Sinossi:
Mattes Ritter è un
venditore ambulante che percorre le campagne della Polonia barattando
cianfrusaglie con cibo, pelli e qualche spicciolo. Per poi tornare al suo
villaggio, alla sua capanna e alla sua famiglia per il Shabbath. La moglie,
Sara, è stremata dalle gravidanze e dalle fatiche domestiche. Non ci si
stupisce quindi che nella nascita di un figlio maschio, Nachman, Mattes riponga
le speranze di una vita, deciso a fare del piccolo un dotto e stimato rabbino.
Quando però Nachman viene sedotto da Hannah, e dalla sirena non meno potente
del credo socialista, le speranze di Mattes cominciano a svanire. Ancora di più
quando la bella, intelligente a avventurosa figlia Sheindel, rimane incinta di
un soldato russo, costringendo tutta la famiglia a trasferirsi nella grande
città. Dove l'altra figlia, Reisel, incontra un destino ancora peggiore. A
Mattes, chiamato a combattere nella prima guerra mondiale, resta solo un
desiderio, che si porta dietro scritto su un pezzetto di carta: alla morte,
venire sepolto come un ebreo. Ma anche questa speranza finirà in una fossa
comune. Nachman, diventato un agitatore socialista, finirà nelle prigioni
polacche, e poi, rilasciato, inseguirà il suo sogno in terra sovietica, accolto
a braccia aperte solo dal Commissariato del Popolo per gli Affari Interni. Di
nuovo arrestato e poi rilasciato con l'aiuto di Daniel, un leader socialista
polacco, verrà alla fine espulso dal paradiso sovietico e si troverà a vagare
nella terra di nessuno tra il confine russo e quello polacco.
Commento:
"Così Egli scacciò
l’uomo; e pose a oriente del giardino di Eden cherubini che roteavano d’ogni
parte una spada fiammeggiante, per custodire la via all’albero della vita".
Con questa citazione
biblica tratta dalla Genesi, capitolo 3, versetto 24 si apre il bel romanzo di
Israel Joshua Singer e con essa, in qualche modo, si sintetizza la triste
storia degli ebrei polacchi. Scacciati, umiliati, derisi, essi instancabilmente
tentano di raggiungere il Paradiso perduto: cercano di risollevarsi dalla
povertà e dalla miseria, provano a raggiungere una condizione di vita un po'
più tollerabile, un lavoro più stabile, la pace nella fede, quell'equilibrio di
vita che permetta loro di vivere dignitosamente, ma puntualmente ripiombano
nella miseria più nera, la sorte li ricolloca in una gabbia sociale dalla quale
non c'è verso di uscire. Esattamente questo pare essere il destino della
famiglia Ritter, a cominciare da Mattes, il padre ambulante e fervente
credente, passando per la giovane madre Sarah morta prematuramente nell'angoscia
per il futuro dei suoi figli, proseguendo con la bella e coraggiosa Sheindel
che mai ha potuto gioire dopo tanti sacrifici e privazioni, e finendo a
Nachman, l'unico figlio maschio che rinnegò lo studio del Talmud per dedicarsi
anima e corpo al socialismo, salvo poi venirne brutalmente tradito. Con grande
franchezza, onestà e forza, Singer ci racconta la loro drammatica storia di
ultimi tra gli ultimi e critica ferocemente il socialismo, l'unica strada che
almeno teoricamente avrebbe potuto riscattarli, ma che si rivela solo un'illusione
insidiosa e traditrice. Non arriva alle vette narrative de I fratelli
Ashkenazi, ma anche in questo romanzo, con la sua prosa scorrevolissima e
profonda, ironica e schietta, evocativa e partecipe, Singer riesce a
coinvolgere, emozionare, stimolare, incuriosire. E ancora una volta si conferma
un grande scrittore e un grande narratore.
Opera recensita: "A
oriente del giardino dell'Eden" di Israel Joshua Singer
Editore: Bollati
Boringhieri, ed. originale 1939, ed. italiana 2015
Genere: letteratura
straniera
Ambientazione:
Polonia-Russia
Pagine: 477
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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