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mercoledì 9 novembre 2022

RECENSIONE: PIERA CARLOMAGNO - IL TAGLIO FREDDO DELLA LUNA

Sinossi:

Piera Carlomagno tesse in questo nuovo noir una magistrale trama di ombre in cui stavolta anche l’indomita Viola Guarino, anatomopatologa e un po’ strega, faticherà a non restare invischiata.

Gli ultimi istanti di quiete, l’ultimo lampo di spensieratezza: è l’inizio del pranzo di fine estate che Marina Pietrofesa Cortese, matriarca ottantenne, ha imbandito per la famiglia, in uno degli eleganti lidi della costa ionica lucana. Certo è strano che Wlady, nipote prediletto di Marina, non sia arrivato, ma la sua assenza è solo un’increspatura nell’atmosfera dorata che avvolge quella famiglia di antichi latifondisti. Ben diversa la giornata di Viola Guarino, chiamata ad analizzare una scena del crimine che sembra una quinta teatrale: il professor Vittorio Ambroselli ucciso come Marat nella vasca da bagno della sua casa ricca di opere d’arte. Uno come Ambroselli, riflettono gli inquirenti, tra cui l’affascinante sostituto procuratore Loris Ferrara, poteva avere molti nemici: era il fisico della Fossa Irreversibile in cui, a pochi chilometri da lì, negli anni Cinquanta, erano state nascoste le scorie nucleari americane. E quando viene a galla la relazione di sua figlia diciassettenne, Ginevra, con il giovane Wlady – la cui assenza comincia ad assumere i contorni di una scomparsa – i due casi appaiono inequivocabilmente collegati. La soluzione si trova solo nel presente o in un passato che, come le scorie nucleari, è sepolto nelle profondità della colpa? L’ultima estate dell’innocenza: un evento, un’esperienza, un topos che per i protagonisti di questa storia torna e si ripete come una maledizione.

 

Commento:

Non mi soffermerò oltre sulla trama, già sufficientemente svelata dal risguardo di copertina… Rileggendola a distanza di giorni dalla lettura del romanzo, però, mi viene in mente una considerazione che voglio condividere con voi, a commento di una storia nera che, oltre a farmi ritrovare con grande piacere Viola Guarino, mi ha lasciato dentro una tristezza nuova. La mia considerazione – che dà poi la stura a varie riflessioni - riguarda l'importanza dei titoli: sin dal momento in cui ho appreso – dalla bacheca Facebook dell'autrice – della pubblicazione di questo terzo episodio della serie, ho avvertito qualcosa di disturbante nel titolo. Ho realizzato solo ora, a lettura conclusa ed a storia sedimentata, che si trattava della parola "freddo". Era come se, in un romanzo ambientato in Lucania, per giunta in estate, fra natura lussureggiante, tramonti da favola e città accoglienti e bellissime, questo termine stonasse, stridesse rispetto all'insieme. E invece… invece no. Invece questo termine mi ha accompagnata per tutta la lettura e anche dopo: rimaneva lì, dietro la coscienza, come una percezione altra e costante, mentre registravo i cambi di ambientazione (stavolta siamo sul lato ionico della regione), un distacco, una cupezza e una malinconia maggiore nella protagonista, una maggiore crudezza nella trama e nella "scenografia" dell'omicidio rispetto agli altri finora trattati da Viola… Era sempre lì, quel freddo, mentre notavo il cambio – probabilmente impercettibile a chi non avesse letto i romanzi precedenti con la mia stessa attenzione (e ammirazione) – nel tono della prosa dell'autrice, sempre elegante, ricercata, sofisticata, ma stavolta più altera. È quasi come se Piera Carlomagno abbia voluto prendere emotivamente le distanze da quanto racconta qui per non edulcorare le vicende, per non ammantarle di umanitas o pietas e così cristallizzandole e conferendo loro un'ineluttabilità nuova. Non c'è scampo, non speranza, non facile via d'uscita: non si sfugge dal passato, da ciò che si è, dalle azioni che si compiono. È, probabilmente, questo il messaggio ultimo di questa storia mediterranea, sì, ma nera che più nera non si può… nera come il fondo di una fossa, o meglio, se è vero che le parole hanno un peso, una fossa irreversibile. Il legame tra Viola, le vittime, il passato, la storia qui si evolve, va oltre la comprensione della caratteristica rassegnazione lucana di cui vi parlavo recensendo Una favolosa estate di morte; va persino oltre la malia e il fascino nero che ci conduce alla terra attraverso l'antico, come avveniva in Nero lucano… qui siamo alla resa dei conti, un po' come accade tra Loris e Viola: bisogna decidersi a guardarlo in faccia, quel fondo, altrimenti sarà impossibile riemergere. E forse sarò fatalista, è certamente un caso che questa storia sia uscita in autunno, ma – a differenza delle recensioni precedenti – oggi non vi dirò che questo libro sarà un'ottima compagnia nei caldi pomeriggi estivi e neppure in quelli freddi d'inverno… Questo è un libro che va letto solo se si ha la convinzione e la forza di guardare in faccia la realtà: oltre ad un Sud da cartolina, tutto folclore e sensualità, c'è altro. Ma scavare costa fatica e gli scenari che si potrebbe essere costretti ad ammirare potrebbero non essere del tutto piacevoli. E, ve l'assicuro, voltare la cartolina a faccia in giù e richiudere il cassetto potrebbe non essere così facile.

 

Opera recensita: "Il taglio freddo della luna" di Piera Carlomagno

Editore: Solferino, 2022

Genere: noir, seriale

Ambientazione: Lucania

Pagine: 352

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

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