simposio lettori copertina

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martedì 31 marzo 2020

RECENSIONE: CAMILLA LACKBERG - L'UCCELLO DEL MALAUGURIO


Sinossi:
Fjällbacka sta per lasciarsi alle spalle un altro dei suoi lunghi inverni silenziosi, e nella Giunta cittadina c'è chi è ansioso di attirare l'attenzione sul piccolo centro della costa. Quale occasione migliore di un reality show, con telecamere piazzate dovunque a riprendere luoghi e persone che entreranno nelle case di decine di migliaia di telespettatori? La proposta è approvata, i riflettori puntati, ma l'arrivo del cast crea non poco scompiglio, tanto più che il produttore, consapevole che gli scandali aumentano l'audience, si diverte ad alimentare le tensioni tra i concorrenti. Ma il trambusto mediatico rischia di assorbire anche le risorse della polizia, e il vicecommissario Patrik Hedström, già distratto dai preparativi per il suo matrimonio con Erica, è in affanno: le indagini su una donna morta in circostanze sospette vanno a rilento. Cercando faticosamente di mettere insieme i pezzi di un caso dai mille colpi di scena, tra minacce, segreti e sterili menzogne, Patrik trova un diario e vecchi ritagli di giornale che potrebbero contenere indizi preziosi. E anche un collegamento con un caso molto simile avvenuto solo qualche anno prima. Non gli resta che insistere, per arrivare ad aprire una breccia nel muro di silenzio che la piccola comunità di Fjällbacka erge a difesa della propria immagine, che vuole conservare irreprensibile.

Commento:
Quarto caso della serie dei Delitti di Fjallbacka, con protagonisti Erica Falk e Patrik Edstrom, questa volta presi dai preparativi del matrimonio. Nuove dinamiche familiari prendono forma nell'antica proprietà delle sorelle Falk, mentre in città la situazione è alquanto effervescente, dapprima per l'arrivo dei partecipanti ad un osceno reality show, in seguito per i guai da questi creati, nonché per due omicidi atroci e apparentemente scollegati. Toccherà a Patrik e alla squadra del commissariato di Tanum Shede, non senza difficoltà, venire a capo di un intrigo che si fa di ora in ora più inestricabile.
Che dire…? Di sicuro dal punto di vista familiare e della relazione tra Erica e Patrik la serie procede bene, anche grazie al recupero della sfortunata Anna e delle nuove prospettive che si aprono. Anche l'indagine, anzi le indagini, risultano interessanti ed è sempre da apprezzare l'impegno notevole che la Lackberg profonde per toccare ogni volta temi importanti… però, c'è un però… man mano che procedo con la lettura della serie, non posso non notare che il plot finisce sempre per ripetersi… il tutto risulta sempre un po' troppo uguale a se stesso… non saprei spiegarlo meglio, è una sensazione che però mi porto dietro durante la lettura. Stavolta, poi, avevo addirittura intuito il colpevole molto tempo prima della fine… insomma… Proseguirò comunque nella lettura della serie che ad ogni modo è piacevole ed ovviamente ve ne darò conto.

Opera recensita: "L'uccello del malaugurio" di Camilla Lackberg
Editore: Marsilio, 2012
Genere: giallo, seriale
Ambientazione: Svezia
Pagine: 462
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


lunedì 30 marzo 2020

RECENSIONE: ISABEL ALLENDE - LUNGO PETALO DI MARE


Sinossi:
1939. Alla fine della Guerra civile spagnola, il giovane medico Víctor Dalmau e un’amica di famiglia, la pianista Roser Bruguera, sono costretti, come altre migliaia di spagnoli, a scappare da Barcellona. Attraversati i Pirenei, a Bordeaux, fingendosi sposati, riescono a imbarcarsi a bordo del Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile – il “lungo petalo di mare e neve”, nelle parole dello stesso poeta –, in cerca di quella pace che non è stata concessa loro in patria. Lì hanno la fortuna di essere accolti con generosa benevolenza e riescono presto a integrarsi, a riprendere in mano le loro vite e a sentirsi parte del destino del paese, solo però fino al golpe che nel 1973 fa cadere il presidente Salvador Allende. E allora, ancora una volta, si ritroveranno in esilio, questa volta in Venezuela, ma, come scrive l’autrice, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”. La commovente storia di un uomo e una donna in fuga per sopravvivere agli sconvolgimenti della Storia del Ventesimo secolo.

Commento:
"Lungo petalo di mare e neve" è la definizione poetica che Pablo Neruda dà del Cile, il suo Paese. È proprio in questo lungo petalo di mare che, grazie a Neruda, circa duemila rifugiati spagnoli vengono accolti con generosità e benevolenza nel settembre del 1939. Sono profughi, fuggiti dalla Spagna neofranquista, dalla Francia che non li voleva, dall'Europa sull'orlo di un'altra terribile guerra. Sono operai, abituati al lavoro duro e alla povertà, ma sono anche artisti ed intellettuali che scuoteranno il Cile dandogli nuova linfa e nuova vitalità. Victor Dalmau e Roser Bruguera, i due protagonisti di questa storia, sono tra loro. È seguendo le loro vite che Isabel Allende ci conduce, come un vento di vita ed energia, attraverso gli anni della guerra, la difficile ripresa, l'avventura di Salvador Allende, il golpe di Pinochet, la repressione, la dittatura, un nuovo esilio stavolta in Venezuela, il ritorno in patria e la vecchiaia.
Lungo petalo di mare non è un libro sentimentale, ma forte è l'entusiasmo, la speranza, la voglia di farcela che si respira per tutta la durata della lettura, anche quando si descrivono momenti tragici e difficili da superare. È un libro che è, insieme, un grazie e un omaggio a Neruda, ad Allende, a Victor Dalmau che – con un altro nome – è esistito davvero, e a tutti coloro che in quegli anni bui non hanno smesso di sperare. È un invito anche affinché neppure noi, quali che siano le nostre difficoltà, non smettiamo mai di sperare perché, comunque vada, ci rialzeremo, uniti.

Opera recensita: "Lungo petalo di mare" di Isabel Allende
Editore: Feltrinelli, 2019
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Spagna-Cile-Venezuela
Pagine: 352
Prezzo: 19,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


domenica 29 marzo 2020

RECENSIONE: LESLEY KARA - LE VOCI DEGLI ALTRI


Sinossi:
Flintstead-on-Sea è una di quelle cittadine inglesi così piccole, così silenziose, così tremendamente perfette, che le vite dei suoi abitanti sono strette come in una morsa, tra la pioggia incessante e il mare sempre grigio. E per Joanna Critchley, mamma single che vi è appena tornata con il suo bambino, la morsa è ancora più dolorosa: non conosce più nessuno in città, e trova difficile farsi accettare dalle temibili mamme della scuola.
È per questo che, quando per caso sente dire da una di loro che la famigerata Sally McGowan, che a dieci anni commise un terribile omicidio e da allora ha vissuto sotto altra identità, si è ritirata proprio a Flintstead, non resiste alla tentazione di usare quell'informazione. È la sera del book club, e, sentendosi ancora una volta esclusa, Joanna butta lì il suo prezioso pettegolezzo. Quella che innescherà è una spirale crescente di sospetto, follia e paura, che ben presto le sfuggirà di mano.
E mentre diverse donne vengono accusate, e Jo si sentirà sempre più in colpa per aver diffuso la voce, una verità molto scomoda si farà strada. Una verità pericolosa, sia per lei che per il suo bambino. E Joanna imparerà a sue spese che quando si mettono in giro le voci sbagliate, dopo non si torna indietro.
Tensione, minaccia e sospetto si respirano a pieni polmoni in un thriller che vi sorprenderà, uno dei grandi bestseller inglesi dell'anno.

Commento:
Una trama non proprio originale, una protagonista non proprio simpatica, una vicenda ghiotta che risveglia la curiosità e una buona dose di suspense fanno di Le voci degli altri un discreto thriller, una buona lettura di evasione con spunti di riflessione. Le tematiche affrontate sono molte, dagli abusi in famiglia alla potenza di un pettegolezzo pronunciato a mezza bocca, alla menzogna e alla vendetta. C'è tutto questo, sotto la coltre nebbiosa di una cittadina assopita nella sua quotidianità: basta sollevare un po' il tappeto ed ecco venir fuori la meschinità dell'essere umano, fatto di egoismi e sospetti. Un buon modo, questo thriller, di procurarsi qualche sano brivido accompagnato da qualche altrettanto sano insegnamento.

Opera recensita: "Le voci degli altri" di Lesley Kara
Editore: Piemme, 2020
Genere: thriller psicologico
Ambientazione: Inghilterra
Pagine: 320
Prezzo: 18,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8
Colonna sonora sperimentata: Mary J. Blidge.


sabato 28 marzo 2020

RECENSIONE: CLAUDIO GARGIOLI - MENù LETTERARIO TIPICO ROMANO


Sinossi:
Prendete un cuoco insignito di "Tre gamberi" dalla guida Gambero Rosso 2014, Claudio Gargioli, un padre un po' geniale che ha avviato l'attività e un fratello tuttofare. Mescolateli con una figlia desiderosa di apprendere l'arte della cucina, un locale delizioso (Armando al Pantheon) indicato tra i migliori dieci ristoranti della capitale dall'inglese The Guardian, a pochi metri da una delle più belle piazze di Roma, un menù che varia dalla tipicità della cucina romana, cosiddetta del quinto quarto (trippa, coda alla vaccinara e altro), a delle vere e proprie chicche quali l'anatra alle prugne e la faraona ai funghi porcini e birra nera, estrapolate da una cucina "apiciana" di oltre duemila anni fa. Farcite con storie che raccontano di cibo, narrazioni familiari, personaggi famosi e curiosità. Cuocete a fuoco vivo. Il risultato è un'essenza squisita e autentica: una storia delicata - insieme gioiosa, commovente e ironica - che tocca il cuore e il palato e non se ne va più via.

Commento:
Complice la quarantena e l'impossibilità di vedere gli amici e di raggiungere i miei bar e ristoranti del cuore, da giorni avevo voglia di leggere qualcosa che avesse a che fare con la cucina, con ricette buone, che sanno di famiglia e posti rassicuranti in cui ci si possa sentire a casa. Non volevo, quindi, il classico manuale di ricette, ordinato e impersonale… cercavo piuttosto qualcosa che unisse letteratura, cultura popolare e, appunto, buona cucina. Pochi giorni fa mi sono imbattuta in un video in cui Claudio Gargioli, chef e proprietario dello storico ristorante Armando al Panteon, preparava la sua Carbonara e, oltre ad una gran fame, la cosa mi ha fatto venire in mente proprio questo libro, Menù letterario tipico romano. L'ho recuperato e… mi sono ritrovata di colpo seduta ad un tavolo appartato in un'accogliente trattoria degli anni Sessanta, in una Roma bella, rilassata e godereccia, ad osservare un gruppo di avventori variopinti e tutti a loro modo peculiari che gustavano le prelibatezze di una cucina fatta di semplicità, sapori decisi, ricerca e tanta passione. Come fossi in un film di Alberto Sordi, mi sono ritrovata avvolta dagli effluvi di pentole fumanti, mezzi toscani e vino dei Castelli, ad osservare attori, scrittori, gente normale, che discuteva di vita davanti ad un buon piatto di pasta o ad un corposo secondo. Ho ascoltato i problemi, le confidenze, gli aneddoti che costellavano le interminabili partite a carte; ho osservato Armando e i suoi figli e nipoti trasmettere amicizia, affetto, dedizione attraverso i loro piatti. Ho ritrovato l'orgoglio giustamente campanilista che accomuna gli strenui difensori della buona cucina tipica di tutti i territori d'Italia; quell'orgoglio che nasce dalla sicurezza e dall'esperienza di chi ama studiare, ricercare, sperimentare e fare sempre e comunque le cose per bene, a regola d'arte. Quell'orgoglio che mia nonna mette nel raccontare le sue ricette, quelle antiche, quelle povere che sono state la base per la sopravvivenza, la nascita e il sostentamento di tante famiglie, di un intero Paese e di un'economia basata sul ricavare tanto dal poco che c'era. In queste pagine intense e un po' nostalgiche c'è la storia di una cucina, di una famiglia, di una terra; c'è la storia di sacrifici che si affianca, orgogliosa e fiera, a quelle di tanti cucinieri e imprenditori italiani che col duro lavoro si sono affermati e portano alto il nome della buona cucina regionale italiana. Tradizione e innovazione si mescolano qui all'amore per gli ingredienti, per i piatti, per le persone. Ed il quadro che ne esce è proprio quello rassicurante che cercavo, quello che sa di famiglia, di casa e di posti dove ritrovarsi.

Opera recensita: "Menù letterario tipico romano" di Claudio Gargioli
Editore: Atmosphere libri, 2014
Genere: narrativa italiana, cucina
Ambientazione: Roma, dagli anni Sessanta ad oggi
Pagine: 141
Prezzo: 15,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
Colonna sonora sperimentata: ovviamente canzoni romane, Gabriella Ferri e Lando Fiorini in testa.

venerdì 27 marzo 2020

RECENSIONE: ELSA DORLIN - DIFENDERSI. UNA FILOSOFIA DELLA VIOLENZA


Sinossi:
Nel 1685, il Codice Nero proibiva “agli schiavi di trasportare qualsiasi arma offensiva o grossi bastoni” pena la frusta. Nel diciannovesimo secolo, in Algeria, lo stato coloniale proibiva le armi agli indigeni, dando ai coloni il diritto di armarsi. Ancora oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, alcune vite contano così poco che si può sparare alle spalle di un adolescente sostenendo che fosse aggressivo, armato e minaccioso. Una linea di demarcazione storica oppone i corpi “degni di essere difesi” da coloro che, disarmati o resi indifendibili, rimangono esposti alla violenza del potere dominante. Questo “disarmo” organizzato dei subordinati e degli oppressi a beneficio di una minoranza con il diritto permanente di possesso e uso impunito delle armi, pone direttamente la questione dell’uso della violenza per la difesa di ogni movimento di liberazione. Dalle suffragette ju-jitsu alle pratiche di insurrezione del ghetto di Varsavia e le Black Panther, passando per le brigate queer e i movimenti di resistenza contemporanei, Elsa Dorlin, filosofa a mani nude, traccia in quest’opera una storia costellare dell’autodifesa. Itinerario che non attinge agli esempi più esplicativi ma ricerca una memoria delle lotte nella quale i corpi dei dominati costituiscono l’archivio principale, lavorando a una vera e propria genealogia marziale del sé.

Commento:
Cominciando a leggere questo libro, ammetto di aver pensato: "No, oddio, stavolta ho sbagliato la scelta, questo non è un romanzo, è un saggio, non so se mi piacerà, forse non è il suo momento".
A lettura conclusa posso dire che sì, è un saggio ed anche parecchio impegnativo; sì, forse mi aspettavo qualcosa di più romanzato; sì, mi è piaciuto. È il suo momento? Dipende: io forse non l'ho affrontato con la giusta concentrazione, ma d'altra parte quale miglior momento se non questo per parlare di necessità di difendersi, di lottare per il proprio diritto di difesa? Quale migliore congiunzione astrale di questa per spingerci a riflettere su ciò che davvero significa difendersi, lottare, condurre battaglie? E chi, poi, ha il diritto di difendersi da cosa? È forse questa la domanda centrale del saggio di Elsa Dorlin, filosofa e professoressa di filosofia all'Università di Parigi: chi può realmente difendersi? Ci verrebbe, istintivamente, da esclamare: "Tutti!". Ma è davvero così? È sempre stato così? Decisamente no. E se pensiamo a cos'hanno dovuto escogitare, in passato, certe categorie di persone per difendersi, davvero potremmo ritrovarci a sorprenderci, perché a volte l'autodifesa è l'unica alternativa per non soccombere. E così troviamo schiavi, donne, popoli oppressi che devono giocoforza armarsi contro il predominio, contro il potere dominante. Questi sono solo alcuni aspetti analizzati nella sottile e sorprendente ricostruzione psicologica di Elsa Dorlin che in quest'ottimo saggio molto ben documentato, affronta il concetto di Difesa da molti punti di vista, in molte declinazioni, inclusa quella storica, filosofica, psicologica, militare, sociale e sociologica. Volete approfondire? Non dovete far altro che fare uno sforzo, alzarvi dal divano – lo stesso da qui tutti ogni giorno ci lamentiamo spesso immotivatamente per ciò che vorremmo e non possiamo fare –, prendere questo saggio e leggere, leggere, leggere.

Opera recensita: "Difendersi. Una filosofia della violenza" di Elsa Dorlin
Editore: Fandango libri, 2020
Genere: saggio
Prezzo: 20,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7
Colonna sonora sperimentata: Tool.


giovedì 26 marzo 2020

COMMENTO: JONATHAN BAZZI - FEBBRE


Sinossi:
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso. Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out nei confronti della storia eccezionale di un ragazzo come tanti. Un esordio letterario atteso e potente.


Commento:
Sono una lettrice. Di più, sono una blogger. Nel recensire i libri, da tempo ormai ho (o dovrei aver) imparato a non far debordare le emozioni personali. Stavolta, però, non ci riesco, non posso farlo, non posso recensire questo libro. Perché? Perché prima che lettrice, blogger, consigliera all'occorrenza, sono una persona, sono Rossella… e questo libro ha parlato direttamente a me. No, non è retorica e ve lo dimostro.
"L’HIV è una mia caratteristica reale, incontrovertibile. Una delle tante. Un metro e settantanove, occhi marroni, capelli (pochi) castani, molti peli sul corpo, piede numero 43, balbuzie, ernia inguinale – forse sparita da sola (i medici dicevano: impossibile, bisogna operare) –, canino inferiore sinistro spinto in avanti dal dente del giudizio (mi storta la bocca), setto nasale un po’ sporgente da un lato, miope, lievemente intollerante all’alcol (quando bevo più di un bicchiere mi riempio di macchie), sieropositivo.
E allora?
Condizione corporea, oggettiva. Non decisa, scelta, voluta: il virus in realtà non dice niente di me, non dice niente di chi ce l’ha. Sempre lo stesso, uguale per tutti. Semmai conta il modo in cui chi ce l’ha assume su di sé la sua diagnosi, lo stile con cui sceglie o riesce ad attraversarla. Ci avete mai pensato? Ve ne frega davvero qualcosa?
Ho deciso di essere un sieropositivo che si lascia individuare, che racconta più che lasciarvi immaginare.
La precisione è l’arma di cui mi sono munito.
La compagnia degli altri, la soluzione che ho scelto."
Prendete questa citazione, sostituite Hiv con Cecità, sieropositivo con non vedente, le caratteristiche fisiche di Jonathan con le mie e il risultato sarò io: stesso pensiero - la cecità non mi definisce, è solo una delle caratteristiche che mi compongono –, stessa arma – la precisione – stesso atteggiamento – rassicurare gli altri e affrontare tutto di petto -, stessa soluzione – la compagnia degli altri. Raccontare invece che glissare, parlare, informare invece che suscitare pietismo e compassione. E no, nessun eroismo, ma semplice normalità.
In Febbre Jonathan Bazzi racconta la sua storia, in modo diretto, catartico, liberatorio. Ci racconta di quella febbricola che da gennaio 2016 ha cambiato prima le sue giornate, poi la sua vita; ci racconta dell'ansia prima della diagnosi, della serenità una volta ottenuto il responso, del successivo crollo mentale e quindi fisico, della ripresa data dalla nuova consapevolezza di sé. Ma non solo, Jonathan Bazzi ci racconta la sua vita, il luogo dov'è cresciuto, i problemi familiari, il Sud che non è Sud, ricostruito nell'interland milanese (e anche qui per me sono state stilettate continue), poi la scuola, l'adolescenza, le esperienze sessuali, il bisogno di primeggiare per essere qualcosa, per essere degno di attenzione, per essere amato… Non si diventa ciò che si è così, da un momento all'altro. Lo si diventa giorno dopo giorno, fallimento dopo fallimento, vittoria dopo vittoria. L'importante, però, è sapersi accettare, prendersi le misure, liberarsi dall'oppressione del giudizio altrui ed imparare ad amarsi.
Impossibile non essere toccati dal linguaggio diretto, dalla schiettezza, dalla sincerità di Jonathan che, davvero, sembra parlare proprio a chi lo legge. Impossibile non ritrovare qualcosa di sé in queste pagine, fosse anche un dettaglio, una parola, un'esperienza…
L'ho scritto all'inizio, non posso recensire questo libro con obiettività… posso solo consigliarvelo, spassionatamente. E mi scuserà, Jonathan, se sono stata tanto presuntuosamente autoreferenziale, ma io ci ho ritrovato una parte consistente di me… e voi?

Opera recensita: "Febbre" di Jonathan Bazzi
Editore: Fandango, 2019
Genere: autobiografico, narrativa italiana
Ambientazione: Milano-Rozzano (MI)
Pagine: 328
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 10
Colonna sonora sperimentata: Bryan Heno.


mercoledì 25 marzo 2020

LIBRI DA LEGGERE IN PRIMAVERA (2020 EDITION)

Ormai lo sapete, mi piace regalarvi il mio personale elenco di libri adatti ad essere letti in ogni stagione. Tra quarantena e ondata di temperature invernali, però, l'appuntamento con i libri di primavera stava per sfuggirmi. Fortuna che il calendario ogni tanto dà una mano... E quindi eccovi l'elenco, parziale e in aggiornamento ogni anno, dei miei consigli di lettura per la primavera.

Occhio, che ci sono anche delle belle novità! :)
    1. Paolo Rumiz – a piedi, 128 pagine, voto 8;
2.    Carmen Korn – Trilogia del secolo;
3.    Robert Galbraith – serie di Cormoran Strike;
4.    Wilkie Collins – Armadale, 811 pagine, voto 8;
5.    Cinzia Tani – sole e ombra, 322 pagine, voto 8,5;
6.    Valentina Cebeni – la ricetta segreta per un sogno, 345 pagine, voto 8;
7.    Francesca Palumbo – La tua pelle che non c'è, 184 pagine, voto 10;
8.    Victor Hugo – Notre-Dame de Paris, 416 pagine, voto 10;
9.    Alice Basso – la serie di Vani Sarca;
10. Maria Pia Romano – geografie minime, 80 pagine, voto 8,5;
11. Gabriella Genisi – pizzica amara, 360 pagine, voto 9,5;
12. Tiziano Terzani – lettere contro la guerra, 196 pagine, voto 8,5;
13. Leonardo Sciascia – una storia semplice, 66 pagine, voto 10;
14. Chevy Stevens – Non ti lascerò, 428 pagine, voto 8,5;
15. Mark Haddon – lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, 254 pagine, voto 7;
16. John Steinbeck: furore (633), voto 9
17. André Aciman: chiamami col tuo nome (271) voto 8,5
18. Riccardo Castiglioni: senza far rumore (272) voto 9
19. Alessandro Noseda: trilogia di Luca Mariani;
20. Federico Pace: Controvento (172) voto 9
21.   Jeffery Deaver: il silenzio dei rapiti (432) voto 9
22. Cesare Pavese: la luna e i falò (208) voto 8,5
23. Rosa Ventrella: storia di una famiglia perbene (320) voto 9
24. Stephen King: It (1248), voto 10
25. Simonetta Agnello Hornby: caffè amaro (352), voto 9
26. Giovanni Verga: i Malavoglia (352), voto 10;
27. Larsson/Lagercrantz: serie Millennium;
28. Susan Abulhawa: ogni mattina a Jenin (390) voto 9
29. Sylvia Plath: la campana di vetro (228) voto 9
30. Grazia Deledda: Canne al vento (215) voto 10
31. Marguerite Duras: l’amante: voto 9;
32. Addison: l’altra metà del sole: 396 pagine, voto 9,5;
33. Caboni: il sentiero dei profumi: 400 pagine, voto 9;
34. Chevalier: la dama e l’unicorno: 286 pagine, voto 8,5;
35. Schmitt: la giostra del piacere: 720 pagine, voto 9;
36. Franco Faggiani – Il guardiano della collina dei ciliegi, 232 pagine, voto 8;
37. Valérie Perrin – Cambiare l'acqua ai fiori, 480 pagine, voto 9,5;
38. Jessica Andrews – Acqua salata, 272 pagine, voto 9;
39. Silvia Bottani – Il giorno mangia la notte, 277 pagine, voto 9;
40. Anna Siccardi – La parola magica, 192 pagine, voto 8,5.

venerdì 20 marzo 2020

RECENSIONE: CARMEN KORN - ARIA DI NOVITà


Sinossi:
È il 1970 e Henny, che ha «l’età del secolo» ed è concentrata sui preparativi per il suo settantesimo compleanno, chiede divertita all’amica di sempre: «Hai mai tradito tuo marito?». Guardarsi allo specchio è più difficile, ma dentro si sente ancora una ragazzina; perché cos’è il tempo, in fin dei conti? A festeggiare con lei, insieme alle immancabili amiche, al marito e ai figli, ci sarà una nuova generazione appena entrata nell’età adulta: Katja, una fotografa che decide di mettere in secondo piano la sua vita per documentare con le immagini quel che accade nei focolai di guerra sparsi per il mondo; Florentine, modella di fama internazionale tornata a sorpresa ad Amburgo con una notizia che lascerà parenti e amici a bocca aperta; e poi Ruth, giornalista e militante, che fatica a liberarsi dalla travagliata relazione con un uomo violento pericolosamente vicino alle frange più estreme. Fra le tre giovani donne si ricrea lo stretto sodalizio che ha unito le loro madri e nonne e, con grande felicità di Henny, la generazione successiva alla sua porta avanti la tradizione: condivide felicità e sfortune, i momenti insignificanti e quelli importanti. A fare da sfondo, le grandi vicende politiche e sociali degli anni Settanta e Ottanta: la Germania divisa, la guerra in Vietnam, il terrorismo, l’immigrazione; e poi gli scandali della Casa Bianca visti dall’Europa, lo scioglimento del blocco orientale e infine l’evento risolutore per eccellenza: il crollo del Muro nel 1989. Ma prima che la storia intervenga ad abbattere questa barriera, chiudendo un’epoca e aprendone una nuova, le vite delle protagoniste subiranno diversi scossoni.
Dopo Figlie di una nuova era ed È tempo di ricominciare, la trilogia di Carmen Korn trova in questo volume la sua commovente conclusione.

Commento:
Ultimo, meraviglioso volume di una bellissima trilogia, la Trilogia del secolo, in cui Carmen Korn ci racconta le vicende del Novecento attraverso una grande famiglia allargata, una "famiglia di amici" nella Germania scossa da profondi cambiamenti.
In questo terzo libro si va dal 1970 al 1999, si saluta il secolo e il millennio e con loro tanti amici, protagonisti delle mille storie e vicissitudini che abbiamo letto in questi tre libri. Generazioni di persone che si susseguono, si legano, si compenetrano: madri, figlie, nonne, amiche, vivono il loro tempo con tutti i cambiamenti che porta con sé e noi lo viviamo attraverso le loro storie. Così passiamo per l'accettazione dell'omosessualità, l'Aids, lo sposarsi sempre più tardi, le lotte politiche, i movimenti estremisti, la Germania divisa e poi finalmente unificata, l'amore, le scelte, la comunanza e la condivisione. Una trilogia, questa, in cui il concetto di amicizia supera ogni barriera temporale o spaziale, supera persino il concetto di famiglia in senso stretto per assumere un valore alto e universale. La scrittura di Carmen Korn è, come al solito, fluida, scorrevolissima ed evocativa. Si prova, leggendo, un senso di rassicurante accettazione degli eventi, un senso di comunità che dà forza. Quasi dispiace chiudere il cerchio e dover lasciare questi amici, ma tutto finisce, anche le cose belle. Inutile dire che consiglio la lettura non solo di questo libro, ma dell'intera trilogia composta da Figlie di una nuova era, è tempo di ricominciare e Aria di novità.

Opera recensita: "Aria di novità" di Carmen Korn
Editore: Fazi, 2020
Genere: narrativa europea, saga familiare, seriale
Ambientazione: Germania, 1970-1999
Pagine: 528
Prezzo: 20,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


lunedì 16 marzo 2020

RECENSIONE: JENNY OFFILL - TEMPO VARIABILE


Sinossi:
Lizzie fa la bibliotecaria. Le persone si confidano con lei, affidandole piccole parti di loro stesse. Generosa e un po’ sperduta, con suo marito Ben condivide
attimi fatti di complicità e spazi vuoti; si occupa con amorevole e caotica energia di suo figlio, di un fratello con un problema di dipendenza, di una
madre dall’ingombrante religiosità. Un giorno la sua amica Sylvia, esperta di cambiamento climatico, le chiede di rispondere alle mail degli ascoltatori
del suo podcast Cascasse il mondo. E Lizzie riceve messaggi allarmati sulla fine dell’umanità, su come sopravvivere a una catastrofe, sul controllo globale,
che amplificano le sue preoccupazioni fino a mettere in dubbio ogni certezza, compreso l’amore per Ben. Eppure Lizzie resiste, opponendosi alla deriva
dei sentimenti, alla paura per il futuro, con un umorismo asciutto e irresistibile solo a tratti venato di sconforto. Dopo Sembrava una felicità e Le cose
che restano, Jenny Offill torna con un romanzo sull’America di oggi, in balìa degli stravolgimenti climatici e dell’arroganza della politica. In frammenti
brevi e illuminanti, Tempo variabile è un distillato di emozioni che ci avvolge come un’onda tiepida, in cui ci tuffiamo con la gioia e la paura che cresca
fino a sommergerci.

Commento:
In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, più che cercare soluzioni ad ogni costo, occorre prepararsi, essere pronti ad accogliere il presente, qualunque cosa porterà con sé. È quello che vuole dirci la scrittrice Jenny Offill in questo suo ultimo libro, Tempo variabile, in cui affronta il tema della sopravvivenza ad un'emergenza.
Che sia una catastrofe a livello globale o un piccolo smottamento quotidiano e personale, l'emergenza porta con sé paura, inquietudine, panico. Cosa fare in questi casi? La soluzione, secondo la Offill, è che non ci sono soluzioni pret-à-porter: bisogna conoscere la realtà in cui si vive, prepararsi agli sviluppi negativi e trasformare la paura in attenzione. Questo fa anche Lizzie, la protagonista del libro, una donna, mamma, bibliotecaria, sorella, figlia… una che per lavoro ascolta tutti i piccoli grandi drammi delle persone con cui viene in contatto. Questa sua propensione viene poi acuita quando un'amica esperta di cambiamento climatico le chiede di rispondere alle mail degli ascoltatori del suo podcast che si occupa appunto di catastrofi e stravolgimenti climatici. Le preoccupazioni della gente non possono non infiltrarsi per osmosi anche in Lizzie che, per giunta, ne ha già di sue (il fratello, il figlio, il marito, il quartiere e l'intolleranza crescente…). Lizzie, però, non cede: tentenna, ma ritrova la strada analizzando e osservando gli altri e se stessa, un po' come dovremmo fare tutti noi.
Un libro scritto in modo volutamente frammentato, un testo sincopato che dà al lettore la completa percezione della fugacità ostinata di certi pensieri distruttivi che, all'avvicinarsi di una situazione negativa, divengono sempre più frequenti ed incombenti. Un libro consigliato a chi ama le sfide… anche nella lettura.

Opera recensita: "Tempo variabile" di Jenny Offill
Editore: NN editore, 2020
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 176
Prezzo: 16,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5
Colonna sonora sperimentata: Eva Cassidy.

giovedì 12 marzo 2020

RECENSIONE: ANNA SICCARDI - LA PAROLA MAGICA


Sinossi:
In una Milano attuale e senza tempo sette personaggi attraversano le dodici storie di questo libro, affacciandosi ognuno alla vita dell’altro di corsa
o in punta di piedi. Il passato li ha traditi in maniera sbadata e casuale, e ora tentano di riparare il giocattolo rotto che è la loro esistenza. I demoni
con cui fanno i conti sono alcol, serie tv, droghe, relazioni sbagliate e illusioni. Dipendenze che sono diventate malattia e cura insieme, bolle in cui
il tempo si ferma, li consola e li inganna. Come capita a Leo, che si risveglia dopo una nottata alcolica e scopre di dovere dei soldi a un malavitoso
giapponese; ad Anna e Chiara, che non possono fare a meno di prendersi cura di un padre assente finito in carcere; e a Irene, che cerca nell’ultima seduta
dalla psicologa la soluzione alla sua incapacità di amare. Ispirato ai Dodici Passi degli Alcolisti Anonimi, La parola magica intreccia storie di uomini
e donne che si inseguono e si perdono come i personaggi di America oggi. Con un tocco ironico e surreale, Anna Siccardi mette le relazioni sotto la lente
dei desideri e delle passioni, e mostra come la felicità si nasconda nel saper accettare e perdonare le cose della vita, lasciandole finalmente andare.

Commento:
Dodici piccoli passi, dodici tasselli, dodici storie che si intrecciano e si completano. Cosa accomuna Leo, Anna, Irene, Chiara, Ornella, Carlo, Matteo, Claudia, Riccardo… e tutti noi? Le debolezze, i desideri, le passioni, il dolore per qualcosa che non è andato come volevamo. Un inciampo, una défayance e la vita cambia, prende una strada diversa, incerta e tortuosa, che non si sa dove ci porterà.
La parola magica è qualcosa che cambia per ciascuno di noi, ma ognuno ha una sua "parola magica", un mantra, un punto di partenza, un appiglio, un qualcosa da cui allontanarsi, qualcosa che ci affonda o ci salva. Che sia una perdita, una dipendenza, una pulsione, un'insoddisfazione, ciascuno di noi può esserne vittima e deve cercare un modo qualunque di uscirne. È di questo che parla La parola magica, dei tentativi fruttuosi e delle false partenze, delle ricadute e delle strade senza uscita, ma anche di strade lunghe e, di incontri e di cartelli nella notte, di chi ce la fa e di chi no.
Con una scrittura intima e sicura, Anna Siccardi ci avvolge nelle spire del dolore e ci guida attraverso le nebbie dello stordimento, ad uscire dalle atmosfere rarefatte della nostra mente. Ma sta sempre a noi, come ai protagonisti di queste storie, seguire la strada, evitare i bivi ingannevoli e fare le scelte giuste.

Opera recensita: "La parola magica" di Anna Siccardi
Editore: NN editore, 2020
Genere: narrativa italiana
Pagine: 192
Prezzo: 16,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5
Colonna sonora sperimentata: Portishead.


sabato 7 marzo 2020

RECENSIONE: DOLORES REDONDO - IL LATO NORD DEL CUORE


Sinossi:
È l’agosto del 2005, e Amaia Salazar è una giovane e brillante detective in forza alla Policía Foral della Navarra, quando raggiunge il quartier generale dell’FBI a Quantico per partecipare a un seminario riservato agli ufficiali della Europol. Sotto la guida dell’agente speciale Aloisius Dupree, Amaia e colleghi studiano il caso di un serial killer con una perversa predilezione per le catastrofi naturali e la tendenza a inscenare rituali di una precisione liturgica. A sorpresa, Amaia si ritrova cooptata nella squadra investigativa diretta a New Orleans alla vigilia del peggior uragano della storia recente, con l’obiettivo di battere l’assassino sul tempo e sventare i suoi piani di morte. Ma una telefonata proveniente dal paesino di Elizondo, nella valle del Baztán, risveglia i fantasmi della sua infanzia, costringendola a fare i conti con i ricordi e con la paura. E ad affrontare ancora una volta Il lato nord del cuore.

Commento:
Con sorpresa e piacere ho ritrovato l'ispettrice Amaia Salazar in quest'ultimo romanzo di Dolores Redondo. Si tratta di un romanzo staccato dalla Trilogia del Baztàn, perché ambientato in anni precedenti a quelli della trilogia e in un luogo diverso, gli Stati Uniti, sebbene i richiami ad Elizondo e alla valle del Baztàn sono tanti e tali da rendere impossibile la lettura di questo libro prima o separatamente dagli altri tre.
È il 2005 e Amaia, all'epoca viceispettrice della Policia Foral, sta seguendo un corso di perfezionamento presso la sede dell'FBI a Quantico, quando viene precettata per seguire un caso complesso in cui è coinvolto un serial killer che sembra colpire ogni volta che c'è un uragano. Da Quantico, la scena si sposta ben presto a New Orleans: la città della musica e del Voodoo si prepara al peggior uragano di tutti i tempi, Katrina, e quale miglior occasione per il killer se non sfruttare il caos dell'uragano per nascondere i suoi delitti? Un thriller corposo, denso di spiritualità, riti, flash-back che ci permette ancora una volta di confrontarci con la psiche umana quand'è guidata da credenze ancestrali e suggestioni, ma anche di conoscere meglio esperienze e momenti della vita dell'agente Salazar che l'hanno portata ad essere la poliziotta e la donna che è ora. Conosciamo meglio, inoltre, un personaggio-ombra della trilogia, Aloisius Dupree, che finora aveva incuriosito per l'alone di mistero che lasciava dietro di sé ad ogni apparizione. Il lato Nord del cuore è un romanzo simile agli altri con Amaia Salazar, eppure diverso: sarà per l'ambientazione, sarà per un'evoluzione della scrittura, sarà per precisa volontà dell'autrice, ma ritroviamo qui molte più somiglianze con i thriller americani alla Deaver. Sarà un bene? Un male? Sarà normale? Lo scopriremo al prossimo romanzo, perché è quasi scontato aspettarsi ancora un incontro con Amaia.

Opera recensita: "Il lato Nord del cuore" di Dolores Redondo
Editore: Dea Planeta libri, 2020
Genere: thriller
Ambientazione: Stati Uniti-Spagna
Pagine: 672
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


mercoledì 4 marzo 2020

RECENSIONE: EMANUELA CANEPA - INSEGNAMI LA TEMPESTA


Sinossi:
C’è una donna ferma sulla soglia di un convento. Deve entrare, ma ha paura. Oltre quella soglia, lo sa, avverrà la resa dei conti. Perché è lí che si trova sua figlia, un’adolescente scappata di casa dopo l’ennesima lite con lei. Ed è lí che vive la persona che molti anni prima l’ha abbandonata senza una parola, per seguire la propria vocazione.
Dopo il successo de L’animale femmina, Emanuela Canepa torna a scandagliare i conflitti sotterranei che si annidano in ogni rapporto. Stavolta, lo fa attraverso tre figure femminili indimenticabili. Una madre, alla quale la figlia rimprovera un’esistenza di rinunce. Una figlia, che la madre ha sempre sentito inaccessibile. E una suora, che ha lasciato tutto, anche la sua piú grande amica, per abbracciare senza riserve il proprio destino. Tre donne profondamente legate tra loro, eppure in costante fuga l’una dall’altra. Perché ogni legame d’amore può diventare un cappio, e ogni distacco trasformarsi in battaglia.

Commento:
Emma è una donna che ha fatto molte rinunce per la figlia, una figlia in principio non desiderata, ma amata profondamente e totalmente da sua madre e da Fausto, un giovane uomo che ha deciso consapevolmente di farle da padre. Matilde, però, crescendo ha ricambiato in modo sempre più disomogeneo questo amore: sempre di più al padre con cui parla, si confida e condivide momenti ed interessi, sempre meno alla madre che tiene, invece, rigorosamente a distanza con ostinata freddezza. La situazione precipita quando, a diciott'anni, Matilde incappa in qualcosa che avrebbe dovuto minare le sue certezze, la sua saccenza, il muro che ha eretto per dividersi dalla madre, ma inspiegabilmente, invece di rivolgersi a colei che le sarebbe stata più d'aiuto non fosse altro che per prossimità, Matilde interpella Irene, una donna che non ha mai conosciuto e che a sua madre ha fatto del male. Emma ha un'unica possibilità per recuperare il rapporto con sua figlia: affrontare il dolore ed andarsela a riprendere.
Questa è la storia di tre donne diversissime, di tre vittime di scelte che sofferte ed importanti, di tre donne che devono, loro malgrado, smettere di fuggire e guardare in faccia la vita, con tutti i rapporti e i legami che la animano. Con una prosa lucida, dura e insieme partecipata, Emanuela Canepa traccia profili netti che si stagliano nella nebbia dell'incomunicabilità e rimangono impressi nella mente per forza emotiva e tenacia nel seguire il percorso che hanno tracciato. Insegnami la tempesta è un libro che chiede di essere letto e metabolizzato, perché le storie, i dolori, le incomprensioni possano uscire dalle pagine e fare il paio con le nostre, aiutandoci così a superare le barriere del non detto. Una lettura che consiglio e che non dimenticherò.

Opera recensita: "Insegnami la tempesta" di Emanuela Canepa
Editore: Einaudi, 2020
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Roma, Cesena, Città di Castello
Pagine: 248
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.