letto con Frank e April, insinuarsi nei loro discorsi, nei silenzi prolungati,
negli sbalzi d'umore sempre più frequenti. Il discostarsi, ora dell'uno, ora
dell'altra, dalle consuete abitudini, dalla monotonia quotidiana, potrebbe far
sì che la scambiamo per ribellione, per desiderio di evadere, per voglia di
cambiare vita. E di fondo c'è, in Frank ma soprattutto in April Weeler,
un'insoddisfazione che la rode dall'interno, una necessità di cambiare,
distaccarsi, allontanarsi, isolarsi dalla casa, dai figli, dal marito, dalla vita,
da se stessa. Ed è proprio per questi sentimenti che, dopo una sfuriata
apparentemente assurda su una pièce teatrale andata male, April propone, come
mezzo di riappacificazione, la partenza per l'Europa. Un piano sconclusionato e
destinato a fallire, ma che Frank finisce per accettare. È per questo desiderio
di rivalsa che in fondo anima entrambi, che i due coniugi provano a ricomporre
i pezzi ogni volta più minuscoli di un'unità coniugale e familiare troppe volte
andata in frantumi. Sono giovani, intelligenti, insicuri, instabili, orgogliosi…
si amano? Chi lo sa? Loro di sicuro non lo sanno.
Richard Yates è, a giudicare
da ciò che leggo in questo romanzo, un narratore straordinario: riesce ad unire
in un equilibrio perfetto la leggerezza di un pomeriggio tra amici e la cupa
angoscia di una catastrofe imminente, inducendo in noi un costante stato di
allerta, non permettendoci mai di abbassare la guardia… e lo fa con una tale
naturalezza che davvero ci si aspetta quasi già ciò che avverrà. In
revolutionary road Yates tratta con apparente semplicità temi molto complessi
quali la follia in varie sue forme, l'amore, la famiglia, il lavoro, l'importanza
del denaro… tutti temi che, negli anni in cui è ambientato e scritto questo
romanzo avevano un'importanza cruciale, ma che ancora oggi sono per certi versi
fondamentali. Un libro corposo, ma appassionante. Consigliato.
Opera recensita:
"Revolutionary Road" di Richard Yates
Editore: Minimum Fax, prima
ed. originale 1961
Genere: narrativa americana
Ambientazione: Stati Uniti,
1955
Pagine: 457
Prezzo: 12,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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