Sinossi:
Profuma di garofano e ha
la pelle color della cannella la bella mulatta che Nacib vede un giorno al
mercato degli schiavi. Incantato dalla sua prorompente sensualità, l'arabo
Nacib l'assume come cuoca, rendendola ben presto regina della sua vasta casa.
Ma Gabriella, selvatica e ingenua, non sa distinguere, perché l'amore è per lei
un fatto spontaneo: ama Nacib, ma si dona anche ad altri, senza malizia
alcuna... Jorge Amado si serve del suo sguardo per raccontare i personaggi, i
colori, i profumi dello Stato di Bahia all'inizio del Novecento: talmente bello
e luminoso da sembrare un paradiso terrestre.
Commento:
I libri di Jorge Amado
sono proprio come le notti bahiane che riviviamo fra le sue righe: infinite,
sfiancanti, esaltanti, con quella vena di malinconia e di perdita quando spunta
il primo bagliore dell'alba ed è il momento di rientrare a casa. Proprio così
sono i suoi libri: un bailamme di personaggi, luoghi, situazioni, odori,
sapori, colori, suoni, una profusione di emozioni che travolge i sensi e
sfianca il lettore che ne rimane invariabilmente intrappolato ed ammaliato. Anche
Gabriella, garofano e cannella non fa eccezione: è un libro densissimo di vita,
di storie, di sensualità che se all'inizio spiazza e disorienta, alla fine
lascia piacevolmente sfiniti per il gran correre e il gran vivere e tristi per
l'imminente e inevitabile ritorno alla realtà fuori dalle pagine. E la
protagonista, la bellissima e fenomenale cuoca mulatta Gabriella è solo una
parte di questa invasione dei sensi: protagonista indiscusso, come in tutti i
romanzi di Amado, è il Brasile, la società brasiliana e in questo caso quella
della regione del cacao e della città di Ilhéus nel 1925. Amado, da bravo
descrittore dell'anima di una città, prende come centro del romanzo il bar
Vesuvio, il più frequentato ad ogni ora del giorno e della notte, gestito
dall'arabo Nacib. È qui, sotto lo sguardo vigile e l'orecchio attento del
gestore, che confluiscono le due grandi storie raccontate in queste pagine:
quella di una città che lottò per il progresso, per liberarsi dall'ipocrisia e
dalle usanze violente e sanguinarie del governo dei fazendeiros (i colonnelli
del cacao), e quella di una giovane donna, una bellissima, ingenua bambina nata
per i fornelli e giunta in città come migrante dal deserto del Sertao, assunta
come cuoca da un arabo bello e triste e portatrice di amore e gioia in chiunque
la incontrasse. La città, ovviamente, è Ilhéus, l'arabo è proprio Nacib e la
giovane cuoca è, l'avrete capito, la nostra Gabriella. Cosa dire di più senza
far torto alla storia? Niente, è una storia da leggere, da scoprire, in cui
immergersi senza pensare, da cui lasciarsi travolgere ed ammaliare, come una
passione color della cannella, come una cucina dai sapori che stordiscono, come
un profumo che intontisce, magari di garofano. Questo libro, inspiegabilmente,
mi è piaciuto leggermente meno di Dona Flor e i suoi due mariti, il primo di
Amado che lessi, che rimane il mio preferito e con cui pure ci sono molti punti
in comune. Tuttavia lo consiglio davvero a chi ami quest'autore, il Brasile e
la letteratura latinoamericana. Preparatevi, però, a lasciarvi travolgere senza
opporre resistenza.
Opera recensita:
"Gabriella, garofano e cannella" di Jorge Amado
Editore: Mondadori, prima
ed. 1958
Genere: letteratura
sudamericana
Ambientazione: Brasile
Pagine: 504
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.
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