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martedì 13 marzo 2018

RECENSIONE: HANYA YANAGIHARA - UNA VITA COME TANTE


Sinossi:

Una storia epica e magistrale sull’amicizia e sull’amore nel XXI secolo. In una New York sontuosa e senza tempo vivono quattro ragazzi, compagni di college

e di vita, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro. Si sono trasferiti nella grande metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono

alla deriva e senza un soldo in tasca, sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore. JB, scaltro

e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte. Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso. Jude, avvocato brillante e di enigmatica

riservatezza, è il loro centro di gravità. Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura

particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua infanzia è stata segnata da una serie di violenze, e la sua vita oscilla tra la luce

del riscatto e il baratro dell’autodistruzione. Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e

tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa quella di un’amicizia arcana e profonda, in cui il limite del dolore e della

disperazione è anche una soglia da cui può sprigionarsi l’energia accecante della felicità. Caso editoriale del 2015, forse il più importante romanzo letterario

dell’anno, opera di rara potenza e originalità, Una vita come tante è doloroso e spiazzante, scioccante e magnetico. Vasto come un romanzo ottocentesco,

brutale e modernissimo per i suoi temi, emotivo e realistico, ha trascinato lettori e critica per la sua forza narrativa, capace di creare un mondo di

profonda, coinvolgente verità.

 

Commento:

E’ difficile descrivere questo libro restando nei canoni dell’obiettività. Prima di cominciare la lettura avevo letto recensioni sostanzialmente unanimi che, in sintesi, lo definivano bello e straziante. Prima di leggerlo non avrei mai immaginato, però, quanto potesse essere bello e straziante: è un pugno nello stomaco, uno schiaffo in pieno viso, una lama sottile che instilla dolore per oltre mille pagine. L’inizio è ingannatore: è anonimo, per nulla interessante, non attira, perché descrive la quotidianità di quattro ragazzi americani alla soglia dei trent’anni, tutti diversi, quattro amici apparentemente normalissimi, come tutti. Ma proprio come ognuno di noi, questi ragazzi hanno un passato che li ha fatti diventare ciò che sono e che, volente o nolente, determinerà le loro scelte future. E così, mentre conosciamo la storia di JB, figlio di immigrati Haitiani che si industria per diventare un artista, di Malcolm – e della sua ingombrante famiglia ricca – che costruisce modellini di case immaginarie nell’attesa di arredare appartamenti bellissimi, di Willelm che fa il cameriere in attesa di una parte in un film, di Jude che non parla mai di sé ma che fa l’assistente procuratore, non possiamo non affezionarci alle loro vite. E senza accorgercene entriamo in una bolla senz’aria e senza tempo, in una sorta di realtà aumentata in cui le pagine si girano da sole, sempre più velocemente, e le mille emozioni e sensazioni dei protagonisti si incollano alla nostra anima. Soffriamo per la morte del fratello di Willelm, per le difficoltà di Jude, per la tenacia di Malcolm e per la sfrontata disperazione di JB, ma quando pensiamo che il dolore abbia raggiunto il limite la soglia si alza e si soffre ancora, e si vive ancora. E mentre gli anni passano e i rapporti cambiano e si raggiungono i trentacinque, i quaranta, i cinquant’anni, la vita va avanti con nuove sorprese, nuove sofferenze, nuove piccole felicità.

Il personaggio centrale del libro, nonché il fulcro dell’amicizia di questi ragazzi, è Jude con tutte le sue insicurezze, i bisogni, il suo esserci per gli altri, le sue manie, la sua intelligenza, il suo passato enigmatico che scopriamo pian piano. Ma il mio personaggio preferito è Willelm, l’amico fedele, la persona che abnegherebbe se stessa per un amico, colui su cui puoi contare e che non ti farebbe mai del male. Willelm è stato una presenza costante nella vita di Jude, sin da quando erano al college, è stato l’amico che tutti vorrebbero, il compagno cui tutti anelerebbero… una figura irrinunciabile, ma con la quale la vita, purtroppo, non è stata magnanima. Ma qui non c’è solo amicizia, non c’è solo amore, non c’è solo sofferenza: c’è la volontà di farcela, di vivere, di sopravvivere, di fidarsi. Si toccano, in questo libro, tanti temi scottanti come la pedofilia, gli abusi sessuali sui minori, la disabilità, l’autolesionismo… tutti motivi che da soli spingerebbero a leggere.

Cosa si può dire ancora? Nulla… solo, leggete questo libro. Parla di tante cose,

lo fa con serietà e senza banalità o sentimentalismo gratuito, è scritto benissimo, è uno spaccato della società americana dei nostri giorni con tutte le difficoltà e le contraddizioni… è una storia che segna e scava nel nostro animo. E pazienza se a fine lettura ci sentiremo scossi o svuotati o ne usciremo con le ossa rotte, pazienza se ci commuoveremo: avremo conosciuto un dolore altrui, avremo provato un’emozione e magari avremo fatto un passo in più verso il nostro, personalissimo dolore che sarà servito a schiarirci le idee.

 

Opera recensita: “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara

Editore: Sellerio, 2016

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: New York

Pagine: 1104

Prezzo: 22,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9,5.

 

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