simposio lettori copertina

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giovedì 20 ottobre 2022

RECENSIONE: SANDIE JONES - UNA DONNA DI TROPPO

Sinossi:

Emily è convinta di aver incontrato l'uomo della sua vita. Nonostante a volte sia duro e scontroso, Adam è anche affascinante e divertente, e lei ne è pazzamente innamorata, tanto da decidere di sposarlo. Prima del grande passo, però, Emily insiste per conoscere l'altra donna che occupa un posto importante nella vita del futuro marito: Pammie, sua madre. Presto si rende conto che Adam è attaccato alla madre in modo quasi morboso, ma questo per lei non sarebbe un gran problema, se Pammie non mostrasse fin da subito un odio viscerale nei confronti della futura nuora, e non esitasse a mentire e a complottare per metterla in cattiva luce e allontanarla dal figlio. E, peggio ancora, Adam sembra del tutto cieco di fronte a questi comportamenti e accusa la stessa Emily di incrinare il loro rapporto tenendo a distanza Pammie. La situazione precipita quando Emily scopre che Rebecca, l'ex fidanzata di Adam, è morta in circostanze poco chiare... Possibile che la sua futura suocera sia una donna davvero pericolosa?

 

Commento:

Ambientato in una Londra che sembra tanto una qualunque cittadina inglese senz'arte ne parte, "Una donna di troppo" è un Domestic thriller da manuale. C'è una giovane coppia che, folgorata da qualcosa che somiglierebbe all'amore ma che sembra più che altro trasporto e desiderio, inizia una relazione che procede rapidamente. Lei conosce la madre di lui che sembra un'amabile signora tutta casa, thè e devozione per i figli ormai adulti, ma che ben presto comincia a cambiare faccia, trasformandosi in una perfida, sottile e abile manipolatrice. Il figlio della presunta arpia/fidanzato della protagonista è completamente privo di empatia per il mondo intero, ma ne è più che prodigo nei confronti della madre per la quale ha una specie di adorazione incondizionata e molesta. Le cose vanno avanti velocemente in un crescendo di claustrofobia e tensione, finché le cose precipitano… Un thriller non certo originale né eccelso, ma tuttavia gradevole e leggibile. Un thriller che incontra il gusto del pubblico perché, più di altri, incarna le ambientazioni e i contesti comuni a tanti di noi, nonché le più profonde insicurezze e paure. Da leggere? Sì, se vi piacciono i Domestic thriller con quella punta di rosa, accennata ma mai preponderante.

 

Opera recensita: "Una donna di troppo" di Sandie Jones

Editore: Newton Compton, 2022

Traduttore: Eleonora Motta

Genere: thriller

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 352

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

martedì 18 ottobre 2022

RECENSIONE: KAZUO ISHIGURO - IL GIGANTE SEPOLTO

Sinossi:

Il leggendario re Artù è morto ormai da qualche tempo ma la pace che egli ha imposto sulla futura Inghilterra, dilaniata per decenni dalla guerra intestina fra sassoni e britanni, seppure incerta, perdura. Nella dimora buia e angusta di Axl e Beatrice, tuttavia, non vi è pace possibile. La coppia di anziani coniugi britanni è afflitta da un arcano tormento: una sorta di inspiegabile amnesia che priva i due di una storia condivisa. A causarla pare essere una strana nebbia dilagante che, villaggio dopo villaggio, avvolge indistintamente tutte le popolazioni, ammorbandole con i suoi miasmi. Axl e Beatrice ricordano di aver avuto un figlio, ma non sanno più dove si trovi, né che cosa li abbia separati da lui. Non possono indugiare oltre: a dispetto della vecchiaia e dei pericoli devono mettersi in viaggio e scoprire l'origine della nebbia incantata, prima che la memoria di ciò a cui più tengono sia perduta per sempre. Lungo il cammino si uniscono ad altri viandanti - il giovane Edwin, che porta il marchio di un demone, e il valoroso guerriero sassone Wistan, in missione per conto del suo re - e con essi affrontano ogni genere di prodigio: la violenza cieca degli orchi e le insidie di un antico monastero, lo scrutinio di un oscuro barcaiolo e l'aggressione di maligni folletti, il vetusto cavaliere di Artù Galvano e il potente drago Querig...

 

Commento:

Raramente, nei tanti libri che ho letto, mi è capitato di trovare tanta attenzione per il lettore, cura per i personaggi e le loro vicende ed efficacia delle metafore utilizzate per narrarle. Kazuo Ishiguro ci regala un fantasy intenso e alla portata di tutti, anche di chi il fantasy non lo ama: è un libro a tratti delicato ed onirico, a tratti ruvido e inquietante, esattamente com'è la vita di ciascuno di noi, fatta di momenti belli in cui tutto è gioia e luce e momenti tristi in cui tutto è freddo e buio. Ma l'amore, il perdono e la comprensione sono le armi che possono consentirci di superare quei momenti bui, meglio se insieme a qualcuno con cui condividiamo il dolore e l'asperità. Non è facile far incontrare delle vite e far sì che scorrano insieme in parallelo, senza forzature o recriminazioni: la forza di un'unione gioiosa e feconda sta proprio lì, nel saper perdonare le manchevolezze e perdonarsi a vicenda. Un fantasy da leggere, alla portata di tutti, che racconta una storia triste, ma felice insieme.

 

Opera recensita: "Il gigante sepolto" di Kazuo Ishiguro

Editore: Einaudi, 2016

Traduttore: Susanna Basso

Genere: fantasy

Ambientazione: Gran Bretagna

Pagine: 320

Prezzo: 13,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

mercoledì 12 ottobre 2022

RECENSIONE: ORHAN PAMUK - LE NOTTI DELLA PESTE

 

Sinossi:

Nell’aprile del 1901 un piroscafo si avvicina silenzioso all’isola di Mingher, «perla del Mediterraneo orientale». Dall’imbarcazione scendono due persone: il dottor Bonkowski – il maggior specialista di malattie infettive dell’Impero ottomano – e il suo assistente. Bonkowski è lí per conto del sultano: deve indagare su un nemico invisibile ma mortale, che rischia di mettere in ginocchio un Impero già da molti definito il «grande malato d’Europa» e innescare cosí una reazione a catena nei delicatissimi equilibri continentali. Sull’isola di Mingher, si dice, c’è la peste. Il morbo viene rapidamente confermato, ma imporre le corrette misure sanitarie rappresenta la vera sfida, soprattutto quando le esigenze della scienza e della medicina piú nuova si scontrano con le credenze religiose. In quest’isola multiculturale dove musulmani e cristiani ortodossi cercano di convivere pacificamente, la malattia funge da acceleratore delle tensioni sociali e non solo: poco dopo aver parlato con il governatore e chiesto che venga imposta la quarantena, il corpo del dottor Bonkowski viene trovato senza vita in un vicolo.
In un drammatico crescendo la peste dilaga, spingendo le autorità a rafforzare le misure di contenimento: queste però aumentano le frizioni tra le varie identità dell’isola (e dell’Impero), tra chi le asseconda e chi nega l’esistenza stessa della malattia, o l’efficacia della quarantena, gettando la comunità nelle tenebre di una notte non soltanto sanitaria.
Le notti della peste è un’opera-mondo grandiosa, universale, attraversata da echi di Tolstoj, di Manzoni, del Conrad di Nostromo, di Camus. Romanzo storico e allegorico (tra le righe si legge la deriva di ogni nazionalismo verso l’autocrazia dell’uomo forte), brulicante di personaggi e di storie, di guerre, amori e immortali tensioni etiche. In cui il particolare – le esistenze dei singoli individui travolti dalla Storia – si apre all’universale – il rapporto tra paura e potere, tra vita e destini generali, tra fede e ragione, tra modernità e tradizione.

 

Commento:

La quarta di copertina sintetizza abbastanza bene le linee fondamentali di questo imponente romanzo storico, perciò io cercherò di dirvi altro. Potrei dirvi, per esempio, che naturalmente leggendo il titolo mi sono immediatamente venuti in mente Camus e Manzoni, ma poi, durante la lettura li ho accantonati: Pamuk non è stupido, sa bene che parlando di peste il rischio del paragone illustre è dietro l'angolo, perciò trova il modo, neanche troppo velatamente, di differenziarsi. Per questo ed altri motivi, Le notti della peste è un'epopea che, pur raccontando una storia ambientata centoventi anni fa, richiama fortemente l'attualità e le vicende storico-politiche e sociali di cui siamo tutti testimoni. E così mentre leggiamo del Sultano apprensivo e tiranno che ama i gialli di Sherlock Holmes il pensiero ci vola ai tanti capi di Stato moderni e alle loro scelte guerrafondaie e sconsiderate; così leggendo di quarantene, isolamenti, gente che non li rispetta e morti a non finire non possiamo non pensare a quanto tutti noi abbiamo vissuto fino a poco tempo fa e il silenzio dell'isola di Mingher ci riporta a silenzi a noi altrettanto prossimi. Ed ancora, Pamuk in quest'opera ci lascia un messaggio implicito, ma fortissimo: egli ci mostra, in maniera incontestabile, a cosa può portare il pregiudizio e quali possono essere le conseguenze di ideologie e convinzioni estremizzate… conseguenze nefaste per tutti, non solo per chi attua comportamenti sbagliati. Leggere questo libro non è facile, è molto lungo, pieno di dettagli e spesso stancante, ma credo che sia un'ottima occasione per riportare alla mente certi messaggi che sembrano così difficili da introiettare e, da ultimo, per scoprire o rileggere un autore da Nobel, una voce impegnata, controversa, originale, unica con i suoi pregi e i suoi difetti, ma sempre e comunque importante nella letteratura mondiale moderna.

 

Opera recensita: "Le notti della peste" di Orhan Pamuk

Editore: Einaudi, 2022

Traduttore: Barbara La Rosa Salim

Genere: romanzo storico

Ambientazione: territori dell'Impero ottomano, Mediterraneo orientale

Pagine: 720

Prezzo: 25,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

sabato 8 ottobre 2022

RECENSIONE: GIOVANNI VERGA - VITA DEI CAMPI

Sinossi:

Vita dei campi è una raccolta di novelle pubblicate da Verga a Milano nel 1880. Si compone di otto racconti: Cavalleria rusticana, La Lupa, Fantasticheria, Jeli il pastore, Rosso Malpelo, L'amante di Gramigna, Guerra di santi e Pentolaccia. Nelle edizioni successive venne inserita una nuova novella:Il come, il quando e il perché, analisi delle vicende attraverso cui una donna oziosa e romantica sfiora ed evita il tradimento del marito. Questa storia, ambientata in Brianza, differisce di molto dalle altre che hanno come sfondo la Sicilia dei pastori, dei contadini, dei pescatori, dei minatori, che hanno dalla vita appena il necessario per vivere. Gran parte delle novelle ruotano intorno ai temi dellamore e della passione, indagati nelle espressioni più accese e sanguigne, in quanto riflesso di una elementare comunità sociale. Con Vita dei Campi, Verga inaugura la stagione dei capolavori, mostrando profonda adesione alla tecnica verista del racconto.

 

Commento:

Questa famosissima raccolta di novelle concentra al suo interno la sintesi e l'essenza della prosa di Verga. Vi ritroviamo, in queste che sono alcune delle sue novelle più note, i temi più cari all'autore siciliano: l'ambientazione rurale, contadina, la miseria della condizione degli ultimi, l'ideale dell'Ostrica, la questione della "roba", l'ineluttabilità di un destino nero e amaro, l'amore e la passione intese come sentimenti puri, autentici, quasi animaleschi. L'ultima novella, quella aggiunta successivamente alla prima edizione, è quella che più si differenzia dalle altre, ed anche quella che mi è piaciuta meno, perché meno rappresentativa e caratteristica dell'autore. Vita dei campi è un libro breve e in condizioni normali, se si trattasse di un altro autore e di altre opere, sarei portata a consigliarne la lettura prima di intraprendere il viaggio attraverso i romanzi, ma… in questo caso credo che la bellezza de I malavoglia e di altre opere maggiori vada apprezzata prima di leggere queste novelle che, semmai, possono essere un ottimo modo per ricordare l'esperienza immersiva a distanza di tempo. In ogni caso, che lo leggiate prima o dopo i romanzi, questo libro è comunque consigliato.

 

Opera recensita: "Vita dei campi" di Giovanni Verga

Editore: vari, prima ed. definitiva 1897

Genere: raccolta di novelle

Pagine: 164

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5. 

giovedì 6 ottobre 2022

RECENSIONE: ANNIE ERNAUX - PASSIONE SEMPLICE

Come probabilmente tutti saprete, l'Accademia svedese ha decretato che il premio Nobel per la letteratura 2022 è stato vinto dall'ottantaduenne scrittrice francese Annie Ernaux. Ebbene, soffermandomi a pensare a cosa avessi letto io di Annie Ernaux, mi è tornato in mente "Passione semplice" e mi sono così resa conto che, inspiegabilmente, di questo brevissimo libro che ho letto nel 2018 non c'era traccia qui sul blog. Ho, però, ritrovato i miei appunti... perciò, ecco cosa scrissi allora.

Sinossi:

«Quando ero bambina, lusso significava per me pellicce, abiti lunghi e ville sulla riva del mare. Più tardi, ho creduto che fosse condurre una vita da intellettuale. Mi sembra ora che sia anche poter vivere una passione per un un uomo o per una donna.»


Una donna e un uomo condividono un'intensa relazione clandestina. Lui, straniero, è sposato e inaccessibile. La avvisa con una telefonata ogni volta che gli si presenta l'occasione di passare del tempo insieme. Gli incontri che seguono sono brevi, con l'amore che si consuma in amplessi tormentati dal presentimento del distacco. Poi lei lo osserva rivestirsi e andare via e allora riprende - lì da dove si era interrotta - quell'attesa ossessiva: di lui, di una chiamata, del prossimo intreccio di corpi e desideri. Quando la storia finisce, l'uomo e la donna smettono del tutto di sentirsi o vedersi. Restano, come marchi impressi nella carne, i segni del sesso, dell'amore, dell'attesa. Indizi di una passione semplice.

 

Commento:

Breve come un istante, questo libricino racchiude in sé l'essenza del tormento amoroso. Semplice eppure estremamente realistico e profondo, questo libro sublima l'attrazione fisica e mentale di una donna francese per A, un uomo straniero che lei vede solo saltuariamente. Lei vive per i loro incontri, attende con ansia la sua chiamata che le dirà quando si vedranno, non esiste altro nella sua vita... solo A, i loro amplessi, il piacere del contatto con un altro corpo, lo struggimento dell'attesa.
Scritto benissimo, non posso che consigliarlo!

 

Opera recensita: "Passione semplice" di Annie Ernaux

Editore: Rizzoli, prima ed. 2004

Traduttore: Idolina Landolfi

Genere: narrativa straniera

Pagine: 74

Consigliato: sì

Voto personale: 8. 

RECENSIONE: LAUREN GROFF - MATRIX

Sinossi:

Inghilterra, Dodicesimo secolo. Marie, bandita dalla corte della regina Eleonora d'Aquitania, che ama di un amore ardente, è una ragazza sola, figlia illegittima di re, inutilmente colta, inutilmente appassionata, destinata com'è a una vita di clausura in un'abbazia che ha conosciuto giorni migliori, abitata da un piccolo popolo di donne inacidite dalla segregazione, dispettose, anche solo vecchissime. Però Marie riconosce in quell'enclave isolata, così importante per l'economia del contado, una possibilità di crescita, di potere, anche. E così prende le redini di un'impresa tutta da costruire che la porterà a scivolare in silenzio fuori dal raggio autoritario del clero locale, verso un'indipendenza di spirito e di azione destinata a trasformare l'abbazia in un cuore pulsante di energie, fervido di progetti, illuminato, vivo, in cui ogni donna ha il suo posto e la sua occasione di brillare. Ma da fuori premono l'invidia, le chiacchiere, la curiosità morbosa per quell'Utopia prima del tempo, tutta al femminile; e la badessa Marie è la prima a rendersi conto che libertà di pensiero e controllo della comunità sono a tratti inconciliabili, che il potere si conquista e si mantiene a caro prezzo, che le passioni, di qualunque tipo, sono pericolose. Tra autentiche credenti, reiette e bastarde, figlie cadette, ragazze sole al mondo gettate via come stracci, nobildonne radiose, la vita dentro le mura del convento, al centro di un labirinto progettato per isolarlo dalle brutture, è complicata quanto quella di fuori, forse anche di più. Lauren Groff torna al romanzo con una storia serrata e originale, che ha il passo dell'epica, la luce di una canzone d'amor cortese e lo scintillio tagliente dell'anima della sua Marie. Costruendo un labirinto che la avvolga, dotato di un passaggio segreto, una strada così intricata da sgomentare chiunque salvo i visitatori più determinati, Marie potrebbe tenere le sue figlie lontane dall'influenza corruttrice del mondo. Potrebbero restare in questo angolo di terra dove l'abbazia si trova da sempre, con le sue figlie lontane da tutto, racchiuse, al sicuro. Sarebbero bastanti a se stesse. Un'isola di donne.

 

 

Commento:

"Matrix" è un romanzo bellissimo, che parla di donne alle donne, che le spinge ad osservarsi, a riconoscersi, a valorizzarsi, a riappropriarsi del proprio potere intrinseco per diventare le leaders di se stesse… e lo fa senza dirlo apertamente, ma solo raccontando una storia. Una storia ambientata molti secoli fa, quella di una ragazza troppo grande, troppo colta, troppo sola, troppo ribelle, troppo ardente, che per tutte queste sue caratteristiche e per esser nata da un'unione infelice, dev'essere scacciata. Ma Marie non si piega: tra spezzarsi ed innalzarsi più forte di prima, sceglie scientemente la seconda strada ed arriva dove nessuno avrebbe mai osato pensare di giungere, a risultati che, viste le condizioni di partenza, nessuno avrebbe mai anche solo immaginato, specie se a raggiungerli è una donna. Gigantesca, temibile, ma pur sempre una donna. Quella fanciulla troppo imponente per passare inosservata, ma in fondo così simile ad un passerotto infreddolito e sperduto quando arrivò in abazia, visse a lungo e dimostrò che a se stessa, alla sua amata regina e al mondo intero – noi inclusi – l'immenso potere della forza di volontà. Un libro bellissimo, "Matrix", che non ha nulla di romantico eppure parla d'amore, quello spirituale di Marie per le sue "figlie" e quello fisico, che passa dai corpi, custodi di un'energia segreta ma difficile da ignorare, per quanto si cerchi di sopirla. Un romanzo dal respiro gotico in cui una prosa precisa e dirompente unita alla ricerca storica è in grado di far emergere dall'oscurità una sfolgorante radiosità.

 

Opera recensita: "Matrix" di Lauren Groff

Editore: Bompiani, 2022

Traduttore: Tommaso Pincio

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Inghilterra, XII secolo

Pagine: 272

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9. 

martedì 4 ottobre 2022

RECENSIONE: FRANCESCO ABATE - IL COMPLOTTO DEI CALAFATI

Sinossi:

    Un sontuoso galà di beneficenza ha riunito tutta la buona società cagliaritana allo scopo di raccogliere fondi per i terremotati della Calabria. Vi prende parte anche Clara, la nipote del piú importante armatore dell'isola, per incontrare un funzionario dell'ambasciata italiana di rientro dalla Cina che potrebbe darle notizie di suo padre, disperso durante la rivolta dei Boxer. Tra gli ospiti, i chiacchierati Cabras, che tornando dalla festa sono assaliti e ammazzati. Si sospetta un omicidio politico: il barone era odiato per aver sempre trattato i suoi numerosi lavoratori con il pugno di ferro. Ma allora perché è stato ucciso pure l'autista? Sempre pronta a occuparsi dei piú deboli, e in pena anche per la sorte del giovane nipote dei baroni, verso cui prova un'immediata empatia (o forse qualcosa di piú), Clara non può evitare di indagare sul caso. Nell'atmosfera esotica della Cagliari del 1905, tra la necropoli punica e il porto, tra la comunità cinese della Marina e la malavita locale, scoprirà una verità sconcertante.

 

Commento:

Attendevo da tempo il secondo volume di questa nuova serie di gialli storici con protagonista la prima donna giornalista dell'"Unione sarda", la ventunenne italo-cinese Clara Simon. E devo dire che ritrovarla in gran spolvero è stato un vero piacere. Ho ritrovato, in queste pagine, quella ventata di freschezza che già avevo percepito nel primo libro, data non so bene neanch'io da cosa: sarà forse la città, affacciata sul Mediterraneo e crogiuolo di culture diverse; o magari l'epoca storica di profondi cambiamenti, incertezza, speranza e voglia di novità e rivalsa; o magari la protagonista, così tenace in un'epoca in cui esserlo per una donna era davvero arduo. Clara Simon mi piace, è saggia pur essendo giovane, è avveduta ed anche quando sbaglia sa ravvedersi, è coraggiosa nel combattere le ingiustizie, nel perseguire la verità e nel voler vederci chiaro ad ogni costo. Non si accontenta di mezze risposte, non si fa andar bene mezze verità… è una tosta, Clara, e si accompagna con gente altrettanto tenace, come ha dimostrato anche la brutta storia raccontata in questo romanzo, fatta di violenza, prevaricazione, opportunismo e sotterfugio. Un giallo da leggere, così come il precedente, I delitti della salina. Consigliato senza riserve, a tutti.

 

Opera recensita: "Il complotto dei calafati" di Francesco Abate

Editore: Einaudi, 2022

Genere: giallo storico, seriale

Ambientazione: Cagliari, primi 900

Pagine: 272

Prezzo: 17,50 €

Consigliato: sì

Voto principale: 8,5.