Sinossi:
Pubblicato nel 1868, è la storia della sconfitta di un uomo
"assolutamente buono", il principe Myskin. Un romanzo intricatissimo
di avvenimenti, pieno
di affetti opposti e di opposti sentimenti morali che
dominano tutta l'opera entro cui si agitano bene e male, odio e amore.
Commento:
Questa è ben lungi dal voler essere una recensione, visto
che stiamo parlando di un classico della letteratura russa di notevole
complessità ed imponenza al quale sono stati dedicati studi molto approfonditi
che ne forniscono interpretazioni contrastanti.
Il mio è il semplice commento di una lettrice. Chiarito
questo punto, dirò che, come molti classici russi e come molte opere di
Dostoewskij, non si tratta di una lettura facile, anzi in più punti viene a
dirittura la tentazione di desistere, ma l’interesse per la figura di Miskin e
la curiosità di conoscere la fine della storia prevale sempre.
Si tratta, in estrema sintesi, della storia del giovane
principe Lev Nicolaevic Miskin, tornato in Russia dopo alcuni anni di cura in
una clinica svizzera. Il principe, infatti, è affetto dal “Mal caduco”, ossia
dall’epilessia. Questi fa da subito la conoscenza di svariati personaggi che ci
accompagneranno per tutto il romanzo, ma i primi con cui viene a contatto
saranno quelli che avranno un ruolo più rilevante nelle vicende che lo
riguarderanno, come se l’autore avesse voluto presentarceli da subito per
rendere chiara la loro importanza. Conosciamo così Robozin, arrogante,
presuntuoso e un po’ rozzo, Lebedev, infido e gran tessitore di piani a
discapito del prossimo e per proprio tornaconto personale, e gli Epancin, famiglia
variegata e già di per sé interessante. E poi c’è la dannatamente bella
Nastasia Filipovna, vera regista di questa fitta trama di avvenimenti.
La scena si svolge tra la città di Pietroburgo e la
cittadina di vacanza Pablosc, in un tempo approssimativo di un anno. Un anno
ricco di eventi per il nostro principe che tutti considerano un idiota, un
sempliciotto, uno stupido, un bambino. In pochi riusciranno a comprendere che,
invece, egli è molto intelligente e riesce a capire le persone molto meglio di
tanti altri. Solo che è troppo, assolutamente, irrimediabilmente buono e lascia
che tutti si approfittino di lui; inoltre egli è certamente ingenuo poiché
spesso, preso dalla volontà di agire per il meglio e di favorire gli altri, non
tiene conto di come i suoi comportamenti possano essere interpretati dagli
altri e che talvolta qualcuno potrebbe rimanerne ferito. Tutta la storia ruota
intorno a questo, con chiarimenti e stravolgimenti fino ad un epilogo
inaspettato e di certo insperato.
Ripeto, si tratta di una lettura non facile, ma di certo
interessante, che permette di riflettere sulla natura umana e sui rapporti interpersonali:
vi sono, infatti, alcune frasi, alcuni
comportamenti, alcune riflessioni su cui vale la pena di soffermarsi a
riflettere. Nonostante la difficoltà, quindi, non posso non consigliare la
lettura di questo classico.
Opera recensita: “L’idiota” di Fedor Dostoewskij
Editore: prima ed. originale 1868
Genere: romanzo, letteratura russa
Ambientazione: Russia, metà dell’Ottocento
Pagine: 610 (ed. Einaudi 2005)
Prezzo: 14,50 €
Consigliato: sì.
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